LA CITTÀ CHIEDE VISIONE
La prima grana per il sindaco Franco Ianeselli — piombata sulla giunta comunale come un fulmine a ciel sereno — è stata archiviata lasciando, inevitabilmente, uno strascico di polemiche. Il caso Ghezzi-Zanella (e cosa ne sarà adesso di Futura) più che in Provincia ha avuto riverberi pesanti nei corridoi di Palazzo Thun, con il sindaco che dopo solo due mesi di amministrazione ha dovuto ridisegnare l’assetto amministrativo (fuori il dimissionario Zanella, al suo posto il tecnico Ezio Facchin). Al netto delle scelte compiute, il cui esito lo si potrà osservare nel tempo, va dato atto a Ianeselli di avere gestito la pratica in tempi rapidi, anche troppo per alcuni. Di aver cercato di tranquillizzare la città attorno a un percorso politico innovativo che è stato, per cause esterne, risucchiato all’interno di logiche appartenenti alla vecchia politica.
Ha ragione, quindi, l’ex sindaco Alberto Pacher che su queste colonne giovedì scorso ha prima giustificato il decisionismo di Ianeselli («C’era bisogno di dare una risposta immediata altrimenti si sarebbe potuta aprire una crisi pericolosa...») mandando poi un messaggio chiaro alla coalizione: «Questo è stato un passaggio sgradevole perché viene sconfessato un metodo: la crescita di una nuova coalizione, la credibilità di una squadra che va oltre la tradizione di una sinistra che si fa male da sola...». Questo fuoriprogramma, per quanto concerne il Comune, rimarrà insomma una ferita aperta per molto tempo.
La componente di Futura, a prescindere da quale sarà da ora in poi il suo orizzonte, ha rappresentato (e rappresenta) un tassello importante per la giunta Ianeselli. Per il peso all’interno dell’alleanza, assimilabile a quello del Patt, ma soprattutto per la copertura che garantisce a Ianeselli a sinistra, evitando così scivolamenti troppo marcati verso il centro, che magari potrebbero solleticare gli appetiti di qualche nostalgico. Un punto di equilibrio insomma necessario e non facilmente sostituibile. Dentro un simile scenario Futura sarà chiamata adesso a dimostrare di essere, nei fatti, il valore aggiunto del centrosinistra autonomista del capoluogo. Non è il momento delle ripicche, anche se l’amarezza è comprensibile. Recriminare per la perdita di un assessorato sarebbe riduttivo e di corto respiro. Gruppo comunale e sindaco dovranno superare questa fase trovando una sintesi, magari attraverso delle deleghe specifiche, in modo da valorizzare al meglio la presenza di Futura. Potrebbe essere un modo per ridare fiato al progetto vittorioso due mesi fa. Il tempo dell’ambientamento si è esaurito. Il Covid ha minato le convinzioni della città, sia economiche sia sociali, Ianeselli di questo ne è consapevole. La Camera di Commercio, nel suo Rapporto annuale dedicato al commercio, ci ha informato della riduzione sia del numero degli esercizi al dettaglio sia di quelli all’ingrosso. Un dato riferito al 2019 (previrus) e che se aggiornato al 2020 apre scenari preoccupanti. Le associazioni quali Caritas e Trentino solidale raccontano di un crescendo di pacchi viveri distribuiti a cittadini improvvisamente finiti in difficoltà.
Negli spazi di manovra concessi a un Comune si dovrà allora arginare il presente, guardano però già al post-pandemia, alla Trento che dovrà uscire da un incubo popolato da contagi, decessi, paure. Compito arduo che cambierà gran parte dei paradigmi del passato, mettendo magari in discussione certezze già acquisite. Proprio per questo le polemiche vanno subito depotenziate. Andare alla ricerca di vincitori e vinti sarebbe solo un gioco al massacro. La città oggi chiede altro.