Cantine Balter, 150 anni di storia per un riferimento del Trentodoc
«La passione per la viticoltura si tramanda di padre in figlio nella nostra azienda. Ci piace pensare che nei nostri vini le persone ritrovino una parte di noi. La campagna è sempre stata la vera passione di mio padre Francesco e ora è la mia e dei miei figli Giacomo e Clementina (neo eletta presidente dei Vignaioli del Trentino, ndr), con cui porto avanti l’azienda. In principio conferivamo le nostre uve ad altre realtà vinicole, ma nel 1990 abbiamo deciso di investire e creare una nostra cantina interrata sotto il vigneto alle spalle del castelliere». Nicola Balter racconta così la storia della sua azienda familiare, che risale al 1872 o oggi conta su dieci ettari di vigneto che circondano il Castelliere cinquecentesco di Rovereto, sul colle che sovrasta la città, a 350 metri di altitudine dove le condizioni climatiche fanno sì che le uve possano esprimersi al meglio in eleganti vini fermi e nella declinazione spumeggiante del Metodo Classico Trentodoc. Tra querce e alberi d’alto fusto, i vigneti sono stati impiantati dai Balter nel 1965 con criteri di razionalità geometrica, creando così un suggestivo vigneto-giardino che dimostra come vite e montagna possano convivere in perfetta armonia. Se in principio la produzione era focalizzata sui grandi vini rossi, con il Cabernet Sauvignon in testa, la passione e lo spirito d’intraprendenza di Nicola ha portato invece a specializzarsi nella produzione di grandi spumanti Metodo Classico, diventando un nome di prestigio della denominazione Trentodoc. Oggi, se le produzione di vini fermi rimane una parte importante della cantina (il vino più rappresentativo è il Barbanico, uvaggio di Lagrein, Cabernet Sauvignon e Merlot), i Balter sfoggiano una gamma di spumanti in cui ritrovare tutto il fascino delle bollicine trentine e della freschezza di montagna. È il caso del Trentodoc Riserva Pas Dosè 2013 (50 euro circa il prezzo in enoteca), una cuvée composta all’80% da Chardonnay e per il 20% da Pinot Nero, che fermenta in parte in acciaio, in parte in piccole botti di rovere, dove si affina per almeno un quarto, poi resta sui lieviti la bellezza di sei anni. Il risultato è un vino con un perlage fine e intenso, al naso emergono subito note agrumate e di fiori bianchi, unite a sentori di erba fresca di montagna e sottobosco. Al palato è secco, sapido equilibrato, molto piacevole.