L’estate secondo Merler «In Trentino gli scenari non sono drammatici Ma serve attenzione»
L’esperto di Fbk: impossibile avere certezze
Il monito Le situazioni non sono immutabili e cambiano con i nuovi dati. Anche l’ipotesi peggiore si può aggravare con la variante Delta
All’estero Il caso inglese fornisce un esempio importante. Uno dei loro ospedali più grandi ha sospeso la chirurgia elettiva
Stefano Merler, epidemiologo e matematico, è direttore del Centro Health Emergencies della Fondazione Bruno Kessler e consulente dell’Istituto superiore di sanità e del Cts del ministero della Salute per l’emergenza Covid.
Dottor Merler, l’anno scorso i contagi aspettarono Ferragosto, ora la risalita è iniziata a metà luglio. Perché?
«La variante Delta è più contagiosa, inoltre quest’anno la gente è più rilassata, fa meno attenzione. L’anno scorso non vedevi affollamenti, il cui impatto deve essere ancora valutato in pieno».
Cosa deve aspettarsi il Trentino per le prossime settimane?
«Anche lo scenario peggiore da noi ipotizzato non è troppo preoccupante, non dovrebbe esserci un incremento drammatico della pressione sul sistema sanitario almeno fino al termine di agosto. Tuttavia ribadisco ancora una volta che gli scenari non sono immutabili, vengono aggiornati con i dati disponibili. Insomma, lo scenario peggiore può peggiorare, anche perché ci sono ancora cose che non sappiamo».
Ad esempio?
«Innanzitutto la variante Delta. Non sappiamo se aumenti il rischio di finire in ospedale, anche fra i giovani, e purtroppo le indicazioni dalla Gran Bretagna suggeriscono di sì. Inoltre potremo valutare solo tra una settimana gli effetti dei festeggiamenti per l’Europeo. L’Rt sta crescendo e se il dato nazionale più accurato che abbiamo è di 0,91, le stime più recenti lo danno già a 1,24 e si riferiscono al 6 luglio. Purtroppo più si apre più il virus gira, in Olanda dove hanno riaperto anche discoteche e night club l’Rt è arrivato a 2. Tuttavia anche le stime più recenti danno il Trentino sotto l’1».
Come mai il Trentino è territorio messo meglio?
«Impossibile avere certezze, l’unico dato oggettivo è che è tra le zone a rischio più basso e che gli ospedali sono pressoché vuoti. Ma la situazione potrebbe cambiare in fretta».
A proposito di ospedali, da più parti si chiede di considerare solo quelli come criterio.
«Anche noi ricercatori guardiamo prima di tutto al carico sugli ospedali e non prevediamo di superare la soglia critica del 40% entro la fine di agosto in nessuna regione. Ma anche l’Rt ospedaliero è in crescita. Ritengo ci voglia prudenza e che non si possa guardare solo a quanti posti letto sono occupati. Se l’epidemia viene lasciata circolare in modo incontrollato tra i giovani perché tanto non devono essere ricoverati, diventa molto difficile governare il contagio quando cominceranno a riempirsi anche gli ospedali. E c’è ancora una grande quota di gente fragile non vaccinata. A Birmingham, in uno degli ospedali più grandi d’Inghilterra, hanno sospeso la chirurgia elettiva perché non hanno abbastanza terapie intensive».
Ma quanto il Regno Unito può essere un indicatore affidabile per l’Italia?
«Chiaro che ogni Paese sia diverso per vaccini utilizzati, misure, abitudini. Tuttavia rimane un buon laboratorio e purtroppo vediamo che pur non avendo ancora aperto tutto sono passati da nemmeno 100 rianimazioni a oltre 500 in circa due mesi. I casi gravi stanno aumentando e indicano che non possiamo ancora dimenticarci di questo virus».