Corriere del Trentino

I «NODI DEL FREDDO» DI QUESTA STRANA PRIMAVERA

- Di Brunamaria Dal Lago Veneri

Una strana primavera. È stato veramente caldo, molto caldo ed ora, secondo le previsioni metereolog­iche e anche secondo il termometro, stiamo tornando al fresco, se non al freddo. A chi la pratica degli antichi calendari non è estranea, la cosa non deve sembrare strana. Si tratta, i è sempre detto, di uno di quei «nodi del freddo» che scandiscon­o il calendario, almeno dal punto di vista delle previsioni del tempo. Al contrario c’è naturalmen­te un «nodo del caldo». Si tratta della famosa «Estate di San Martino» che cade in novembre.. Per curiosità i nodi del freddo segnati negli antichi calendari contadini, sono più d’uno nell’arco della primavera. Abbiamo quello di san Giuseppe, il 19 marzo, il nodo dell’Annunziata, il 25 marzo, i Giorni della Merla il 29, 30 e 31 di gennaio, il nodo del Cuculo, quello del 10 aprile, i Santi del Ghiaccio che vengono di maggio e precisamen­te il 12 San Pancrazio, il 13 San Servizio, il 14 San Bonifacio e, il 15 Sofia la fredda. Sempre in maggio, il 20, c’è il nodo dei Cavalieri (intesi in regione come bachi da seta) e, in giugno, il 29, il nodo di San Pietro e Paolo. Molti sono i proverbi che ci allertano sui pericoli del «ritorno del freddo» e questo in tutta Europa. Ad esempio: «april non ti scoprir, maggio va adagio» o, più precisamen­te «se maggio è chiaro, attenti alla brina» o «A mezzo maggio, coda dell’inverno» e ancora «Non c’è estate prima di Servazio, né brina dopo Sofia la fredda». In tedesco locale abbiamo « Pancrazi, Servazi und Bonifazi, sono tre ragazzi gelati». Questa specie di detti ci sono anche in francese e in inglese. Nelle Valli ladine, specialmen­te in Fassa, si parla de «omin de giacia», che possono far tornare il freddo. L’indicazion­e è quella di non seminare le patate o gli ortaggi, almeno, seguendo anche il calendario della luna, quelli che crescono sotto terra da dove proviene ed esce il freddo.

In questi giorni fatidici, o meglio nelle notti di questi giorni, i guardiani dei frutteti attendono con orecchio attento il segnale delle sirene che annunciano il calare della temperatur­a e la possibilit­à della brina. A questo punto si aprono i rubinetti dell’antibrina, sgorga l’acqua e i germogli in boccio o in fiore ottengono una corazza di ghiaccio che li protegge. Questa usanza contadina pare abbia, come tutte le «scoperte» più o meno scientific­he, una storia.

Un contadino aveva dimenticat­o di spegnere gli irrigatori la sera e, unico nella sua zona, si ritrovò al mattino questi astucci di ghiaccio a proteggere le sue gemme. Fu da subito seguito da tutti. La fine di questo incubo del freddo è dedicato a una non ben definita Santa Sofia, o meglio «Sofia la fredda, che il freddo porta via».

E, a proposito di proverbi e di pioggia, oggi, 16 maggio 2021, è l’Ascensione e.. «se piove dall’Assenza per quaranta giorni no semo senza». I segni del tempo, almeno come li intendeva Arato di Soli, non erano materia alla portata di tutti, ma venivano raccolti, come saggezza popolare con l’incertezza della materia, l’ambiguità dei segni, il buon senso del confronto necessari per interpreta­rli.

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