Bomba al Tribunale, non è terrorismo
Anarchici scagionati anche in appello. Per i giudici non ci sono prove
Nessuna prova, un processo indiziario. Non si sono evidenze che siano stati i tre anarchici a incendiare il portone del Tribunale di Rovereto. Ancora non si conoscono le motivazioni della decisione della Corte d’assise ma i tre dissidenti del gruppo anarco insurrezionalista sono stati scagionati anche in appello. I giudici, presieduti dal giudice Ettore Di Fazio, hanno confermato la sentenza di assoluzione di primo grado dei tre dissidenti Parolari, Marie Antonia Sacha Beranek e Nicola Briganti. Difeso dall’avvocato Andrea de Bertolini il trio era accusato di danneggiamento con finalità di terrorismo.
Era stata la Procura a impugnare la sentenza di primo grado del gup di Rovereto. Secondo l’accusa non c’erano dubbi sulla responsabilità dei tre anarchici.
Quella notte, era il 5 febbraio 2019, le telecamere della «Risto 3» di via Prati avevano ripreso due persone in bicicletta attraversare lavi a più o meno nell’ ora dell’ attentato, poi era comparsa la scritta, vergata di rosso, poco distante dal palazzo di giustizia di Rovereto: «Tutti liberi, fuoco ai tribunali ». Indizi, elementi, che avevano subito fatto pensare al gruppo anarco insurrezionali sta, ma la prova, secondo la Corte d’assise, non c’è.
Secondo la ricostruzione della Procurai dissidenti avevano fabbricato l’ ordigno esplosivo incendiario realizzato da quattro bombolette di gas butano avvolte tra loro con un nastro telato e collegato a un innesco compost oda un tessuto imbevuto di sostanza infiammabile, probabilmente benzina. Un ordigno rudimentale ma efficace allo scopo. «Un atto terroristico» secondo l’accusa, non ad avviso dei giudici che hanno condiviso le lunghe e articolate dissertazioni della difesa.
È caduta quindi anche l’accusa di «atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi (articolo 280 bis del codice penale ). Nell’atto, stilato dai due pubblici ministeri della Dda, era stato contestato anche il reato di danneggiamento, in quanto le fiamme sprigionate dalla bomba rudimentale avevano distrutto i pannelli in legno che sostituivano il portone di accesso al palazzo di giustizia. L’allarme era scattato alle due di notte, alcuni abitanti avevamo udito il botto e, spaventati, avevano subito allertato il 112. Pochi minuti dopo davanti al palazzo di giustizia c’erano già le macchine dei carabinieri ma degli attentatori nessuna traccia. Si erano già dileguati nel buio della notte.