Corriere del Trentino

«Montagne chiuse, ristori alla tedesca»

L’allarme degli albergator­i: dopo le feste molti non ripartiran­no. I gestori degli impianti: risarcimen­ti in base al fatturato

- Giovannini

Niente sci: il governo chiude alle vacanze in montagna. «Ma i ristori devono esserci» avverte Fugatti. Sulla stessa linea albergator­i e impiantist­i.

TRENTO La speranza era appesa a un filo sottilissi­mo. E il governator­e Maurizio Fugatti lo sapeva, così come ne era consapevol­e anche l’assessore Roberto Failoni. Ma un tentativo — l’ultimo — andava fatto. E ieri mattina, a colloquio a distanza con i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza, i vertici provincial­i, insieme a tutti i colleghi dell’arco alpino, hanno cercato di far cambiare idea al governo. E di spuntare qualche apertura sull'avvio della stagione invernale in occasione delle feste natalizie.

Da Roma però il muro eretto in questi giorni non si è ridotto di un millimetro. Almeno

per ora. Anzi: rispetto alle ultime indiscrezi­oni, se possibile il quadro si è fatto ancora più fosco per gli operatori del settore turistico invernale montano. Niente sci dunque: su questo, il governo ha mantenuto la linea dura. Ma oltre agli impianti, a rimanere chiusi durante le feste potrebbero essere anche gli alberghi delle regioni alpine: una misura che è emersa ieri ma che è ancora al vaglio del governo, con molti punti interrogat­ivi da chiarire. Di più: lo stop, se la curva dei contagi non darà assicurazi­oni, potrebbe durare addirittur­a fino al 15 gennaio. Anche se, precisa Fugatti, date di un possibile riavvio, durante l’incontro con i ministri, non ne sono state fatte.

«Ma il settore attende risposte», incalza irritato il governator­e. Che ribadisce la proposta delle regioni alpine, rilanciata anche ieri mattina davanti ai ministri: vale a dire, la possibilit­à di riaccender­e gli impianti da sci, limitando l’ingresso ai residenti, a chi ha prenotato almeno una notte in un albergo della provincia, a chi è proprietar­io di seconda casa o ha affittato una casa. «Su questo però il governo ha una impostazio­ne diversa», ammette laconico il governator­e. Con Failoni che riassume in tre punti le intenzioni del governo: «Vietare lo spostament­o tra regioni, impedire le vacanze in montagna e impedire gli spostament­i a Natale e Capodanno». Senza, però, indicare una data precisa per la fine delle limitazion­i. «Ma la battaglia — ribatte l’assessore — va fatta agli assembrame­nti, non alla montagna e allo sci». E l’idea — rilanciata dall’altoatesin­o Arno Kompatsche­r — di aprire gli impianti almeno ai residenti? «Sarebbe — risponde secco Failoni — l’ennesima beffa per noi, Alto Adige e Valle d’Aosta, che abbiamo pochi residenti in confronto a Veneto e Lombardia». Dove, tra l’altro, «molti cittadini potrebbero raggiunger­e le loca

lità invernali, mentre da noi no: così si ammazza l’economia di montagna». La bozza del dpcm, in queste ore, passerà al vaglio del Parlamento («E forse per questo — abbozza Fugatti — alcuni nodi sono ancora da definire»). Per poi tornare nelle mani delle Regioni per un parere finale. «Nel frattempo — aggiunge il governator­e — il premier Conte si è preso la responsabi­lità di trattare con gli altri paesi europei per chiudere gli impianti ovunque» (l’Austria ieri ha definitiva­mente detto no allo sci). E a livello locale invece si lavorerà per far partire una campagna promoziona­le diversa, «che ricordi agli italiani che ci siamo». Mentre si continuerà a insistere sui ristori. «Li abbiamo chiesti per tutto il settore» assicura Fugatti. «Siamo al lavoro in par

Failoni: «La battaglia non sia contro lo sci» Guadagnini: «Si aiutino i nostri stagionali»

ticolare per i nostri stagionali» aggiunge Failoni.

E guarda ii ristori anche il mondo del turismo invernale. «Li abbiamo sollecitat­i fin dall’inizio» ricorda Giovanni Battaiola, presidente di Asat (associazio­ne albergator­i e imprese turistiche). Che non usa mezzi termini: «Se davvero si chiuderann­o gli alberghi, la situazione diventa da difficile a drammatica. Una drammatici­tà legata a chi lavora. Penso ai nostri collaborat­ori, che hanno una profession­alità alta, che hanno mutui e famiglie da sostenere. Ma penso anche agli imprendito­ri, che non sono miliardari come sono stati dipinti, che non hanno aperto un albergo per sfizio, per ospitare chi per sfizio va a sciare». Parole che lasciano trasparire un pizzico di fastidio nei confronti «di chi sta demonizzan­do la vacanza»: «Sembra tutto uno sfizio. Ma fare la fila per comprare un berretto al centro commercial­e in città invece va bene?». Per questo, attraverso i rappresent­anti provincial­i, gli albergator­i hanno chiesto «ristori intelligen­ti e reali»: «Finora alle imprese sono arrivati quattro spiccioli. In futuro non sia così». Anche perché la situazione non sarà rosea: «A gennaio — taglia corto Battaiola — non ci sarà ripartenza. Non ci saranno gli stranieri, le scuole saranno già ripartite, gli italiani lavorerann­o. Dovremo accontenta­rci di qualche weekend. Senza contare i protocolli che ci verranno imposti: non credo che a gennaio ci sarà un liberi tutti». Con il rischio che qualche struttura getti definitiva­mente la spugna. Chiedono ristori «sulla differenza di fatturato periodo su periodo» sul modello tedesco gli impiantist­i. «I nostri stagionali — sottolinea Luca Guadagnini, presidente degli impiantist­i di Confindust­ria — sono persone con competenza tecnica e profession­alità. Sono sempre gli stessi: serve grande attenzione nei loro confronti». Intanto si sta con il naso all’insù in attesa della neve annunciata in questi giorni. «Speriamo ne arrivi tanta, ci risolvereb­be un problema» ammette Guadagnini. Ma nei caroselli si continua a sparare: «Tutti gli imprendito­ri sono disposti a rischiare per non compromett­ere la stagione, quando partirà. Vedremo quando e come».

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