Giovanni Boldini e il piacere Mart, pillole di bellezza
Online dal Mart pillole e curiosità della mostra «Giovanni Boldini e il Piacere» su idea di Sgarbi Da D’Annunzio alla marchesa Casati
Èfasciata in un vestito bianco che lascia scoperte spalle e schiena, adagiata su una pelliccia di cincillà, una vistosa acconciatura coi capelli rossi ornati da piume, mani e piedi come radici. O forse artigli a graffiare la vita? Splende in un vortice di colori e luce quella donna dai profondi occhi verdi, eccentrica femme fatale e icona dell’indipendenza femminile. Ritratta da Giovanni Boldini con pennellate nervose, La marchesa Luisa Casati con piume di pavone (1911-13), ossia la ricca Luigia Amman, è stata musa ispiratrice di grandi artisti - da Marinetti a Depero, Balla e Man Ray - della sua epoca, mecenate e collezionista, opera d’arte vivente capace durante le clamorose feste che organizzava di apparire con addosso serpenti. Giovanissima, sposò il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino e solo tre anni dopo ecco l’incontro con Gabriele D’Annunzio, col quale ebbe una lunga relazione. Anche Boldini ebbe un importante legame con la «Divina Marchesa», conosciuta a Venezia nel 1908 durante una colazione all’Hotel Danieli con il Vate.
La bellezza fatale di Luisa incarnava in pieno l’ideale di Boldini, «pittore della donna moderna» dal fascino vaporoso, libero e ultra-chic, così come lo era per D’Annunzio, l’equivalente letterario del maestro ferrarese. Citando il capolavoro dannunziano, s’intitola, «Giovanni Boldini. Il Piacere» la grande mostra che avrebbe dovuto aprire il 14 novembre al Mart di Rovereto, allestita, sonorizzata site-specific, pronta, ma chiusa al pubblico a causa dell’emergenza sanitaria. Da un’idea di Vittorio Sgarbi, curata da Beatrice Avanzi e Tiziano Panconi, la rassegna (in collaborazione con Comune di Ferrara e Fondazione Ferrara Arte) si compone di 170 opere giunte da raccolte pubbliche e private, molte delle quali dal Museo Boldini di Ferrara, chiuso al pubblico dopo il terremoto del 2012.
In attesa di poter schiudere i battenti, il Mart svela l’esposizione con immagini, videointerviste, playlist, pillole, storie e curiosità. È già presente sulla pagina Facebook del museo una preview virtuale. Condotti dalle note del pianista e compositore Cesare Picco e del violinista Luca Giardini, si entra nelle sale dove scorre la parabola artistica di Boldini (1842-1931) in un percorso dalla luce della Macchia alle «sciabolate» che imprimono il movimento e l’essenza dell’ambiente sfolgorante della Belle Époque.
Da Ferrara a Parigi, passando per Firenze e Londra, Giovanni frequenta i Macchiaioli - instaura rapporti con Telemaco Signorini, Vito D’Ancona, Cristiano Banti, Giovanni Fattori, sotto l’ala protettrice del letterato Diego Martelli, che vediamo in una tela del 1865 - e il Caffè Michelangelo di Firenze, conosce Courbet, Manet, Degas e, stabilitosi nella Ville Lumière, si afferma come il pittore della mondanità. Tutta la joie de vivre traspare nei dipinti degli Innamorati al caffè (1887), La passeggiata al Bois de Boulogne (1909) o Il bar delle Folies Bergère (1885) dalle atmosfere chiassose. Sono i ritratti a grandezza naturale a rubare la scena della mostra, quelle signore eleganti che sfilano davanti a noi, come la contessa di Rasty, la signorina Concha de Ossa, madame Veil-Picard e principessa Eulalia di Spagna o quella romantica La signora in rosa (1916). La donna per Boldini è un Fuoco d’artificio (1890), simbolo della distrazione e trasparenze a cavallo tra i due secoli. Così come il Ritratto del piccolo Subercaseaux (1891) dal volto nobilmente annoiato.
Sull’excursus – che ospita contrappunti firmati Corcos, Lino Selvatico Alfred Stevens aleggia la figura di D’Annunzio, unito a Boldini da temi e relazioni: irrequieti pionieri nelle rispettive arti e figli dello stesso tempo, contribuirono a creare una nuova visione del mondo nutrendo il culto della grande bellezza. La sezione finale accoglie il manoscritto del Piacere (1889) e le varie apparizioni della Casati nella espressionistica interpretazione di Amos Nattini, nel trionfo liberty di Renato Bertelli che ne fa una medusa, nella trasfigurazione anticonvenzionale dello stesso Boldini.