Baroni è impegnato contro la violenza di genere «Su questo punto le generazioni passate hanno limiti»
Ora la Provincia ripristini il percorso di «Cambiamenti» dedicato a uomini violenti
Molte persone in questi giorni, consigliano vivamente e auspicano che, per poter arginare e risolvere questi femminicidi, serva un’azione culturale. È apparsa anche una raccolta di firme di «uomini di buona volontà» che si sentono chiamati ad una netta assunzione di responsabilità pubblica e ad una presa di coscienza. È così. Sì, perché la coscienza, l’esperienza maschile è rimasta non detta, confusa con il sistema normativo patriarcale e con la sua rappresentazione storica. Vi è un sapere maschile che ha ordinato, ha dato forma e parola alla nostra realtà e alla nostra identità ma vi sono oggi parole, sguardi e scelte femminili che questo ordine hanno sottoposto a critica. Ci sono leggi, centri antiviolenza, case rifugio, servizi e personale formato proprio per poter occuparsi di questo tema e problema così pesante. Uno degli anelli possibili delle iniziative per far interagire la cultura di questo mondo maschile che agisce violenza sulle donne si chiama «Cambiamenti». È un’esperienza molto valida che ha la finalità di aiutare gli uomini con atteggiamenti violenti, a cogliere la possibilità di riflettere e costruire pensieri diversi su questi atteggiamenti. Per diversi anni Alfid e Famiglia materna hanno gestito quest’esperienza con risultati davvero straordinari. Dal marzo del 2020 la Provincia non ha più finanziato il progetto e quindi ora ne è sospeso l’accesso. È doveroso che venga ripresa questa attività al più presto. È un percorso con finalità psico-sociali, che dura 8 mesi con incontri settimanali, in orario serale e condotto da due persone (un uomo e una donna) formate. Gli uomini che partecipano al percorso hanno la possibilità di condividere in un gruppo la loro esperienza, sviluppare maggior comprensione del proprio comportamento, analizzare le caratteristiche del ciclo della violenza, allenarsi a riconoscere l’emozione della rabbia evitando le conseguenze più dannose e potenziando le risorse individuali alternative alla violenza. Nel gruppo sono garantiti la riservatezza e il rispetto di tutti i partecipanti. Chi, come noi, lavora con le relazioni d’aiuto, è abituato a ragionare su «quello che non ha funzionato», a vedere i fatti con la moviola così da capire «se si potesse fare qualcosa di diverso o suggerire altre soluzioni. In questo caso così crudele ci si chiede...ma a questo signore così violento gli è stato comunicato che esiste questa risorsa? Chissà se, assieme a tutte le doverose restrizioni, avesse potuto misurarsi sulla sua rabbia incontenibile, se avesse incontrato altri uomini che, come lui, avevano commesso azioni violente contro le donne, chissà se anche qualcun’altro, come lui, aveva dei bambini e con questi stati d’animo poteva sentire un dolore comune .... chissà. Molti casi sono imprevedibili ma è anche vero che «col senno di poi» si vedono le smagliature. Ecco perché ci auguriamo che il percorso «Cambiamenti» possa ripartire e che la Provincia continui ad investire in queste esperienze straordinarie che cercano di modificare un automatismo legato alle scelte di libertà di molte donne.