Don Chisciotte surrealista negli scatti di Fuochi
Venti grandi fotografie che combinano elementi reali a situazioni inconsuete. È la mostra «Il Cavalier Errante» di Enrico Fuochi, alla Galleria civica G. Craffonara di Riva del Garda, che rievoca i capitoli del romanzo
il capolavoro seicentesco scritto da Miguel de Cervantes. Fuochi, fotografo bolognese, trentino d’adozione, interpreta quel cavaliere errante «vissuto da folle sognatore e morto saggio».
«Ho voluto far rivivere il celebre Don Chisciotte ispirandomi ad alcuni tra i passi più conosciuti -spiega Fuochi-, rielaborandoli con la fantasia ma rispettando la visione della realtà ironica e folle, tipica dell’eroe protagonista».
Sono immagini che in una dimensione surrealista, priva di manipolazioni e fotomontaggi («Intervengo solo nell’equilibrio dei toni grigi in fase di stampa», sottolinea Fuochi) sollecitano lo sguardo dello spettatore ad andare oltre facili interpretazioni.
I capitoli di questa foto-narrazione sono corredati da brevi testi tratti dal romanzo: per esempio, la fotografia di una maschera di legno tra vecchi stracci e reti di ferro allude alla definizione del Cavalier Errante descritta dal servo Sancho Panza: «Qualche cosa che in un batter d’occhio può trovarsi bastonato o imperatore». Una raffinata ironia permea gli scatti, come quella che si cela dietro un elegante Don Chisciotte con un cavallino di legno al guinzaglio, inselciato terpretata da un verso di una canzone di Guccini: «Nel mondo oggi più di ieri domina l’ingiustizia. Ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia. Proprio per questo, Sancho, c’è bisogno soprattutto d’uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto».
In tutte le fotografie è evidente la giustapposizione di oggetti senza un necessario legame logico: un esempio lo si può trovare nello scorcio di con alcuni libri in primo piano e un burattino di legno che avanza senza timore. È un’allusione alla pazzia di Don Chisciotte, personaggio che pur di non perdere la fiducia nel prossimo arriva a credere ai maghi.
Alcune immagini sono dedicate ai mulini a vento contro i quali lotta l’eroe di Cervantes, rimanendone però sconfitto. Nella sua fotografia, Fuochi li ha immortalati in giganti pale eoliche «che rappresentano la modernità, la tecnologia, i confini entro i quali la società ci ingabbia», spiega.
L’autore poi aggiunge: «Nelle arti visive il surrealismo, al quale mi sento indissolubilmente legato, ricerca, proprio con la fantasia e l’allegoria, un mondo diverso da quello reale che è nascosto dentro ognuno di noi, ma che c’è». Il «Cavalier Errante» di Fuochi vuole quindi essere un omaggio agli anti-eroi, a chi non cede ai pregiudizi. La dedica, infatti, recita lapidaria: «A tutti gli illusi e sognatori».