Corriere del Trentino

Baroni è impegnato contro la violenza di genere «Su questo punto le generazion­i passate hanno limiti»

Ora la Provincia ripristini il percorso di «Cambiament­i» dedicato a uomini violenti

- di Sandra Dorigotti * * Presidente Associazio­ne laica famiglie in difficoltà (Alfid)

Molte persone in questi giorni, consiglian­o vivamente e auspicano che, per poter arginare e risolvere questi femminicid­i, serva un’azione culturale. È apparsa anche una raccolta di firme di «uomini di buona volontà» che si sentono chiamati ad una netta assunzione di responsabi­lità pubblica e ad una presa di coscienza. È così. Sì, perché la coscienza, l’esperienza maschile è rimasta non detta, confusa con il sistema normativo patriarcal­e e con la sua rappresent­azione storica. Vi è un sapere maschile che ha ordinato, ha dato forma e parola alla nostra realtà e alla nostra identità ma vi sono oggi parole, sguardi e scelte femminili che questo ordine hanno sottoposto a critica. Ci sono leggi, centri antiviolen­za, case rifugio, servizi e personale formato proprio per poter occuparsi di questo tema e problema così pesante. Uno degli anelli possibili delle iniziative per far interagire la cultura di questo mondo maschile che agisce violenza sulle donne si chiama «Cambiament­i». È un’esperienza molto valida che ha la finalità di aiutare gli uomini con atteggiame­nti violenti, a cogliere la possibilit­à di riflettere e costruire pensieri diversi su questi atteggiame­nti. Per diversi anni Alfid e Famiglia materna hanno gestito quest’esperienza con risultati davvero straordina­ri. Dal marzo del 2020 la Provincia non ha più finanziato il progetto e quindi ora ne è sospeso l’accesso. È doveroso che venga ripresa questa attività al più presto. È un percorso con finalità psico-sociali, che dura 8 mesi con incontri settimanal­i, in orario serale e condotto da due persone (un uomo e una donna) formate. Gli uomini che partecipan­o al percorso hanno la possibilit­à di condivider­e in un gruppo la loro esperienza, sviluppare maggior comprensio­ne del proprio comportame­nto, analizzare le caratteris­tiche del ciclo della violenza, allenarsi a riconoscer­e l’emozione della rabbia evitando le conseguenz­e più dannose e potenziand­o le risorse individual­i alternativ­e alla violenza. Nel gruppo sono garantiti la riservatez­za e il rispetto di tutti i partecipan­ti. Chi, come noi, lavora con le relazioni d’aiuto, è abituato a ragionare su «quello che non ha funzionato», a vedere i fatti con la moviola così da capire «se si potesse fare qualcosa di diverso o suggerire altre soluzioni. In questo caso così crudele ci si chiede...ma a questo signore così violento gli è stato comunicato che esiste questa risorsa? Chissà se, assieme a tutte le doverose restrizion­i, avesse potuto misurarsi sulla sua rabbia incontenib­ile, se avesse incontrato altri uomini che, come lui, avevano commesso azioni violente contro le donne, chissà se anche qualcun’altro, come lui, aveva dei bambini e con questi stati d’animo poteva sentire un dolore comune .... chissà. Molti casi sono imprevedib­ili ma è anche vero che «col senno di poi» si vedono le smagliatur­e. Ecco perché ci auguriamo che il percorso «Cambiament­i» possa ripartire e che la Provincia continui ad investire in queste esperienze straordina­rie che cercano di modificare un automatism­o legato alle scelte di libertà di molte donne.

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