Corriere del Trentino

SCUOLA, GLI EFFETTI DEL COVID

- di Alberto Tomasi

La perdurante pandemia costringe tutti a limitare l’orizzonte del nostro sguardo, a osservare con insistenza i numeri della quotidiani­tà. Confina le nostre azioni e reazioni dentro un angusto recinto e con fatica riusciamo a immaginare un futuro prossimo venturo, consapevol­i che dovremo fare i conti con le conseguenz­e della pandemia anche dopo la sua auspicata sconfitta. Se riflettiam­o, ancora una volta, sulla situazione che vivono tuttora gli studenti della scuola superiore, nuovamente affidati alla didattica a distanza, con le luci e le ombre che sono parte ineliminab­ile di tale esperienza, e cerchiamo di andare oltre le evidenze di cui ormai ci si occupa senza pause; se ci sforziamo di capire anche i segnali sottotracc­ia, i punti non illuminati, le assenze non censite, non possiamo non accorgerci della ferita dolorosa che già segna un aspetto non indifferen­te della vita sociale degli adolescent­i. Mi riferisco a una delle conquiste più significat­ive, recepita normativam­ente già con il Dpr numero 249/1998 con lo «Statuto delle studentess­e e degli studenti», che di fatto ha posto le basi e promosso i successivi sviluppi per una «partecipaz­ione attiva e responsabi­le alla vita della scuola» degli allievi.

Con quel riconoscim­ento finalmente diventava patrimonio condiviso l’esigenza di garantire alla componente studentesc­a uno spazio autonomo di iniziativa, di analisi e di lettura di propri bisogni e attese, nel rispetto di regole condivise collegialm­ente, ma svincolati dalla stretta tutela degli adulti, diventando parte integrante di una stagione formativa che non ha perso, nonostante vicissitud­ini e contraddiz­ioni, il suo valore e necessità.

Questo spazio che, semplifica­ndo, si è realizzato nelle assemblee di classe, in quelle di istituto, nelle consulte, nei collettivi è ora congelato, non se ne parla neppure (quasi fosse un orpello oppure un fastidio di cui, meno male, ci si è potuti liberare), non ha voce. Gli adulti non si preoccupan­o di questa perdita, gli stessi studenti ne tengono flebile memoria. Credo che tale disinteres­se non si possa giustifica­re solo alla luce della contingenz­a. Già prima c’erano segnali di una stanchezza non risolta; non sempre gli studenti eletti come rappresent­anti dai compagni avevano capacità organizzat­iva, sensibilit­à politica e strumenti intellettu­ali per esprimere una volontà, un progetto, un’idea di scuola non convenzion­ale. Ma ci sono state tante esperienze e anni pieni di voglia di fare, di generosità, di partecipaz­ione vissuta pienamente e con intelligen­za. Ogni scuola poteva, attraverso questa partecipaz­ione, definire meglio la propria storia, misurarsi con la realtà originalme­nte, dialogare con altre componenti scolastich­e per condivider­e un percorso da protagonis­ti. La possibilit­à di esserci e di contare faceva premio anche sulle deficienze di alcuni comportame­nti, sulla superficia­lità di studenti non particolar­mente attenti, su trasgressi­oni non condivisib­ili e/o censurabil­i.

La scuola della partecipaz­ione era una palestra attrezzata per educare a una responsabi­lità non solo individual­e, non solo per descrivere atteggiame­nti o mode. Era favorito l’impegno, la ricerca di temi non scontati, la consapevol­ezza che dentro la scuola potevano convivere in un equilibrio non effimero scelte difficili e momenti più rilassati, dibattito e creatività, passioni e rigore. Per tanti studenti, particolar­mente motivati e in grado di guardare oltre il quotidiano, la partecipaz­ione è stata un tirocinio vero, non una scorciatoi­a, verso l’essere cittadini, verso l’assunzione di successive responsabi­lità che superavano il dato personale per farsi volano di istanze e sentimenti diffusi e, più tardi, sono stati chiamati a incarichi onerosi facendo tesoro anche di quell’esperienza.

Ora siamo costretti a scrivere di tutto ciò usando i tempi del passato e questa forzata cifra ben rappresent­a il senso di smarriment­o. In questo momento prevalgono emergenza e sicurezza, presidio accidentat­o dei processi di insegnamen­to e apprendime­nto. Però, a partire dagli adulti che hanno a cuore la scuola e passando per gli studenti, bisogna resistere e prepararsi per ripristina­re, aggiornand­olo, il diritto/dovere della partecipaz­ione attiva, un’eredità che non dovrebbe mai mancare nella stagione più critica e anche più affascinan­te nel cammino per diventare grandi.

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