Corriere del Trentino

Dego, la star del violino Due eventi con l’Haydn

L’artista a Bolzano e Trento: in scena all’ottavo mese di gravidanza

- Lucia Munaro

Nella stagione sinfonica della Fondazione Haydn di Bolzano e T re n to , doppio appuntamen­to, marte a Bolzano (ore 20) e mercoledì a Trento (20.30), con l’orchestra Haydn, diretta per la prima volta da Markus Stenz che incontrerà la spirituali­tà del flautista portoghese Prashantam. L’orchestra eseguirà poi il Concerto per violino e orchestra di Ferruccio Busoni e la Sinfonia n. 2 in do maggiore op. 61 di Robert Schumann. Protagonis­ta dei concerti, la violinista italo-americana Francesca Dego, solista nel Concerto di Busoni. Cresciuta tra l’Italia e gli Stati Uniti, ha cominciato a 3 anni a suonare il violino. E si è esibita con orchestre prestigios­e in tutto il mondo.

Francesc a Dego, Busoni soprattutt­o a Bolzano, è conosciuto più per le composizio­ni per pianoforte che per il violino.

«È vero, Busoni è stato il più grande virtuoso italiano del pianoforte, era legato soprattutt­o a quello strumento. Io ho voluto eseguire il suo concerto per violino per omaggiarlo nel centenario della morte. È un piccolo gioiello, suonato troppo poco e ha dei legami con il concerto per violino e orchestra n. 1 di Brahms che amo visceralme­nte. Ho registrato anche un cd, uscito proprio in questi giorni, con entrambi i concerti. Quello di Brahms ha avuto tanti interpreti, ma è la prima volta che viene inciso da due donne. Io nella parte solista e la BBC Symphony Orchestra con la direzione di Dalia Stasevska. È un’ulteriore barriera che cade».

Il suo repertorio è molto vasto, c’è un compositor­e o un brano che predilige?

«Sicurament­e il concerto per violino e orchestra di B ra hmsèunbran oche ho sempre amato. Ma amo ogni volta quello che sto suonando in quel momento. Ci si dedica così a fondo ad un brano, che ti entra nel cuore».

Un’emozione particolar­e che ricorda?

«Suonare e registrare la musica di Paganini sul Guarneri del Gesù del 1743 che gli è appartenut­o, conservato ora a Genova. Ogni strumento nel timbro ha l’impronta particolar­e di chi lo ha suonato per molto tempo e Paganini aveva suonato per quarant’anni il suo Cannone, che ha ancora i graffietti della sua unghia. Avevo un timore reverenzia­le nel suonarlo».

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Ha già suonato con chestra Haydn?

«Sì, nel 2008. Allora suonai un concerto di Mendelsohn. È stata una delle prime orchestre a darmi fiducia, per questo ho voluto eseguire il concerto di Busoni, che ho già suonato più volte all’estero, ora per la prima volta in Italia con la Haydn».

A che età ha cominciato a suonare il violino?

«Già a tre anni, con mio padre violinista dilettante, ma poi visto che preferivo rotolarmi sul pavimento, i miei hanno atteso ancora un anno. Poi non l’ho più lasciato».

Le è mancato qualcosa dell’infanzia, cominciand­o così presto?

«No, è stato tutto molto naturale, i miei non erano musicisti e non mi hanno spinto eccessivam­ente. Presto è diventata una mia ambizione, è uno strumento che amo. Certo devo dedicare molte ore allo studio, lo paragono all’impegno di un atleta. E mi ha fatto conoscere tanti amici nel mondo, sono fortunata. Grazie al violino ho incontrato anche mio marito, il direttore d’orchestra Daniele Rustioni. E tra poco nascerà nostra figlia».

È all’ottavo mese di gravidanza, non le pesa suonare in concerto ?

«La bimba dovrebbe nascere a fine aprile e continuerò i concerti fino a marzo. Suonare non mi pesa, anzi il pensiero di condivider­e la musica con lei in grembo, che ascolta ogni nuovo brano, è un’emozione in più. Solo i viaggi e gli spostament­i sono un po’ faticosì».

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