Com’è claustrofobica questa famiglia in attesa
Al Teatro Studio al Comunale di Bolzano di scena «4 5 6» di Mattia Torre L’attrice Pellegrino: «Man mano si viene rapiti dal linguaggio, un grammelot»
Viaggia sul filo sottile del non detto l’ironia grotte s ca c h e p e r me a lo spettacolo 456 in scena, domenica alle 20.30, sul palco del Teatro Studio al Comunale di Bolzano. Il Teatro Stabile, nella stagione di prosa contemporanea regionale, ospita una co mmedi a g r a f f i a n te scritta dall’autore, sceneggiatore e regista Mattia Torre, scomparso nel 2019 a soli 47 anni. La sua eredità artistica viene raccolta da Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pellegrino e Giordano Agrusta che portano sulle quinte la produzione di Marche Teatro, Nutrimenti Terrestri e Walsh.
«Protagonista della pièce è una famiglia composta da padre, madre e figlio che vive in una valle isolata di un luogo imprecisato del nostro Paese - anticipa l’attrice Cristina Pellegrino -. I personaggi utilizzano una miscela di dialetti, principalmente del sud Italia, derivazioni latine e spagnole e parole inventate: una sorta di grammelot, ma comprensibile, che fa sì che il pubblico in sala rimanga inizialmente spiazzato». Costruito magistralmente, grazie alla genialità dell’autore, lo spettacolo si disvelerà lentamente sotto gli occhi degli s p e t t a to r i . «Man mano si entra nel microcosmo di questa famiglia e si viene rapiti dal linguaggio, in un divertissement che trasporta lo s p e t t a to re in un mondo parallelo – spiega Pellegrino -. È molto bello dal palco sentire l’energia che arriva dal pubblico ormai avvinto». Tutto ruota attorno all’arrivo di un quarto personaggio che, secondo il padre, segnerà una svolta nella loro vita. «Cosa deve fare questo funzionario comunale non viene mai specificato, moglie e figlio non lo sanno, così come lo spettatore, fino alla rivelazione finale – premette l’attrice -. 456 si anima nel tentativo di organizzare una cena luculliana che accolga l’ospite con tutti gli onori perché esaudisca il desiderio del capofamiglia. È una famiglia tradizionale, con un padre padrone, burbero nei modi e nei toni, con la madre cucina, costretta a cucinare decine di pietanze per far sentire accolta questa figura kafkiana».
Un clima surreale e grottesco in cui ciascuno cova un suo personale obiettivo. «Il mio personaggio, la madre, ha delle mire nei confronti dell’ospite, la cui moglie francese ha da anni “in ostaggio” una sua teglia che non le ha mai restituito - rivela Pellegrino -. Sono personaggi che vivono isolati, hanno paura di tutto e si comprimono in piccoli desideri castrando il loro futuro e quello del figlio, che vorrebbe fuggire da questa situazione opprimente per and a r e a Ro ma , ma r i ma r r à schiacciato dalle dinamiche familiari». In una girandola di alleanze, vendette e violenze anche fisiche, lo spettacolo trova il modo di essere soprattutto divertente. «Grazie all’effetto straniante è un testo comico: i personaggi vivono in modo drammatico le loro esasperazioni sul nulla e questo rende tutto divertente. Ma le relazioni familiari, che dovrebbero farci sentire a nostro agio, capiti e accolti, concentrano invece frustrazioni, desideri inespressi e paure, generando sopraffazione e infelicità nonostante l’amore».