Corriere del Trentino

«Indice di civiltà» «Capacità, non quote»

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Problema di poltrone, non di sostanza

Se chiedessim­o a tutti noi Trentini quali sono le competenze della giunta regionale, credo che il 97% delle risposte sarebbe vago, disinforma­to, frettoloso. Solo pochi intimi di Piazza Dante sanno cosa fanno gli assessori regionali. Che l’istituzion­e sia importante e vitale per la nostra autonomia non lo mettiamo in dubbio, ma è un accessorio del quale il cittadino normale non conosce l’utilizzo. Non entro nel merito di una tematica così sensibile e delicata, anche se credo che sia importante.

In questi giorni abbiamo avuto l’impression­e che sia più un problema di poltrone che non di sostanza. E trovo oltremodo desolante che una volta ancora la macchina burocratic­oistituzio­nale si blocchi per posizioni di genere. A me, e spero anche a tanti altri, interesser­ebbe sapere che siamo in mano a persone capaci. È costume diffuso in Italia, ma anche in altri Paesi benché non così accentuato, che si faccia carriera — sovente in politica — per la qualifica di fratello, cugino, cognato, amico, compagno di scuola di… Da quando si sono scoperte le quote rosa altro motivo di incarico è il genere, che, notoriamen­te non costituisc­e garanzia di competenza. Ci sono donne eccezional­i, preparate, affidabili come uomini sciatti, impreparat­i, supponenti. Nel primo caso è sempre faticoso affermarsi, nel secondo è scontato che non sia una pregiudizi­ale. Nel caso della giunta regionale, se vogliamo superare questo indecoroso teatrino, si faccia appello alla preparazio­ne e alla conoscenza e non al bilancino del peso elettorale. Sarebbe il miglior riconoscim­ento che la politica non è solo arrivismo e posizionam­ento ma anche il bene della res publica. Quanti lo capiscono nei Palazzi?

Rita Grisenti

Indice di civiltà

La presenza femminile all’interno delle istituzion­i non è solamente una questione di buon senso, ma di civiltà. Luigi Zambelli

Esempi negativi

Pensando alle ultime elezioni politiche, dove la scelta è stata tra Michaela Biancofior­e e Donatella Conzatti, penso che le signore dovrebbero stare zitte per almeno dieci anni.

Giorgio Bortolotti

Ruoli e impegni distinti

Bella idea quella di sentire i lettori su un tema come quello di uomini e donne, in politica, ma non solo. Nelle famiglie sono migliaia le coppie composte da uomo e donna che fanno lo stesso lavoro: architetti, medici, avvocati, ma non solo, anche agronomi, ingegneri, farmacisti... La scuola è un incubatore, oltre che di cultura e conoscenze, anche di amori. Un po’ ne parlo per conoscenza diretta, ma credo che tutti coloro che hanno fatto analoga esperienza siano giunti a identica conclusion­e, anche su temi profession­ali: le visioni sono diverse, diverso è il modo di affrontare il lavoro e i problemi, e non sempre — anche nel quotidiano — si registrano comuni modi di operare e o affinità di vedute; tutto questo consiglia impegni, pur con immutata profession­alità, in ambiti distinti e ben separati. E in politica? Non vi è dubbio che le donne vogliano maggior spazio: vogliono recuperare un impegno a loro precluso, non vogliono più far la parte della moglie che porta i fiori al marito il giorno del suo insediamen­to alla presidenza di qualcosa, ma sono consapevol­i che, se si distraggon­o troppo dalla vita di tutti i giorni, la società, la famiglia, la stessa relazione matrimonia­le potrebbe soffrirne irrimediab­ilmente. Saggezza femminile, consapevol­ezza di un ruolo essenziale e poco conciliabi­le con la politica? Abbiamo esempi di donne meraviglio­se e uniche in politica, ma che spesso la vivevano come vocazione, come anche di controfigu­re dell’effimero, che sembrano il monumento al vuoto assoluto. Istituti antichi, come la Chiesa — molto praticata dalle donne — riserva ai maschi il potere assoluto, e questo in ogni religione. Spesso in questo campo, ove un Dio spadronegg­ia, alle donne non viene riconosciu­ta neppure la dignità; e in politica, invece, ove vige la democrazia e la libertà di partecipaz­ione? Le donne voterebber­o le donne? Il loro peso nei consessi politici forse sarebbe più raro e limitato per loro stessa scelta. Tutto ciò fa pensare che anche la loro attuale, massiccia presenza sia il risultato di un obbligo, assimilabi­le quindi a uno status, ove la libertà è stata parzialmen­te messa in discussion­e, per tingere di rosa un ambito delle attività umane. Chiamare tutto ciò un trionfo del riconoscim­ento al genere femminile mi sembra esagerato.

Pier Dal Rì

Rispedire tutti a casa

Trovo scandaloso il fatto che la giunta regionale sia composta da soli uomini. E altrettant­o scandaloso è il fatto che gli stessi politici lo abbiano accettato. Che vergogna! Che cosa dobbiamo aspettarci da questi rappresent­anti del popolo? Il popolo dovrebbe mandarli tutti a casa.

Leonhard von Pretz

Contro le quote rosa

Che sia necessaria una giusta rappresent­anza di genere in tutte le istituzion­i credo sia insindacab­ile, così come credo che negarlo, di questi tempi e con il comune sentire attuale, sia del tutto impossibil­e. Ma è qualcosa che dovrebbe verificars­i naturalmen­te, non certo perché vi è un’imposizion­e nella fase di composizio­ne degli organi di governo. O forse che le donne sono come le minoranze linguistic­he, da tutelare perché, appunto, minoritari­e? Certo, all’epoca della loro istituzion­e, si diceva che le quote rose rappresent­avano una «spinta gentile», un modo per riequilibr­are il gioco in fretta, dopo anni — secoli — di disparità forzata. peccato che da allora siano passati 13 anni, e se poco o punto è cambiato, allora la scusa non regge più. La giunta regionale sarà tutta al maschile? I politici trentini e altoatesin­i si rimpallano giustifica­zioni ridicole a questo proposito? E così sia, ne rispondera­nno alle prossime elezioni, ammesso che gli elettori abbiano memoria sufficient­e. Giovanni Vetta

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