Burocrazia, il j’accuse contro la Provincia «Complica le pratiche»
«Abbiamo bisogno di certezze e semplicità» afferma Fausto Manzana, presidente di Confindustria Trento, che durante l’Assemblea Privata 2020 a Palazzo Stella chiama all’appello i «trentini pensanti» che si chiedano «dove vogliono andare e come». E ha aggiunto una proposta: «Il nostro Trentino è una terra straordinaria ma anche molto ordinaria. Dobbiamo alzare il livello dell’offerta: eleggere un modello distintivo che giri per il mondo anche con i prodotti delle aziende. Aziende che rispettano i contratti, le persone, il genere e questo diventi una qualità riconosciuta del Trentino nel mondo».
Per Manzana caratteristica dei bravi imprenditori è «essere strabici, in senso metaforico: con un occhio rivolto al presente e uno al futuro».
Il presente delle imprese trentine è fatto delle difficoltà della pandemia che si aggiungono a quelle pregresse: tasse troppo alte, giustizia civile troppo lenta, politica troppo ondivaga.
Ma il principale nemico individuato dall’intervento del presidente è la burocrazia. «Oggi servono 29 certificati per entrare in un nuovo ufficio, di cui 7-8 rinnovati a scadenze regolari — osserva Manzana — E mi spiace dire che la Provincia, anziché sfruttare la sua autonomia per migliorare le cose, ha aggiunto ulteriori livelli di burocrazia. La lentezza delle carte bollate colpisce sia nella quotidianità sia nelle grandi opere, a svantaggio di tutti. Negli anni Sessanta l’A22 è stata fatta in pochi anni e da allora è l’arteria principale del territorio, oggi ci vuole più di un decennio per far solo partire un’opera da cento milioni. Purtroppo anche in Trentino rileviamo un diffuso sentimento antindustriale: gli imprenditori sono visti come dei disturbatori. Invece non vogliamo niente, se non essere lasciati in pace. Potremmo correre e far correre il territorio con noi, invece siamo zavorrati».
Sul futuro invece commenta: «Saranno tempi difficili. Bankitalia stima 10mila posti di lavoro persi in provincia e temo sia ottimista. Torneremo indietro di 30 anni. Bisogna lavorare insieme: istituzioni e associazioni datoriali e sindacali. Bisogna darsi dei traguardi precisi, penso alla manovra in discussione, e una regia univoca. Il Recovery fund, o meglio il Next generation Ue, va usato per progetti nuovi di largo respiro. Non tirando fuori, come fatto finora decine di vecchi progetti dai cassetti. Meglio pochi grandi interventi che mille rivoli di aiuti».
Secondo la guida degli imprenditori trentini però ci sono anche opportunità da cogliere: «Non si tornerà indietro del tutto, il new normal del futuro conserverà aspetti del momento attuale. Per quanto io creda nella socialità, lo smart working è qui per restare. Insieme ad esso rimarrà una nuova concezione del lavoro. Non si penserà più in termini di ore passate in ufficio, ma di risultati da raggiungere, con un rapporto più fiduciario tra datore di lavoro e dipendente».
Al termine dell’assemblea Manzana ha concluso: «Questa epidemia è per tutti una lunga e difficile camminata nel deserto. Ma insieme possiamo resistere fino a giungere prima o poi ad oasi di tranquillità. Con la speranza di imparare qualcosa lungo il percorso».
Manzana
Siamo schiacciati dalla burocrazia. La Provincia potrebbe migliorare le cose, invece aggiunge carte