Corriere del Trentino

« Rossini e Beethoven così valorizzo i solisti»

Montanari dirige l’orchestra Haydn oggi a Bolzano e domani a Trento «Per i giovani suonare insieme, ascoltarsi, socializza­re è un grande scambio»

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Per la stagione sinfonica dell’orchestra Haydn, oggi e domani due concerti diretti da Stefano Montanari. In programma l’Introduzio­ne,

tema e variazioni per clarinetto e orchestra di Gioachino Rossini con solista il primo clarinetto Marco Giani, quindi la

Sinfonia n. 1 in re maggiore op. 12, G 503 di Luigi Boccherini e infine la Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21 di Ludwig van Beethoven. Oggi l ’a ppuntament­o è all’Auditorium di Bolzano (ore 20), domani all’Auditorium di Trento (ore 20.30).

Stefano Montanari, premio Abbiati 2021, è diplomato in violino e pianoforte con la lode, ha ottenuto il diploma di alto perfeziona­mento in musica da camera all’Accademia Musicale di Firenze e quello di solista al Conservato­rio di Lugano. Per diversi anni è stato il primo violino concertato­re dell’Accademia Bizantina di Ravenna.

Montanari perché ha scelto Rossini, Boccherini e Beethoven?

«Ho pensato a valorizzar­e tutti i singoli talenti dell’orchestra. L’opera di Beethoven è stata la prima che ho suonato da violinista nella mia vi t a. L’ho però diretta di rado. In questi concerti a Bolzano e a Trento, dirigendol­a penserò anche a me, quando ero in orchestra e la suonavo con il violino. Boccherini, invece, è da sempre poco considerat­o in Italia, un po’ di più all’estero. Questa pagina che eseguiremo l’ho diretta a Toronto anni fa. Mi piacque molto quel terzo movi mento così languido. Rossini è una pagina molto virtuosist­ica, divertente, assolutame­nte rossiniana anche se, come si sa, non tutti la attribuisc­ono solo a lui».

Con lei e con l’orchestra ci sarà Marco Giani al clarinetto.

«Occasione preziosa per me, che sono anche solista in molte occasioni, ma con un altro strumento, il violino. Un solista come Giani offre spunti a un direttore per dirigere con tante possibilit­à di confronto e di arricchime­nto reciproci».

I giovani talenti portano nuova energia ai musicisti più esperti?

«Ho coordinato per anni lo “JugendsPod­ium” Dresda-Venezia, nato come gemellaggi­o tra le due città è diventato poi un progetto internazio­nale con allievi da tutta Europa, anche dell’Est europeo. Un esempio virtuoso di come suonare insieme, ascoltarsi, socializza­re, sia un grande scambio di energia reciproca. Sono stato il direttore principale per oltre un decennio. Davo il metodo, le conoscenze, in cambio ricevevo apertura mentale, curiosità».

Relazioni internazio­nali e musica. Com’è la situazione?

«Abbiamo tutti bisogno di scambio e di confronti. Nella musica anche di più. Ma prima la pandemia, ora lo scenario internazio­nale con la guerra, non stanno certo aiutando».

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Sul podio Stefano Montanari, violinista e direttore d’orchestra, allievo di Pier Narciso Masi e Carlo Chiarappa, è uno dei più esperti conoscitor­i della musica del ’600 e ‘700

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