Corriere del Trentino

LA DOMENICA DI SANTA BARBARA E LE LEGGENDE DELL’AVVENTO

- Di Brunamaria Dal Lago Veneri

L’Avvento è la ripresa degli antichi tempi che recuperano un presente storico, come annunciato nell’Apocalisse. L’Avvento è l’attesa dell’incontro personale con l’Emmanuele (Dio con noi) attesa vissuta nella preghiera e nella vigilanza. Non so se quest’anno, riferendo sull’Avvento, riuscirò davvero a scacciare il timore che il nuovo non si rinnovi, che la speranza cristiana risolva tutte le angosce che viviamo in questo mondo di indifferen­za, di solitudine, di paure. Io ci provo. Si dice che ciò che si ripete mantenga la forza di colpire. Domenica 4 dicembre, seconda domenica d’Avvento, Santa Barbara. Narra una leggenda che quando Barbara venne imprigiona­ta per essere condotta al martirio, un ramo di ciliegio le si impigliò nella veste e lei nutrì questo ramoscello con l’acqua che le portavano da bere i suoi carcerieri. Nei giorni in cui Barbara fu condannata a morte il ramoscello fiorì. È diffusa l’usanza di tagliare rami di ciliegio il quattro di dicembre, di metterli in un vaso e di bagnarli tutti i giorni fino a Natale, giorno in cui i rami fioriranno come segnale di buon augurio. La vigilia della prima domenica d’Avvento viene un angelo che porta la corona d’avvento: quattro candele da accendere una ogni domenica e, per i bambini, un calendario che segna, giorno per giorno, l’avvicinars­i al Natale. Questo è il lato chiaro dell’Avvento il lato della domenica. Il lato oscuro dell’Avvento è il giovedì il quinto giorno, tempo di sabba, di rottura dell’ordine. È il tempo delle maschere o delle figure arcaiche che nelle valli tirolesi e trentine invadono le piazze seminando paura. Ogni giovedì del tempo d’Avvento in Val Sarentina impazzano figure mascherate che si chiamano Klökler, la cui etimologia è battere, suonare.

Nella notte si alza un antico canto rituale celtico, uomini, sembianze di alberi e di animali fatti pietra nel mistero invocano la Grande Madre che genererà il Salvatore del mondo e battono la terra e suonano i loro campanacci perché l’attesa è vigilanza e addormenta­rsi vuol dire non essere presenti all’irrompere del nuovo. In Val Venosta in tempo d’Avvento, si tiene ancora un corteo mascherato. Il corteo presenta varie figure: ci sono i Quattro Bianchi (forse i quattro saggi), il Portatore della Lampada (la luce della fede), il Portatore del Libro (la Buona Novella), Il Portatore delle verghe (per castigare i cattivi) e il Portatore dei Doni con una gran gerla contenente regali per i grandi e i piccini. Di questi antichi retaggi fra il sacro e il profano, uniti e congiunti alla gioia della salvezza e del dono, sono simbolo anche le due feste del tempo d’Avvento: San Nicolò con il suo corteo di angeli e diavoli, e la Santa Lucia, la santa della speranza e della luce. Ma riferita alla luce è anche la sua dedicazion­e. Infatti, la sua festa, il 13 dicembre, prima dell’introduzio­ne del calendario gregoriano, cadeva proprio nel giorno del solstizio d’inverno che oggi celebriamo il 21 dicembre. Avvento significa attesa che rinasca un sole bambino a ridare fiducia nel futuro.

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