«L’industria è in calo fisiologico ma la vocazione non va perduta»
Imprenditori e amministrazione si interrogano sul futuro di Rovereto, che punta sul turismo
Scende l’industria e cresce il turismo. Per gli imprenditori è un «calo fisiologico» e il progetto di re-impianto divide le opinioni. Per l’amministrazione roveretana, però, non ci sono dubbi: la vocazione industriale non va abbandonata.
Rovereto e Vallagarina hanno iniziato a ragionare sullo sviluppo del loro territorio nei prossimi 10-15 anni. A tal proposito, è stata condotta un’indagine sociale per mezzo di interviste, focus group e questionari, con l’obiettivo di evidenziare le principali vocazioni del futuro. L’esperimento, promosso dal sociologo Nadio Delai, ha visto protagonisti circa cento esponenti della classe dirigenziale della società civile, in collaborazione con l’Apt di Rovereto, Vallagarina e monte Baldo. Ad emergere nel risultato finale, presentato venerdì a Nogaredo, è la percezione di «scarso dinamismo» del settore industriale a Rovereto rispetto a territori limitrofi come Trento e l’Alto Garda: solo il 37% degli intervistati considera l’industria il principale motore di sviluppo nell’attuale periodo storico. Il turismo, al contrario, si trova in testa con il 63% di preferenze, alla pari di cultura e università.
Per la sindaca di Rovereto Giulia Robol, questo studio rappresenta una «reale fotografia della voglia di sviluppo» della città: «È importante investire e crescere in ambito turistico ma la vocazione primaria è quella dell’industria, e non può essere abbandonata — afferma — i due settori devono trovare la giusta sinergia per rafforzare la possibilità di occupazione». La percezione di calo industriale emerge dal risultato dei questionari: il settore era al primo posto negli anni Cinquanta e Sessanta per l’80% degli intervistati. Mentre, in riferimento ai giorni nostri, solo il 37% crede ancora che l’industria possa trainare l’economia locale verso uno sviluppo. Per Antonello Briosi, fondatore dell’ azienda Metal sistem, questa tendenza rappresenta semplicemente un dato di fatto: «Ritengo che sia una questione storica ed è naturale che nelle varie epoche emergano diverse vocazioni— continua — L’industria tra gli anni Cinquanta e Sessanta aveva prospettive diverse e c’era una maggiore propensione verso questo settore. Oggi credo che si tratti solo di un naturale assestamento». Il risultato dell’indagine, inoltre, sottolinea che per il 73% degli intervistati le piccole aziende «stentano a costruire un tessuto competitivo». In questo senso, anche Franco Balter, titolare dell’azienda Iperprofil, conferma il cambiamento di rotta: «Rispetto a qualche decennio fa il settore ha perso il suo smalto, non c’è dubbio. Le piccole e medie imprese cercano di difendersi con i denti, mentre il turismo è sempre più centrale anche a Rovereto, vista la presenza di musei e palazzi storici». La necessità di «tornare a essere un territorio attrattivo» è una delle priorità del Comune di Rovereto: «Il calo demografico è un dato di fatto e per garantire forza lavoro dobbiamo essere attrattivi anche per chi proviene dall’esterno — spiega la prima cittadina — Serve un modello di sviluppo industriale a portata di famiglia per cercare di trattenere le persone nel nostro territorio: il piano strategico deve partire dalla valorizzazione di ciò che è vocazione».
«Pescare dall’esterno» rappresenta un’esigenza per il 64% degli intervistati. Così, i curatori dell’indagine hanno lanciato l’idea di un progetto di «re-impianto di imprese industriali medie per sostenere le piccole realtà e creare tessuto». Una strategia per ora solo abbozzata ma che sembra già dividere le opinioni. «Reimpiantare un’impresa non è come costruire un condominio — ironizza Briosi — Mi sembra che sia un’idea un po’ utopistica e forzata: devono esserci i presupposti. Viviamo in una valle piccola, quindi ritengo che lo sviluppo di nicchie eccellenti sarebbe più f at t i bil e, intelligente e produttivo». Per Balter, invece, un eventuale reimpianto «potrebbe essere una valida soluzione per poter ampliare le opportunità all’interno del territorio». La sindaca Robol intravede le potenzialità in un «progetto comunque complesso»: «Serve un reimpianto solido nel tempo e non passeggero. Dovremo confrontarci con esperti per studiare eventuali modelli e affinare gli strumenti per realizzarlo».