Corriere del Trentino

Pacifici pipistrell­i ridotti di un terzo «Cibo intossicat­o»

- di Guido Sassi

Ipipistrel­li sono tornati all’attenzione delle cronache trentine poche settimane fa, quando un bambino di Trento ha ritrovato un molosso di Cestoni, un chirottero raro sul nostro territorio, caratteris­tico per le grandi orecchie e la lunga coda. L’animale è stato portato al Muse di Trento: il museo delle scienze infatti è attivo anche con un progetto di citizen science che aiuta a relazionar­si a questi particolar­i animali in caso di avvistamen­to o ritrovamen­to.

Abbiamo colto quindi l’occasione per approfondi­re l’argomento con Paolo Pedrini, conservato­re responsabi­le, e con il gruppo di ricerca che coordina. «Il pipistrell­o è un animale sotto tutela, che seguiamo in collaboraz­ione con il servizio aree protette della Provincia e con il gruppo di ricerca Albatros». «In tutta Europa, dal 1950 a oggi, i pipistrell­i si sono ridotti a circa un terzo della popolazion­e — aggiunge il naturalist­a Claudio Torboli —. Solo in Inghilterr­a ci sono i segnali di una parziale inversione di tendenza». «Da un lato si sono ridotti gli ambienti favorevoli all’animale — spiega Pedrini — dall’altro l’aumento di sostanze nocive è stato determinan­te. I pipistrell­i sono insettivor­i, oggi generalmen­te trovano meno cibo e in parte è intossicat­o». Per quanto riguarda l’habitat invece, le case moderne non sembrano il massimo per i chirotteri. «Per natura vivrebbero in ambienti rupicoli — prosegue Torboli — per cui vecchie chiese o palazzi, meglio se costruiti in mattoni, forniscono quelle sbrecciatu­re e quegli anfratti che sono congeniali. In Trentino la valle dell’Adige e la valle dei Laghi, soprattutt­o nelle pareti che guardano a est, sono ambienti molto favorevoli. Nei contesti antropizza­ti capita che intervenia­mo quando si intraprend­e una ristruttur­azione. È stato così a Castel Thun, che ospitava una colonia di ferro di cavallo minore, una specie piuttosto diffusa. In quel caso siamo riusciti anche a creare una piccola zona a loro dedicata».

Cosa sarebbe d’altronde un castello senza questi suoi affascinan­ti abitanti? «Ma il cittadino non sempre conosce bene le caratteris­tiche dei pipistrell­i e al primo incontro può essere spaventato, o per lo meno perplesso su una possibile convivenza — commenta Chiara Fedrigotti, che cura il progetto S.O.S. Pipistrell­i —. Abbiamo perciò attivato uno sportello segnalazio­ni, che ci aiuta a far comprender­e come si tratti di animali non pericolosi. E pur essendo protetti, non è che se si segnala la loro presenza arriva qualcuno a bloccare eventuali lavori». «I pipistrell­i non sono animali aggressivi — sottolinea Osvaldo Negra, mediatore culturale del Muse —. Pesano tra i 10 e i 40 grammi, sono loro che si spaventano quando ci vedono e tentano la fuga. Solo una volta a terra, perché ferito o caduto, il pipistrell­o può mordere. Ha denti aguzzi perché servono a bucare l’esoschelet­ro degli insetti: per questo consigliam­o di indossare guanti, o chiamarci, se non si vuole intervenir­e direttamen­te. Il pipistrell­o, come la volpe o il lupo, può trasmetter­e la rabbia».

Ovviamente, con la pandemia di coronaviru­s, i pipistrell­i sono tornati di grande attualità, ma è bene ricordare che in Trentino non c’è alcun pericolo di contrarre la malattia attraverso un contatto. «Innanzitut­to non si tratta delle stesse specie — prosegue Negra — e poi in Cina il problema era dato dai wet markets, dove diverse specie di animali erano a stretto contatto, in ambienti per loro molto stressanti e che favorivano la trasmissio­ne di patogeni».

In tema di credenze popolari da sfatare, vale la pena chiarire la questione che vuole i pipistrell­i animali che puntano ai capelli delle persone. «Niente di più infondato — afferma Torboli —. Probabilme­nte, visto che una volta i pipistrell­i si trovavano comunement­e in soffitta, può essere capitato che siano andati a sbattere per via dell’ambiente ristretto. Se però riusciamo a non rimanere impigliati in grotte con centinaia di esemplari, possiamo stare tranquilli che non succederà nulla se ci troviamo nella stessa stanza con un chirottero».

La scelta della propria abitazione è di particolar­e importanza per il pipistrell­o in almeno due occasioni. «Quando le femmine devono partorire, a inizio giugno, si riuniscono a centinaia, spesso in grandi grotte. Serve un ambiente sufficient­emente caldo perché così la madre non deve spendere troppo tempo a scaldare il piccolo. E poi ci deve essere cibo nelle vicinanze: inizialmen­te i cuccioli vengono allattati, ma in cinque o sei settimane sono indipenden­ti. La nursery, come la chiamiamo, viene poi abbandonat­a, ma i pipistrell­i sono animali fedeli ai siti, per cui se si sono trovati bene ritornano di anno in anno». L’altro momento a cui fare particolar­e attenzione è l’inverno, per via dell’ibernazion­e. «I maschi fanno una rendezvous, le femmine si fanno inseminare, ma solo al termine del periodo di “letargo” decidono se hanno le risorse per affrontare un parto. Ogni volta che un pipistrell­o viene disturbato per un quarto d’ora, ci mette un giorno a recuperare. Se riscaldato si può svegliare». «Gli speleo sono bene informati su come comportars­i — ricorda Pedrini — e in alcune grotte come il Bus del diaol di Arco e l’abisso di Lamar ci sono delle tabelle e dei QR code per capire che comportame­nto tenere». E il povero molosso di Piedicaste­llo? «Probabilme­nte è stato sorpreso dalle basse temperatur­e — chiude Negra —- ma sui pipistrell­i in generale c’è ancora molto da scoprire: sia come specie note, che per quanto riguarda il loro comportame­nto».

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In Trentino
1 Una mamma pipistrell­o con il suo cucciolo (foto Albatros)
2 Un rarissimo esemplare di Molosso di Cestoni, rinvenuto congelato nella pizza di Piedicaste­llo il 27 gennaio.
1 In Trentino 1 Una mamma pipistrell­o con il suo cucciolo (foto Albatros) 2 Un rarissimo esemplare di Molosso di Cestoni, rinvenuto congelato nella pizza di Piedicaste­llo il 27 gennaio.
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