«Sanità, dialogo con Bolzano per spingere sulla qualità»
Tonina indica le sfide dei prossimi cinque anni: «Investire di più sulla prevenzione nelle scuole Anziani, in Rsa solo i non autosufficienti»
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Obiettivi Dobbiamo essere attrattivi in primo luogo per i professionisti trentini
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Il nodo Punti nascita, i dati di inizio anno non sono buoni: valuteremo cosa fare
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Visioni Liste d’attesa e pronto soccorso sono le due priorità su cui stiamo lavorando
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Consiglio In Aula ci sono rapporti distesi Un clima che agevola il mio incarico
TRENTO Le prime settimane del suo mandato le ha passate a incontrare medici, infermieri, d i r i g e n t i . Gi r a n d o p e r g l i ospedali trentini, ma anche sedendosi al tavolo del confronto con le parti sindacali e le consulte di settore. «È stata una fase positiva» ammette l’assessore provinciale alla sanità Mario Tonina. Che nell’agenda si è segnato i punti caldi da affrontare, partendo da liste d’attesa e pronto soccorso intasato. Per poi guardare oltre. Scommettendo sui giovani, sulla sanità territoriale. E sul dialogo con Bolzano: «Sui temi strategici — rilancia Tonina — le due Province dovrebbero promuovere sinergie per puntare a una maggiore qualità». Un obiettivo che a marzo verrà discusso con il collega altoatesino Hubert Messner. Sempre che l a maggior a nz a b o l z a ni na non perda altri pezzi.
Assessore Tonina, partiamo d a l s uo v i a g g i o ne g l i ospedali. Com’è andata?
«È stato un passaggio positivo, importante. Ho incontrato solo una rappresentanza del personale sanitario, ovviamente, ma ho percepito quanto sia stato prezioso per loro il semplice fatto che l’assessore li abbia incontrati e ringraziati. Anche perché ho capito che a volte il personale non si sente gratificato e considerato abbastanza. Ho incontrato persone che fanno il loro lavoro con passione: medici, infermieri, operatori soci o- s anit ar i . Gli anni dell a pandemia hanno dimostrato quanto il personale sanitario, anche se messo a dura prova, sia riuscito a fare la differenza con professionalità e soprattutto umanità».
E p p ure i p ro b l e mi non mancano: in questi giorni si è parlato molto dei dati relativi alle dimissioni del personale sanitario.
«Sono dati che però vanno letti allargando la prospettiva e co ns i der a ndo i l per i odo pre-pandemia. In questo modo, il quadro cambia: se analizziamo il periodo compreso tra il 2019 e il 2023, l’incremento del numero degli infermieri è di 130 unità, quello dei medici di 36 unità. Certo, al di là dei numeri, è importante la parte economica, sulla quale abbiamo già dato un segnale».
Rimane il nodo della difficoltà nel reperire personale.
«Su questo stiamo provando ad avere uno sguardo lungo: nel piano triennale della formazione abbiamo riservato delle risorse per far sì che nell’orientamento scolastico si valorizzino i percorsi di formazione che portano verso le professioni sanitarie, vista la nascita anche della Facoltà di Medicina. Ne ho parlato con l ’ Ord i n e d e i medi c i e con
quello degli infermieri e ci stiamo lavorando con la collega di giunta Francesca Gerosa».
Si punta sui giovani trentini insomma.
«Sì. Sono convinto che per essere competitivi e per riuscire a garantire continuità alle strutture dovremo essere attrattivi innanzitutto per i giovani trentini. Chi è nato qui e abita in Trentino garantisce maggiore qualità rispetto a una persona che arriva da fuori provincia. Ma per essere attrattivi serve anche un altro aspetto».
Prego.
«Servono figure di vertice in grado di far crescere una squadra all’interno dei reparti. E noi primari di qualità ne abbiamo: nei nostri ospedali lavorano figure riconosciute per la loro alta professionalità. Tornando ai giovani, c ’è anche un altro aspetto fondamentale».
Quale?
«Quello della prevenzione. Oggi dobbiamo fare i conti con due fenomeni: la denatalità e l’invecchiamento. Se investiamo sulla prevenzione, entrando nelle scuole, in prospettiva riusciremo a risparmiare risorse necessarie per le cure. La prevenzione è dunque prioritaria».
All’inizio del suo mandato i temi che sono stati posti subito sul tavolo sono quelli delle liste d’attesa e del sovraffollamento del pronto soccorso. Come si sta muovendo per risolverli?
«Il Covid ha creato ritardi, ha gonfiato le liste d’attesa, ha affaticato il pronto soccorso. Sono questioni alle quali voglio dare risposta. Lo dico con forza: è chiaro che non posso accettare che per una visita si debbano aspettare mesi. Dobbiamo migliorare. Per questo ho dato un input preciso all’Azienda sanitaria, che a breve presenterà le soluzioni per provare a invertire la tendenza. In un percorso che avrà anche nei medici di medicina generale un tassello fondamentale».
In che modo?
«Ne ho discusso con le sigl e s i ndacali . L’o bi e t t i vo è quello di fare in modo che i medici di medicina generale tornino a svolgere un ruolo strategico. Riducendo il peso della burocrazia, i medici potranno concentrarsi di più sul loro lavoro. Prescrivendo una visita quando è necessaria — e trasmettendo ai cittadini una maggiore consapevolezza dell’appropriatezza delle visite — ma anche intercettando quelle richieste che oggi finiscono magari in pronto soccorso come codici bianchi o verdi».
Pensa a un pagamento per i codici più bassi?
«Non credo che arrivare alla previsione di un pagamento sia la soluzione».
Negli obiettivi di legislatura c’è anche l’Azienda sanitaria universitaria territoriale. In cosa consiste?
«Nella valorizzazione della sanità territoriale. Il ruolo del nuovo Polo ospedaliero universitario di Trento e della cittadella della formazione sanitaria rimarrà forte. Ma poi saranno presenti dei punti di eccellenza sul territorio negli ospedali di valle, con personale qualificato. Lavorando anche sulla telemedicina e sul teleconsulto».
Gli ospedali di valle sollevano il tema dei punti nascite. Rimarranno?
«Dall’inizio dell’anno le cose non vanno proprio bene. Mi sono confrontato con il governatore Maurizio Fugatti, che sui punti nascita ha sempre investito rispettando tutti i criteri di sicurezza. Nei prossimi mesi approfondiremo la situazione con la giunta e poi con i due territori coinvolti. Sulla base dei numeri, decideremo il da farsi».
C’è la visione territoriale, ma anche quella che guarda all’esterno del Trentino.
«Il prossimo mese mi incontrerò con il nuovo assessore alla sanità dell’Alto Adige. Sono convinto che, su alcuni temi strategici, due Province autonome con un milione di abitanti riuscirebbero a garantire maggiore qualità se portassero avanti sinergie. Penso a cardiochirurgia. Ma anche protonterapia: noi abbiamo un centro che Bolzano non avrà mai. Ma che non usa, perché ha scelto di rivolgersi a Innsbruck. Io proverò a spingere verso un dialogo e verso azioni comuni da promuovere. Dobbiamo fare massa critica, dobbiamo collaborare».
Prima parlava di i nvecchiamento. Il tema degli anziani è centrale: le liste d’attesa per l’ingresso nelle Rsa sono lunghe.
«E non riusciremo a dare risposta a tutti. Per questo dobbiamo guardare ai modelli del Nord, della Danimarca. Evitando che le persone autosufficienti entrino in Rsa: per loro dobbiamo trovare altre forme di sostegno, che costino di meno ma che garantiscano servizi e assistenza».
Lei è anche assessore con delega ai rapporti con il consiglio. Com’è il clima?
«È un incarico che mi viene facile. Ma trovo grande disponibilità da parte dell’attuale opposizione. I rapporti sono distesi».