Sci, ora è scontro con il governo
Fugatti: «Impianti chiusi solo se c’è un accordo europeo. Ristori a tutto il turismo? Nessuna garanzia»
È scontro con Roma sull’apertura degli impianti da sci. Il presidente Maurizio Fugatti, ha definito «rigida» la posizione del governo centrale. «Impianti da sci chiusi? Ma solo se c’è un accordo europeo», afferma. «Non ci sono ancora garanzie sui ristori per il turismo», aggiunge. Oggi si deciderà sulla colorazione delle Regioni, l’Rt del Trentino è sotto la media nazionale, ma sono critici i parametri delle ospedalizzazioni.
TRENTO
Sulle sorti della prossima stagione invernale si è sbilanciata anche la cancelliera tedesca Angela Merkel: meglio lasciare i lucchetti agli impianti fino al 10 gennaio. E identica è la posizione espressa dai ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza nell’incontro di ieri con le Regioni. Un’intesa che lascia poche speranze al Trentino. Eppure il governatore Maurizio Fugatti prova a perorare la causa di una terra, il Trentino, «il cui Pil è composto per il 20 per cento dal turismo. Se si decide di non aprire deve esserci uniformità in tutta Europa, sarebbe sbagliato che l’Austria, ad esempio aprisse». In quel caso «abbiamo chiesto garanzia al governo che i ristori siano per l’intero comparto». Ma la garanzia non è stata data. E così, come dice l’assessore al turismo Roberto Failoni, si pensa a un piano b, «fatto di wellness e passeggiate» la cui promozione potrebbe partire «tra il 5 e 6 dicembre».
Sulla neve
Rigida. Così Fugatti ha definito la posizione del governo sulla stagione invernale al termine dell’incontro tra Regioni e i ministri Speranza e Boccia. «L’Unione europea — spiega il presidente — ha chiarito che non può prendere una decisione per tutti gli Stati membri, ma solo svolgere un’azione di moral suasion. La Germania parla di chiusura, ma l’Austria pare voglia aprire. Abbiamo appreso dal governo una impostazione rigida, ossia che non c’è la possibilità di aprire fino all’Epifania. Poi, ha detto Boccia, vedremo». Insomma, l’asse Germania Italia pare piuttosto definito. E cosa possono fare le Province autonome? «Se chiusura deve essere lo deve essere a livello europeo, perché al di là che ci si possa muovere o meno, se ad esempio l’Austria decidesse di partire si creerebbe una concorrenza inaccettabile tra territori. Senza una condivisione totale tenere chiuso è sbagliato». «Già la Svizzera — gli fa eco l’assessore al turismo Roberto Failoni — non fa parte dell’Ue e dunque decide da sola. Se anche l’Austria e la Slovenia dovessero lavorare sarebbe una beffa per noi». Il Trentino non sta comunque fermo ad aspettare: «Non ho perso tutte le speranze di partire. Stiamo comunque lavorando a un piano b, che punta alla valorizzazione del turismo all’aria aperta, del wellness, della natura. Chiaro però che dobbiamo capire se saranno consentiti almeno gli spostamenti tra regioni. Noi partiremo comunque con la promozione fra il 5 e 6 dicembre». E la chiusura della Merkel non sorprende Failoni: «Bisogna capire che, mi passi la battuta, lei ha solo Garmisch. E come se il Trentino avesse solo Canazei. La Germania è una potenza economica per altri aspetti, per noi il comparto vale due miliardi: non ci sono solo gli impianti o gli alberghi, ci sono ristoranti, le scuole di sci, i rifugi, i bar, una costellazione di realtà piccole e grandi che gravita attorno al pianeta sci». E immaginare ristori per 2 miliardi è difficile. Anche se Fugatti è stato chiaro con i ministri: «Dobbiamo avere garanzia dei ristori in caso di chiusura, che non devono valere sono per gli impianti da sci ma per tutto il mondo turistico che gravita intorno. Il turismo e il suo indotto per il Trentino valgono il 20 per cento del Pil. Su questo però — ha ammesso — il governo non si è espresso».
Per ora però il governo è parso irremovibile. «Gli impianti da sci e il sistema vacanze invernali che sono fondamentali per la nostra economia riapriranno quando l’epidemia si sarà raffreddata — avrebbe detto Boccia — speriamo nel giro di un mese, un mese e mezzo. I ristori saranno garantiti per tutte le attività che non potranno aprire».
Qui Bolzano
E il problema è sentito anche in Alto Adige, dove dalle associazioni economiche del comparto ai politici tutti stanno facendo pressione sul governo per sciare a Natale: «Non si sa ancora se il governo prenderà una decisione subito oppure se intende prendere ancora un po’ di tempo per valutare la situazione» spiega il senatore Svp Meinhard Durnwalder, piuttosto preoccupato. Lui, assieme agli altri parlamentari della Volkspartei, sta conducendo a Roma una moral suasion nei confronti del governo. «Stiamo spiegando che l’apertura controllata delle piste non comporta rischi ed è indispensabile per la nostra economia» conclude.
Tra zone gialle e rosse
Oggi Roma deciderà anche sulla nuova colorazione delle Regioni, basandosi sui consueti 21 parametri. «Non sappiamo nulla — ha detto il presidente — sulla prossima colorazione, se saremo ancora gialli o meno. Dai dati del monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità è emerso che il nostro Rt è sceso a 0,9, sotto la media nazionale. E questo è positivo. Restano critici i parametri delle ospedalizzazioni, che crescono leggermente, e quello delle terapie intensive che aumentano seppure in linea con la scorsa setti
mana e sono entrambi sopra la soglia di allerta fissata dal governo».
I ristori
Intanto ieri Senato e Camera hanno dato il via libera allo scostamento di bilancio da 8 miliardi che servirà per finanziere il decreto Ristori quater, destinato per lo più a compensare le proroghe fiscali e all’estensione dei codici ateco dei beneficiari. E in gennaio si attende anche la quinta edizione, per cifre, si vocifera nei corridoi romani, che si potrebbero aggirare sui 15-20 miliardi. «Lo abbiamo votato — spiega Andrea De Bertoldi, senatore di Fratelli d’Italia — per senso di responsabilità. Ma ora il governo aiuti attraverso un temporaneo regime fiscale agevolato post Covid, tutte le imprese e le partite Iva che stanno tenendo duro». In Trentino sono stati ufficializzati dall’Agenzia delle Entrate anche i soldi arrivati sui decreti rilancio e Ristori 1 e 2: per il decreto Rilancio si tratta di 36.325 richieste di contributo a fondo perduto per un importo erogato di 87,88 milioni. Sui due decreti Ristori invece le richieste sono state 5.348 per il primo (26,93 milioni erogati) e 457 per il secondo pari a 1,1 milione di contributi a fondo perduto erogati.