Messa anticipata, nessuna resistenza «Sobrietà giusta»
Oggi attese le linee guida, ma niente funzione delle 24 Don Zatelli: giusto così. Don Leonardelli: la vita conta
Anche la messa di Natale dovrà essere celebrata in un orario compatibile con il coprifuoco. Magari con modalità online o in tv. «Sarà un Natale sobrio» dicono i sacerdoti trentini.
Non c’è ancora l’ufficialità, ma è ormai quasi scontato che il coprifuoco resterà valido dalle 22 alle 6 per l’intero periodo delle festività. Quindi anche la messa di Natale dovrà essere celebrata in un orario compatibile con il rientro a casa dei fedeli, probabilmente alle 20. Non solo. La Commissione Ue consiglia di sostituire le cerimonie in presenza con iniziative online o in tv. E le linee guida verranno definite in una bozza che sarà pubblicata oggi, ma il Papa ha già annunciato che non andrà in piazza di Spagna l’8 dicembre. Grandi novità, dunque. Molte delle quali in divenire. A tal proposito la Diocesi di Trento, in attesa di disposizioni certe dal governo, ribadisce la posizione della Conferenza episcopale italiana (Cei): «anticipare la messa di mezzanotte non è certo un problema».
Anzi, «questo momento storico ci farà tornare alla bellezza della sobrietà e ci aiuterà a riscoprire la verità del Natale, che era diventato sostanzialmente commercio e cenoni», considera don Lino Zatelli, parroco della chiesa di San Carlo Borromeo (Clarina) di Trento. I motivi di questa «riscoperta» si intrecciano anche con lo stesso orario della messa di Natale. «Perché la nascita di Gesù è stata posta nella notte? Perché è il bambino che porta la luce nel mondo — spiega don Lino — Perciò che siano le otto o le undici di sera non fa differenza, l’importante è mantenere il valore simbolico». Anticipare la messa, dunque, è «un falso problema», conclude.
Intanto però l’Unione europea sta definendo delle linee guida che chiedono di «considerare di evitare cerimonie religiose con grossi assembramenti, sostituendole con iniziative online, in tv, o alla radio». E in alcuni casi, come in Belgio, in cui è stato prolungato il divieto delle cerimonie pubbliche nei luoghi di culto fino al 15 gennaio, si è già deciso di vietare la messa di Natale.
«Se si è arrivati a quella decisione penso che la situazione sanitaria in quella nazione sia molto grave — riflette don Mauro Leonardelli, parroco delle cinque parrocchie di Trento Nord, tra cui Cristo Re — Bisogna vedere cosa c’è veramente in gioco, perché la vita umana supera tante cose. Ma per fortuna mi sembra che noi non siamo in questa situazione».
Un divieto assoluto «sarebbe assurdo», aggiunge il parroco di San Carlo. «Nel momento in cui vengono osservate le misure di sicurezza — sostiene don Lino — non si mette a rischio la salute delle persone». Tra i punti principali del protocollo sanitario per i luoghi di culto ci sono la limitazione degli ingressi e la distanza interpersonale di 2 metri tra i fedeli. E in molte parrocchie del Trentino, tra l’altro, la messa di Natale veniva già celebrata prima delle undici di sera.
«Nelle nostre parrocchie, per esempio, abbiamo già la messa alle 22, alle 21 e anche alle 20.30 — dice don Mauro — Anticiparla non toglie niente alla solennità del Natale: sono i nostri cuori che devono essere attenti ad accogliere Gesù che viene».
Oltretutto, le preoccupazioni della gente, in questo momento, sono anche altre. «Prima del dispiacere di non poter vivere il Natale in maniera tradizionale, tra le persone c’è il grande dispiacere di essere dentro a una pandemia», spiega il parroco di San Carlo. Le ansie e le paure sono variegate. «C’è chi è dispiaciuto di non poter celebrare il Natale con i propri familiari, ma c’è anche chi si chiede se a gennaio avrà ancora un lavoro», conclude il parroco di Cristo Re.
Da Bruxelles
La Commissione Ue ha suggerito di evitare mese in presenza, solo in tv o streaming