IL PNRR, SFIDA ECOLOGICA
Correva il 2007, quando Carlo Mazzacurati girava la scena della regola della giusta distanza che, applicata al mestiere di giornalista, identifica «la misura da tenere tra tu che scrivi e le persone coinvolte nei fatti: non troppo lontano, altrimenti non c’è più pathos, ma neanche troppo vicino, perché, se il giornalista si perde nell’emozione, è fritto».
Nel 2021, siamo chiamati a sostituire «distanza» con «transizione» e lavorare per progettare insieme le «regole della giusta transizione», per la quale nei prossimi anni potremo contare sulle risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (il mitico PNRR, già entrato nel linguaggio comune come fu per lo spread nei bollenti mesi dell’autunno 2011). Mi riferisco alla transizione ecologica, che è trainante rispetto a quelle digitale, della sostenibilità e dell’inclusione. Nei primi mesi del 2021, un gruppo di oltre sessanta persone espressione di tutte le componenti della comunità economica e della società civile, chiamate a contribuire al percorso delle Diocesi del Nord Italia verso la quarantanovesima Settimana sociale dei cattolici italiani, ha provato a scrivere una prima bozza dei punti chiave di queste regole. La transizione ecologica reclama una innovazione nel design istituzionale. Che non si limita a orientare, anche con coerenti politiche fiscali e di incentivazione, le decisioni di investimento per la riprogettazione di processi e prodotti nell’ottica dell’economia circolare.