Casa angusta, evade sei volte: ora è a processo
Domiciliari «stretti», a processo il piromane mocheno
Una casa troppo piccola, modesta e una fatica troppo grande: queste le motivazioni di un uomo ai domiciliari per una serie di incendi in val dei Mocheni. L’uomo ha evaso i domiciliari sei volte.
TRENTO Aveva dei precedenti, più di uno. Alle cronache era noto per essere stato individuato come il responsabile di almeno tre incendi a altrettanti edifici avvenuti in Val dei Mocheni nei primi giorni di gennaio del 2019. Ai domiciliari però ci si trovava per una resistenza a pubblico ufficiale: una condizione difficile, per una persona forse fragile. Una misura forse nemmeno del tutto compresa, o almeno è quanto il suo avvocato, Claudio Tasin cercherà di dimostrare nel corso del processo dove gli vengono contestate ben sei evasioni.
L’uomo infatti avrebbe inanellato più di un reato nel corficato so della sua vita tra cui gli incendi ai casolari della Val dei Mocheni di un paio di anni fa sono quelli più noti. Ma la condizione ai domiciliari, costretto, secondo la sua ricostruzione in una abitazione piccina e modesta, sarebbe stata davvero insostenibile. Di qui le evasioni, ripetute. Sei addirittura. Ma non stava certo architettando una fuga all’estero: una volta si era giustispiegando che doveva incontrare gli amici, un’altra che aveva bisogno di recarsi presso gli uffici comunali. Un’altra ancora a muoverlo il desiderio di far visita al nonno al cimitero. Per queste ragioni il suo avvocato ha deciso di chiamare in causa un perito che possa, nelle udienze fissate davanti ai giudici la prossima settimana, illustrare la complessa e delicata situazione dell’uomo e dunque dichiarane l’incapacità di intendere e volere. Non avrebbe, in altre parole, avuto consapevolezza che quanto stava facendo costituisse reato.
I precedenti
Si è giustificato spiegando che doveva incontrare gli amici, andare in Comune o al cimitero dal nonno