ANDREA FONTANARI Visioni e scorci di vita Tutto può diventare arte
Alla Boccanera Gallery di Trento l’omaggio all’artista trentino Grandi (e piccoli) dipinti allestiti come un unico gigantesco murale
Un paio di calzini a righe rosa e nere campeggiano in un primissimo piano ravvicinato. Sono ai piedi di una ragazza senza volto e su di loro aleggia un mistero: qual è la ragione dell’importanza che sembrano meritare in questo imponente dipinto di due metri per due? Allo stesso modo, in un’altra tela, ancora più grande, le mani di una persona il cui volto non si vede, forse uomo, compiono un gesto di cui non sapremo mai lo scopo. Andrea Fontanari è l’autore e i dipinti si trovano all’interno della mostra The monumental ordinary, titolo della personale da Boccanera Gallery di Trento (da oggi all’11 maggio), che raccoglie op eredi gran deformato, nuove e recenti.
Un progetto espositivo inedito, dove le opere formano architetture semichiuse che interagiscono con gli spazi della galleria, percorribili e fruibili da diversi punti di vista. In mostra anche lavori di piccolo formato, che fanno comprendere come l’artista si senta a proprio agio nell’esprimersi senza farsi condizionare dalle dimensioni della tela.
Trentino, classe 1996, Fontanari ha scelto da subito la pittura come mezzo privilegiato di espressione e, non ancora trentenne, conta già importanti riconoscimenti. Giorgia Lucchi Boccanera in occasione di questa mostra ha voluto dare corpo alla sua singolare idea, con un’installazione in un sorprendente allestimento per il quale si è confrontata con l’architetto Mariano Pichler.
«Vistala grande dimensione delle op eredi Andrea Fontanari – spiega la gallerista Boccanera –, ho intuito che poteva nascere un allestimento monumentale, sfruttando le dimensioni delle tele per costruire con loro delle vere e proprie pareti. L’intenzione è di mettere il visitatore di fronte a un immenso murale senza soluzione di continuità. L’idea di questo allestimento spettacolare è stata anticipata ad Artissima a Torino lo scorso novembre 2023 dove una parete dello stand era composta da un grande quadro di Fontanari, cosa che ha affascinato e colpito il pubblico e gli addetti ai lavori di ogni nazionalità.»
I grandi dipinti formano quindi architetture in relazione con quella della galleria che le ospita, percorribili e fruibili da diversi punti di vista, accogliendo al loro interno altre opere di piccolo formato.
I calzini a righe come le mani dello sconosciuto, accanto all’uomo che corre non sappiamo dove, così come le inedite visioni che derivano da punti di vista drammaticamente scorciati e inaspettati, capaci di rendere sorprendente e scultorea persinola tazza di un wc nera: tutto può diventare monumento.
«I soggetti egli oggetti rappresentati–fa notare Giorgia Lucchi Boccanera - sono tratti dalla quotidianità
❞
Amo dipingere quello che vivo e quello che mi circonda: il privato diventa pubblico, la sfera intima della quotidianità esibita
dell’artista e da quella altrui, questi vengono inseguitoriportati su tela, spettacolarizzati e nobilitati a protagonisti assoluti della scena ».
Partendo da un approccio quasi iperrealistico, Fontanari approda poi a una pittura dallo stile energico e vitale, dove le grandi pennellate rispondono a un’energia creativa vigorosa. Il suo occhio indaga nella quotidianità per sollevare quel velo di banalità con cui l’abitudine la copre.
«Font a nari–conclude Giorgia Lucchi - ci costringe a prendere atto di quanto si dia per scontata, in maniera inconsapevole, la reale essenza intrinseca delle cose che ci circondano, abitano il nostro mondo e lo rendono potenzialmente un’immensa fonte di stimoli, gioia e speranza»
« The monumental ordinary – racconta Andrea Fontanari - raccoglie lavori di grandi e piccole dimensioni, installati in maniera inusuale per creare degli spazi percorribili: un modo per enfatizzare ciò che rappresento nei dipinti, dove il privato diventa pubblico, la sfera intima della quotidianità diventa esi bit a, rispondendo al nostro desiderio collettivo di seguire ed essere parte dei momenti intimi degli altri. Vorrei invitare il pubblico a entrare in empatia con il soggetto e a pensare a come ci si sente a essere il soggetto/oggetto. Amo la storia della pittura, ma più di tutto amo dipingere la mia vita e ciò che mi circonda, volevo farlo in un modo consapevole e che rendesse consapevole anche chi si trova a guardare l’opera».