Corriere del Trentino

La città custodisce 18 alberi monumental­i

Mappate le «cattedrali verdi»: il più vecchio è il platano ibrido di via Santa Croce piantato nel 1835 Si punta ad aggiungern­e altri 10

- Ma. Gio.

Il più antico è praticamen­te i n ce nt ro s to r i co. E «osserva» la vita cittadina da quasi due secoli: il platano ibrido di via Santa Croce è lì dal 1835. Piantato nel luogo dove, allora, iniziava il viale Al Fersina, poi diventato Corso Tre novembre. Poco più «giovane» è il cedro dell’Himalaya del parco Gocciadoro, piantato nel 1861 da Pietro Bernardell­i per l’Unità d’Italia.

Attualment­e, in città, sono 18 gli alberi che sono stati riconosciu­ti come «monumental­i»: piante maestose, di pregio, con valori storici e culturali tali da diventare un vero e proprio patrimonio «verde». Un patrimonio — tra le 18.400 pi a nte ce ns i te a Tre nto — spesso nascosto, i gnoto a i più. Ma che è prezioso e deve essere tutelato. «Sono piante che assomiglia­no a cattedrali vegetali» ha spiegato ieri il sindaco Franco Ianeselli, presentand­o la mappa degli alberi monumental­i i nsi e me a Giovanna Ulrici e Ylenia Inama dell’Ufficio Parchi e giardini. «Vecchi patriarchi — li ha definiti ancora il primo cittadino — sopravviss­uti a guerre e fulmini, al traffico e al cemento».

Ma quali sono e dove sono questi monumenti verdi? Oltre al cedro del parco Gocciadoro e al platano di via Santacroce, la mappa spazia praticamen­te su tutto il territorio comunale: in Lungadige Sanseverin­o il filare di platani ibridi (alcuni dei quali hanno fusti con circonfere­nza superiore ai 600 centimetri e superano i 30 metri di altezza), a Cortesano vicino alla chiesa di Sant’Antonio un bagolaro, a Maderno in via dei Bergamini un tiglio nostrano, in largo Pigarelli un pioppo nero, in via San Francesco un platano ibrido, in via Madruzzo al liceo Da Vinci un cedro dell’Himalaya, a Villazzano in vi a Ferrandi (Villa O’ Santissima) una sequoia gigante, tra via Romagnosi e via Torre Verde un platano ibrido, alla Vela in via alla Scala (villa De Lorenzi) un cedro del Libano, in via Vannetti vicino al Palazzo della Provincia un platano ibrido, a Sardagna sulla strada provincial­e 85 un castagno e u r o p e o , a Povo in piazza Manci una sequoia gigante, a passo del Cimirlo un ciliegio selvatico, a Malga Brigolina un faggio, a Povo una sequoia gigante, a Maderno un ippocastan­o.

Ma il capoluogo non si ferma. E per il futuro punta ad allungare l’elenco con altri dieci esemplari: al parco di Gocciadoro un albero dei tulipani, in piazza Dante un olmo montano, a Villa De Mersi un cipresso comune, nell’a rea tra le sponde di Adige e Adigetto e via Sanseverin­o due esemplari di pioppo nero, alla badia di San Lorenzo un albero dei tulipani, in piazzale De Gasperi due cedri dell’Himalaya, al giardino di Maso Ginocchio un olmo campestre, al cavalcavia di San Lorenzo un carpino nero.

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A sinistra il platano piantato nel 1835 in via Santa Croce e che un tempo segnava l’inizio di viale Al Fersina A destra il cedro dell’Himalaya piantato nel 1861 al parco di Gocciadoro
Storici A sinistra il platano piantato nel 1835 in via Santa Croce e che un tempo segnava l’inizio di viale Al Fersina A destra il cedro dell’Himalaya piantato nel 1861 al parco di Gocciadoro
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Vista fiume I platani del filare su Lungadige Sanseverin­o sono alberi monumental­i: alcuni hanno un’altezza che supera i 30 metri

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