Il turismo industriale I patrimoni produttivi ancora in vita o dismessi offrono spunti di interesse con musei, archivi e siti di lavorazione Nasce una guida in trecento schede
Turismo gastronomico, naturalistico o sportivo. Culturale, artistico e religioso. E ora anche turismo industriale. I modi e le motivazioni che spingono a intraprendere un viaggio per esplorare un territorio sono molti e tutti diversi, e negli ultimi anni anche il patrimonio industriale è diventato un importante tema d’interesse. Ovunque sono nati percorsi locali e regionali in grado di valorizzare sia l’archeologia industriale sia la cosiddetta cultura d’impresa, che include i musei e gli archivi aziendali e le visite all’interno di impianti industriali ancora attivi.
Per andare alla scoperta di un’immagine inusuale del nostro Paese e iniziare a programmare le gite postlockdown è recentemente uscito Guida al turismo industriale di Jacopo Ibello (Morellini, 2020), un pratico volume che raccoglie città, siti, musei e fondazioni riconducibili alla civiltà industriale italiana. Dalla Val d’Aosta fino alla Sardegna, le quasi 300 schede, suddivise per regioni e aree geografiche, tracciano un nuovo profilo del made in Italy e raccontano la storia socio-economica della penisola a partire dalle sue industrie e manifatture. Un viaggio appassionante che evidenzia lo stretto legame tra le produzioni di ogni tipo e i territori e le culture di appartenenza, dal distretto dell’automobile torinese alle grandi officine marittime, passando per i villaggi operai di fine Ottocento, fino agli esempi industriali «illuminati» novecenteschi – tra i quali spicca il caso Olivetti – e alle produzioni autoctone come il marmo toscano, la liquirizia calabrese o le saline siciliane. In Trentino-Alto Adige il viaggio del turista industriale non può che partire dalla Manifattura Tabacchi a Borgo Sacco, villaggio e poi quartiere di Rovereto, fondata Imperial Regia Manifattura d’Austria-Ungheria nel 1854. Nell’Ottocento fu senza dubbio la principale industria trentina, impiegando centinaia di operaie nella produzione di sigari, ma anche agricoltori che nel territorio coltivavano il tabacco, realizzando così una sorta di produzione «a km zero» e sostenendo il lavoro femminile.
La tappa successiva, risalendo il corso dell’Adige, è il Museo dell’aeronautica Gianni Caproni, il più antico museo italiano interamente dedicato al tema dell’aviazione e il più antico museo d’impresa italiano: il trentino Gianni Caproni, pioniere dell’industria aeronautica, fondò un museo già nel 1927 nello stabilimento milanese di Taliedo e la collezione venne poi spostata fino ad arrivare all’aeroporto di Trento. La visita nelle bellezze industriali del Trentino prosegue con la Centrale Fies, la centrale idroelettrica di Dro nella valle del Sarca, che dagli anni Ottanta accoglie artisti di fama nazionale e internazionale per il festival di teatro e di arti performative. La struttura architettonica di inizio Novecento, dalla riconoscibile linea che assomiglia a un castello, è oggi simbolo a livello mondiale di uno dei più avanzati centri di produzione di performance e arte contemporanea. Da centrale a centrale, il Trentino vive dell’energia prodotta dalle sue acque: sul lago di Santa Massenza sorge l’omonima centrale idroelettrica, la più potente della regione, opera del 1953 di Giovanni Muzio, autore tra gli altri del Palazzo della Triennale di Milano. A Riva del Garda sorge invece la spettacolare centrale affacciata sul lago, opera dell’artefice del
Vittoriale di D’Annunzio Giancarlo Maroni. E ancora, il birrificio Forst a Lagundo, sede del più grande produttore italiano di birra che dal 1863 è gestito dalla famiglia Fuchs, e il Landesmuseum Bergbau, rete di quattro siti minerari musealizzati che accolgono mostre che raccontano la storia del territorio e la vita dei minatori.
Luoghi da «esplorare» con interesse, molto ricchi di storia e di storie e con una energia da riscoprire sotto una nuova luce.