Cronache trentine
Dal prete vice di Carter all’esilio di Mussolini jr, curiosità e «vip» storici nel libro di Panizza
«Non sono uno storico, sono semplicemente un giornalista-scrittore che negli ultimi dieci anni si sta occupando anche di Storia o, meglio, di raccontare “piccole storie” con il metodo del divulgatore per creare un ponte fra passato e presente» risponde Maurizio Panizza a chi gli chiede del suo ultimo libro Trentino da raccontare (Edizioni Curcu Genovese), più di trenta inchieste, storie sconosciute o poco note accadute in Trentino negli ultimi 150 anni.
Preferisce infatti definirsi un «cronista della Storia» Panizza, autore anche di alcuni docufilm, di trasmissioni radiofoniche e rubriche televisive. Ecco dunque che la pubblicazione di questo libro ha seguito un iter per così dire naturale: la messa su carta di testimonianze dirette, di lunghi anni di ricerche, anche complicate, negli archivi pubblici e in quelli privati, nei carteggi.
«L’obiettivo è quello di far conoscere un Trentino di altri tempi attraverso le vicende umane dei miei personaggi. Fare in modo che i lettori s’immedesimino in loro e vengano trasportati nelle epoche in cui questi hanno vissuto» dichiara l’autore. Da qui la scelta di delimitare il periodo dalla seconda metà dell’Ottocento all’oggi, per poter recuperare giornali e foto che aiutino nella ricostruzione delle storie. Racconti dove fondamentali sono le immagini, molte per ogni storia e molte anche inedite: «servono per creare suggestioni, ma sono anche utili per comprendere, per conoscere tempi lontani altrimenti difficili da immaginare», come quelle che immortalano il corteo funebre di Francesco II, l’ultimo re delle Due Sicilie passato alla storia come «Franceschiello», morto ad Arco in esilio nel 1894 e traslato in pompa magna a Trento nel 1917.
In qualche caso sono avvenimenti di cui si è già scritto, ma qui vengono presentati con nuovi particolari, come nel racconto del rapimento e poi dell’internamento del figlio undicenne di Benito Mussolini, Albino, nell’Istituto Educativo Sant’Ilario di Rovereto, quello che la gente comune di allora chiamava «il ricovero dei derelitti».
C’è l’amore tra una baronessina austriaca e un ferroviere, nato a fine Ottocento grazie alla costruzione della ferrovia Mori-Arco-Riva del Garda, ma finito in tragedia. E ce ne sono altri del tutto inediti. Ad esempio il ricordo del pilota americano Richard Headrick, colui che bombardò Trento e distrusse il quartiere della Portèla il 2 settembre 1943 causando 200 morti: forse non tutti sanno che «era stato un bambino prodigio, una star del cinema muto, un campione di nuoto e un precoce predicatore evangelico(…). Finita la guerra fu inventore, ingegnere filantropo, storico e scrittore… ma delle vittime innocenti della Portèla lui non seppe mai nulla».
Trentino da raccontare dimostra al lettore come la Storia possa divenire appassionante se non si limita a un noioso elenco di date, cifre e nomi. E lo può essere anche tramite personaggi minori. Ad esempio la triste vicenda di Chiarina Beltrami di Mori che nel 1929 venne uccisa «due volte» come scopre Panizza rovistando negli archivi del tribunale, oppure il naufragio al largo del Brasile del piroscafo Principessa Mafalda, sul quale nel 1927 v’era imbarcato anche un giovane trentino. Ma nel libro non compaiono solo racconti tragici. C’è la storia di Gino Carlo Baroni, un prete di origini trentine, Viceministro Usa nel governo Carter dal 1977 al 1981, che già allora era considerato un «costruttore di ponti» perché combatteva contro i muri di odio eretti tra le etnie; c’è la filosofia di viaggio a 60 km/h di Agostino Pross, agricoltore di Volano, in viaggio con la sua Ape per un tre-ruote slow.
Sono storie che fanno anche da antidoto alla cancellazione dei ricordi, come ad esempio quella che narra del «sasso dei bimbi», un masso che sporgeva dall’acqua del lago di Garda nei pressi di Torbole, dove le levatrici – stando alla leggenda – andavano a raccogliere i neonati. Oggi la costruzione della strada ne ha cancellato la memoria.Oltre alle storie del passato, Panizza non ha voluto dimenticare le storie attuali, quelle particolari, fatte di coraggio e impegno civile, come quella di Pulchérie Hyacinthe Sene, senegalese, giunta in Trentino nel 1989 che, dopo molte vicissitudine e tanta fatica, diventa un’importante imprenditrice nel settore delle pulizie.