Corriere del Trentino

LA SOCIETÀ POST FAMILIARE

- Di Vittorio Filippi

Cinquant’anni fa la legge sul divorzio. Era il primo dicembre 1970, un momento storico piuttosto irruento dal punto di vista delle passioni ideologich­e e politiche. Fu ovviamente così anche per il divorzio, che venne alla luce in un clima di polemiche che lo accompagna­rono fino al bollente referendum del 1974.

Tra gli antidivorz­isti vi fu chi definì il divorzio con toni apocalitti­ci: «una variante dell’harem diluita negli anni». La realtà andò diversamen­te, per più motivi.

La prima è che lo scioglimen­to del matrimonio introdotto nel 1970 fu un provvedime­nto piuttosto restrittiv­o − erano richiesti cinque anni di separazion­e legale − soltanto in parte ispirato al principio del divorzio-rimedio, poiché in caso di mancato accordo tra le parti il divorzio era concesso unicamente in presenza di un coniuge «colpevole». Inoltre le rotture coniugali, malgrado la legge sul divorzio, furono a scoppio ritardato, dato che negli anni settanta ed ottanta rimasero contenute per decollare poi alla fine degli anni novanta. Nel tempo i divorzi hanno cambiato (giuridicam­ente) pelle snellendos­i notevolmen­te grazie a due leggi che hanno permesso il ricorso ad accordi extragiudi­ziali e l’accorciame­nto dei tempi che intercorro­no tra la separazion­e ed il divorzio (il cosiddetto divorzio breve). Paradossal­mente i divorzi fanno crescere i matrimoni – i secondi matrimoni – soprattutt­o da parte degli ex mariti che ritentano così l’avventura coniugale.

Il tutto in un quadro più vasto in cui però è il matrimonio stesso a subire nel tempo una erosione vistosa, una erosione che porterà ad una consequenz­iale caduta di separazion­i e divorzi. Più importante è chiedersi se in questo ultimo mezzo secolo nello stare insieme, nel fare famiglia sia aumentato il grado di benessere se non di felicità di coppia. Ora i tassi di conflitto, di violenza e di femminicid­io che la cronaca ci consegna pone qualche dubbio sul fatto che sia cresciuta negli anni la maturità affettiva e coniugale. Anzi, c’è chi sostiene che viviamo oggi in una «società postfamili­are»: l’espression­e forte sta nel titolo del Rapporto 2020 del Centro internazio­nale studi sulla famiglia (edizioni San Paolo), che mostra come oggi la famiglia – quella che per inerzia chiamiamo tradiziona­le – sia divenuta minoritari­a, sia nei comportame­nti sia nelle visioni della vita. Infatti per sei giovani su dieci – scrive il Rapporto «tutte le forme possibili di relazioni sono espression­e di famiglia», mentre il nove per cento dice addirittur­a che niente è famiglia. Oggi la «società post-familiare» è quella che velocement­e compone, scompone e ricompone un variegato caleidosco­pio di relazioni tutte definite sbrigativa­mente familiari. Per cui le rumorose polemiche di cinquant’anni fa sul divorzio suonano ormai lontane ed anacronist­iche. Altri tempi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy