Il Pnrr, una sfida per l’intera società
La governance della transizione ecologica è un processo complesso, che a sua volta richiede un approccio circolare che abiliti quella collaborazione virtuosa, e non necessariamente standardizzata, tra i diversi livelli (nazionale, di macro-area, regionale), che serve per trovare la «giusta distanza» tra le traiettorie tecnologiche che servono al Paese e la capacità effettiva dei territori di muoversi in quelle direzioni.
La transizione ecologica è estesa alla società nella sua interezza e all’intera vita delle persone: pubbliche amministrazioni, servizi pubblici e privato sociale sono altri tre fattori abilitanti per realizzarla in modo compiuto. Snellezza burocratica, semplificazione amministrativa e chiarezza normativa sono già inserite tra le riforme strutturali del PNRR. Più delicato è il tema dei servizi alla persona (ad esempio salute e istruzione). In questo ambito, è opportuno lavorare per trovare la «giusta distanza» tra servizi pubblici e privato sociale, che serve per gestire le criticità già evidenti nelle dinamiche demografiche. La transizione ecologica ha bisogno della collaborazione di tutte le persone. La missione 5 del PNRR (Inclusione e Coesione) ci dice come fare: facilitare la partecipazione al mercato del lavoro e favorire l’inclusione sociale. Educare e formare a comportamenti più sostenibili tutta la cittadinanza è il minimo che si possa fare. Le criticità sono due. La prima è che bisogna agire con determinazione nei confronti delle persone più fragili, che sono quelle più esposte all’esclusione senza ritorno. La seconda è mirare al sostegno delle aree fragili mettendole nelle condizioni di ripensare il futuro nella prospettiva della sostenibilità. Su questi fronti, la sfida è «annullare la distanza». La transizione ecologica è accelerata dalla digitalizzazione pervasiva dei processi economici, sociali e politici. Il nuovo fattore abilitante, di cui già si intravvede il profilo, riguarda i diritti umani digitali e il costituzionalismo digitale. A livello europeo, è in corso la discussione della proposta di regolamento COM(2020)825 (Digital Services Act). Per portare in pochi anni milioni di persone, di ogni ceto sociale e classe di età, a chiedere e ricevere on line beni, servizi e assistenza urge creare un ambiente accessibile e sicuro, con particolare riguardo ai danni da attività illecite e alle violazioni di diritti fondamentali. Il principio ispiratore c’è già ed è «annullare la distanza» tra ciò che è illecito offline e ciò che è illecito online.