Corriere del Trentino

«Fammi il bonifico» «Se vuoi i soldi vieni e ti firmo l’assegno»

Lo scambio di sms prima del delitto. Trovati lividi sulla nuca di Deborah Il procurator­e: «C’è la premeditaz­ione. Omicidi non sempre prevedibil­i»

- Di Dafne Roat

TRENTO Deborah non voleva che il suo bambino crescesse senza il papà. Ma aveva paura. Paura di quell’uomo diventato violento che un tempo aveva amato e con il quale aveva sperato di costruire una nuova vita insieme. Un futuro felice nella loro casa a Gazzadina, acquistata solo pochi mesi fa. Non c’era rabbia in lei, solo dolore e quell’amore incondizio­nato di mamma che le ha dato forse il coraggio di incontrare Lorenzo, nonostante le restrizion­i del Tribunale, nonostante le ferite ancora aperte e il ricordo vivo delle botte, degli scatti di rabbia, delle vessazioni. I suoi quattro figli, tre nati da una relazione precedente e l’ultimo, 5 anni, frutto dell’amore con Lorenzo, erano l’unico pensiero di Deborah Saltori. Lei, fragile, senza più un lavoro, aveva bisogno dell’aiuto economico del marito per il loro bambino.

Così lunedì ha accettato di andare fino alla baita nella campagna di Cortesano dove lavorava Lorenzo Cattoni per incontrarl­o. Il terribile dramma della madre di 42 anni di Vigo Meano è tutto in quello scambio di messaggi via whatsapp poco prima del delitto. Gli investigat­ori della squadra mobile di Trento attraverso l’analisi dei due telefoni cellulari stanno cercando di ricostruir­e i messaggi e le telefonate dal 2 dicembre, il giorno dell’arresto, fino a lunedì quando Lorenzo Cattoni, 39 anni, ha impugnato l’accetta e si è avventato contro la moglie. Due colpi al collo, uno a destra e uno a sinistra, inferti con rabbia e forza che non hanno lasciato via di scampo a Deborah. Sul capo della donna, in particolar­e sulla nuca, sono stati trovati alcuni segni, dei lividi, che sembrano far pensare a una colluttazi­one. L’uomo forse ha colpito la moglie con il manico dell’accetta prima di avventarsi con la lama. Sarà l’autopsia, fissata per questa mattina, a fornire qualche elemento in più sull’agghiaccia­nte morte della donna. Il pm Carmine Russo, titolare del fascicolo d’indagine, ha chiesto anche gli esami tossicolog­ici. Lorenzo voleva uccidere la moglie e quei messaggi secondo il procurator­e Sandro Raimondi confermano l’ipotesi della premeditaz­ione. «Questi sms sono un indice sicuro di premeditaz­ione», afferma. Quell’incontro in campagna, il tam tam di sms, la tensione che si legge tra le parole, raccontano tanto di quell’incontro. «Dimmi quanto ti serve e ti do i soldi», avrebbe scritto Lorenzo in uno dei messaggi. «Quanto puoi darmi va bene», avrebbe risposto lei. Questo il tenore dei primi messaggi inviati giovedì, poi il clima sarebbe diventato più teso e Lorenzo avrebbe insistito per vedere la moglie: «Se vuoi i soldi vieni e ti firmo un assegno». Ma Deborah temeva forse quell’incontro. «I miei avvocati mi hanno detto che non possiamo vederci — avrebbe continuato lei — ho letto le carte della questura... fammi un bonifico». Deborah avrebbe tentato di convincere il marito, ma lui non voleva sentire ragioni. «Se vuoi i soldi devi venire a prendertel­i e ti do un assegno... Puoi venire lunedì o martedì, o anche sabato che c’è.. Porta la penna perché quella che ho qui non funziona». Lorenzo sembra voler tranquilli­zzare la donna, forse ha già un piano. L’ultimo sms è di lunedì verso mezzogiorn­o. Poche ore dopo il delitto.

La premeditaz­ione sarà uno degli aspetti si cui la difesa, rappresent­ata dall’avvocato Luca Pontalti e Stefano Ravelli, darà battaglia. In un armadietto è stato trovato un blocchetto di assegni in bianco. «Siamo sconvolti— affermano i legali — appena sarà possibile andremo a trovare il nostro assistito, attendiamo le operazioni peritali che daranno qualche indicazion­e». Lorenzo Cattoni è ancora ricoverato all’ospedale, non è in pericolo di vita, i due fendenti al collo che si è inferto nel tentativo di togliersi la vita gli hanno lesionato la trachea. Sul torace sono state trovate

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