«In Azione persone serie, autonomia più dinamica»
Rossi: con il Patt non siamo riusciti ad allargare la base
Entrerà nel gruppo misto e si iscriverà ad Azione, la creatura di Calenda. Ugo Rossi lascia il Patt ma lo fa dicendo «grazie». Mette in chiaro che non ha alcuna intenzione di andare a Roma e spiega che la scelta di abbandonare le Stelle Alpine l’ha fatta «per poter dare voce alle tante persone che in quel partito non si riconoscono più». La sua dote di esperienza e di consenso la porterà dunque in Azione: «Non confermo ma non smentisco», si limita a dire con un filo di ironia, anche se è già convocata per la settimana prossima la conferenza stampa di annuncio del passaggio.
TRENTO Ugo Rossi lascia il Patt dicendo «grazie». Mette in chiaro che non ha alcuna intenzione di andare a Roma e spiega che la scelta di abbandonare le Stelle Alpine l’ha fatta «per poter dare voce alle tante persone che in quel partito non si riconoscono più». La sua dote di esperienza e di consenso — è stato segretario autonomista, ma soprattutto governatore nella scorsa legislatura — la porterà in Azione: «Non confermo ma non smentisco», si limita a dire con un filo di ironia, anche se è già convocata per la settimana prossima la conferenza stampa alla presenza di un rappresentante nazionale del partito di Calenda che annuncerà ufficialmente la nuova adesione di Ugo Rossi.
Non conferma, ma nemmeno smentisce l’anticipazione delle sue prossime mosse pubblicata ieri dal Corriere del Trentino. Entrerà quindi nel gruppo Misto e si iscriverà ad Azione.
«Azione è un interlocutore fatto di persone serie. Lì ci sono persone di grande valore, sia a livello locale che nazionale. Questo lo posso senz’altro dire, poi tutto il resto si definirà nei prossimi giorni».
E cosa dice invece del partito che lascia?
«La prima parola che mi sento di dire è la parola grazie. Il Partito autonomista è stato un luogo di crescita umana oltre che politica. E anche professionale per quanto riguarda la mia esperienza amministrativa degli ultimi dieci anni. Nei dieci anni precedenti, nel Patt ho militato da volontario, incontrando persone straordinarie. Non posso che dire grazie».
Chi abbandona il partito di appartenenza rischia però di essere bollato come traditore. Teme questa accusa?
«Senza pretese, credo di aver lavorato tanto per il Patt, con risultati positivi. Risultati che le Stelle Alpine, nella loro storia, non hanno mai avuto. Al netto degli errori, che sono immancabili quando si lavora. Non mi sento di aver tradito nessuno, men che meno l’idea autonomista, ma se qualcuno si sentisse ferito dalla mia decisione me ne scuso. Ma vorrei far notare che non me ne sono andato all’ultimo minuto utile per una ricandidatura altrove, e la scelta improvvisa della mia decisione è in parte motivata anche dal voler evitare tensioni che avrebbero fatto male in primis al Partito Autonomista».
I maligni sospettano che tra i motivi del suo addio possa esserci quello di garantirsi uno scranno in Parlamento. È così?
«Lo escludo. Non è mia intenzione percorrere carriere romane. Penso invece di poter dare una mano qui, costruendo un’alternativa al leghismo, al sovranismo, al populismo. Che in fondo è lo stesso solco in cui mi muovo da tempo».
Ma allora, perché lasciare il Partito autonomista?
«Ci sono tante persone che nel Partito autonomista non riescono a riconoscersi, nonostante i tanti sforzi fatti per allargare la base, per uscire dall’identitarismo. Persone che mi hanno sempre sostenuto, che mi hanno seguito, che si sono avvicinate al Patt perché speravano in un passo in avanti. Non c’è stato, ne prendo atto e cerco di dare voce io stesso a queste istanze, cercando di costruire qualcosa dentro uno spazio politico che sappia rappresentarle».
Uno spazio liberaldemocratico, non schiacciato su posizioni ideologiche, di centro, popolare e riformista. È questa la cornice del suo nuovo impegno politico?
«Mi sento di appartenere a tutte le definizioni elencate, aggiungendo la parola “autonomista”. So di poter contare su tante persone di rilievo, che anche Azione esprime ad alto livello, sia qui che a Roma. Persone che intendono l’autonomia in modo dinamico e moderno, oltre le rivendicazioni identitarie, ma in un approccio europeista e di dialogo costruttivo con il governo centrale».
Il futuro Non è mia intenzione percorrere carriere romane. Penso di poter dare una mano qui costruendo un’alternativa al leghismo e al sovranismo. Traditore? Credo di aver lavorato tanto con risultati positivi