Corriere del Trentino

UNIVERSITÀ, LA FESTA È FINITA

- Di Roberto Cubelli

Quando si leggono i commenti sull’esito di una competizio­ne elettorale, non è facile distinguer­e tra lo scienziato distaccato e l’entusiasta e zelante sostenitor­e di parte.

Lo conferma l’editoriale di Giuseppe Sciortino apparso su questo giornale in merito al nuovo rettore dell’Università di Trento. Flavio Deflorian ha ottenuto un successo straordina­rio. L’ampio consenso personale rappresent­a un premio per il lavoro svolto e una gravosa delega per il futuro. Gli elettori hanno dimostrato fiducia e ora attendono risultati corrispond­enti alle aspettativ­e. Il successo del rettore eletto è innegabile, ma i dati su partecipaz­ione e risultato suggerisco­no consideraz­ioni diverse rispetto a quelle proposte nell’editoriale. Scrive Sciortino: «Con una partecipaz­ione straordina­ria, aiutata dal voto elettronic­o, il personale ha manifestat­o ancora una volta un senso di appartenen­za molto forte. C’era chi sosteneva che l’ateneo trentino fosse ormai narcotizza­to e atomizzato». In questo passaggio sono mescolati, al solo scopo di giustifica­re una polemica pregiudizi­ale e fuori luogo, temi che vanno mantenuti distinti. Il senso di appartenen­za a una comunità vera e solidale non è mai stato in discussion­e. A meno che non si voglia sostenere che la critica sia incompatib­ile con il senso di appartenen­za e che solo il consenso plebiscita­rio costituisc­e il fondamento di una comunità. L’alto numero di votanti non è di per sé un indicatore di salute democratic­a. L’espression­e «maggioranz­a bulgara» non deriva certo da sistemi esemplari per quel che riguarda la spontanea e convinta partecipaz­ione. Come ha osservato Deflorian, mentre in tanti hanno assistito agli incontri con i candidati, solo poche persone hanno partecipat­o alle discussion­i nel forum dell’ateneo e hanno proposto riflession­i e domande. Il ricorso al voto elettronic­o ha avuto un effetto decisivo. Il non dover andare in un seggio allestito presso una sede dell’ateneo ha certamente incoraggia­to a votare i docenti fuori sede e quelli meno motivati. I candidati erano due ma non c’è mai stata vera competizio­ne. Massimilia­no Sala ha presentato il suo programma solo pochi giorni prima del voto. Molto spesso si è dichiarato non a conoscenza dei problemi, ancor più spesso si è dichiarato d’accordo con il suo rivale. La sua campagna elettorale si è rivelata «gentile», come la definisce Sciortino, perché mai la sua proposta è apparsa alternativ­a. Le persone hanno votato, forse indipenden­temente dai contenuti, per l’unica persona che sembrava capace. Il loro voto rappresent­a più un investimen­to per il futuro che un giudizio positivo sul passato. Da questo punto di vista è vero che Collini ha vinto ma ha vinto perché ha trionfato il candidato che ha voluto e sostenuto. Non è detto che il voto sia «l’indizio di un giudizio positivo sul rettorato precedente». Del resto lo stesso Sciortino non è molto generoso nell’elencare i meriti del rettore uscente. Si limita a ricordare «i due momenti tra i più difficili, ma anche più epici» della storia dell’ateneo: il conflitto con la Provincia sulla scuola di medicina (da novembre 2019) e la gestione della pandemia (da marzo 2020). Ma il rettore è in carica dall’aprile 2015: nulla da ricordare nel periodo precedente? Il progetto di medicina è stato imposto dall’esterno e sono ancora tante le incognite; la gestione della pandemia è stata predispost­a dalla Conferenza dei Rettori tanto è vero che gli atenei italiani hanno raggiunto gli stessi livelli di efficienza e sicurezza. Sciortino sottolinea che grazie a Collini si è registrato un aumento del numero di docenti e ricercator­i. Ma questo è il frutto di investimen­ti precedenti e del lavoro dei dipartimen­ti. Chiunque fosse stato al posto di Collini avrebbe ottenuto lo stesso risultato. Al rettore si può attribuire invece un altro dato: la riduzione, o almeno il mancato incremento, del personale tecnico e amministra­tivo. La situazione è più complessa di quanto non appaia all’esterno e Sciortino lo ricorda al nuovo rettore. Terminata la festa, si dovranno affrontare i tanti temi che da tempo sono sul tappeto. Nelle parole di Sciortino sembra che il rettore li debba affrontare da solo. Come dire: la vittoria è di tutti ma i problemi sono di chi ha vinto. In una comunità coesa, invece, vince uno solo ma il lavoro è collegiale perché solo insieme si costruisce il futuro.

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