LA DOMENICA DI SANTA BARBARA E LE LEGGENDE DELL’AVVENTO
L’Avvento è la ripresa degli antichi tempi che recuperano un presente storico, come annunciato nell’Apocalisse. L’Avvento è l’attesa dell’incontro personale con l’Emmanuele (Dio con noi) attesa vissuta nella preghiera e nella vigilanza. Non so se quest’anno, riferendo sull’Avvento, riuscirò davvero a scacciare il timore che il nuovo non si rinnovi, che la speranza cristiana risolva tutte le angosce che viviamo in questo mondo di indifferenza, di solitudine, di paure. Io ci provo. Si dice che ciò che si ripete mantenga la forza di colpire. Domenica 4 dicembre, seconda domenica d’Avvento, Santa Barbara. Narra una leggenda che quando Barbara venne imprigionata per essere condotta al martirio, un ramo di ciliegio le si impigliò nella veste e lei nutrì questo ramoscello con l’acqua che le portavano da bere i suoi carcerieri. Nei giorni in cui Barbara fu condannata a morte il ramoscello fiorì. È diffusa l’usanza di tagliare rami di ciliegio il quattro di dicembre, di metterli in un vaso e di bagnarli tutti i giorni fino a Natale, giorno in cui i rami fioriranno come segnale di buon augurio. La vigilia della prima domenica d’Avvento viene un angelo che porta la corona d’avvento: quattro candele da accendere una ogni domenica e, per i bambini, un calendario che segna, giorno per giorno, l’avvicinarsi al Natale. Questo è il lato chiaro dell’Avvento il lato della domenica. Il lato oscuro dell’Avvento è il giovedì il quinto giorno, tempo di sabba, di rottura dell’ordine. È il tempo delle maschere o delle figure arcaiche che nelle valli tirolesi e trentine invadono le piazze seminando paura. Ogni giovedì del tempo d’Avvento in Val Sarentina impazzano figure mascherate che si chiamano Klökler, la cui etimologia è battere, suonare.
Nella notte si alza un antico canto rituale celtico, uomini, sembianze di alberi e di animali fatti pietra nel mistero invocano la Grande Madre che genererà il Salvatore del mondo e battono la terra e suonano i loro campanacci perché l’attesa è vigilanza e addormentarsi vuol dire non essere presenti all’irrompere del nuovo. In Val Venosta in tempo d’Avvento, si tiene ancora un corteo mascherato. Il corteo presenta varie figure: ci sono i Quattro Bianchi (forse i quattro saggi), il Portatore della Lampada (la luce della fede), il Portatore del Libro (la Buona Novella), Il Portatore delle verghe (per castigare i cattivi) e il Portatore dei Doni con una gran gerla contenente regali per i grandi e i piccini. Di questi antichi retaggi fra il sacro e il profano, uniti e congiunti alla gioia della salvezza e del dono, sono simbolo anche le due feste del tempo d’Avvento: San Nicolò con il suo corteo di angeli e diavoli, e la Santa Lucia, la santa della speranza e della luce. Ma riferita alla luce è anche la sua dedicazione. Infatti, la sua festa, il 13 dicembre, prima dell’introduzione del calendario gregoriano, cadeva proprio nel giorno del solstizio d’inverno che oggi celebriamo il 21 dicembre. Avvento significa attesa che rinasca un sole bambino a ridare fiducia nel futuro.