Soldati «Bozen», la verità
Dino Messina ricostruisce l’attentato di via Rasella e la strage delle Fosse Ardeatine. Nel libro i retroscena sul reggimento altoatesino decimato
«Nel pomeriggio del 23 marzo 1944 elemen t i c r i mi n a l i hanno eseguito un attentato con lancio di bombe contro una colonna tedesca in transito per via Rasella. In seguito all’imboscata, trentadue uomini della polizia tedesca sono stati uccisi e parecchi feriti. Il comando tedesco ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato siano fucilati dieci criminali comunisti badogliani». Così l’Agenzia Stefani comunicò la notizia e quanto feroce sarebbe stata la rappresaglia nazista, due giorni dopo l’attentato.
Il giornalista del Corriere della Sera Dino Messina ripercorre quei f at t i , la loro preparazione e quel che seguì nel libro Controversie per un massacro. Via Rasella e le Fosse Ardeatine. Una tragedia italiana (Solferino, 240 pagine, 17 euro).
Messina racconta, facendo luce sulla verità storica, l’attentato di via Rasella, il 23 marzo 1944, della Resistenza, contro una colonna tedesca in t r a ns i to , l a Compagnia «Bozen» composta da altoatesini. Fu il più sanguinoso e clamoroso attentato urbano anti-tedesco in tutta l’Europa occidentale, con 32 morti
Tante negli anni le polemiche su questa vicenda, Norberto Bobbio negli anni Settanta parlò di terrorismo, nel 2023 in cui il presidente del Senato La Russa definì i morti di v i a Rasel l a « Una banda musicale di semi pensionati altoatesini mezzi tedeschi e mezzi italiani».
Ma chi erano i 32 morti dell ’ 1 1 ° compagnia del re ggi - mento Polizei SS Bozen?
Su questo Messina precisa: «Non erano musicisti né Ss e il più giovane aveva 26 anni. Era una forza di polizia che girava con il colpo in canna, pagata più dei soldati, divenne Ss solo qualche mese dopo l’attentato. Rendermi conto di quanta sia la disinformazione su quel fatto mi ha portato a fare chiarezza sull’attentato di cui avevo scritto già nel ’97 nel libro C’eravamo tanto odiati, intervistando l’ex repubblichino Carlo Mazzantini e l’ex gappista Rosario Bentivegna, il finto netturbino che piazzò l’ordigno in via Rasella. I Bozen, disse Antonello Trombadori, già prigioniero dei nazisti in via Tasso, furono vittime due volte: per la bomba e in quanto obbligati a vestire quella divisa come volontari».
Il saggio di Messina dedica una ventina di pagine ai quattro bat t a gl i oni a l to a te s i ni (diecimila uomini), con compiti di sicurezza, sorveglianza dei presidi militari italiani e lotta ai partigiani. Per raggiungere Roma dalla caserma di Gries, dove il 30 gennaio 1944 avevano fatto giuramento, ci misero sette notti (sui bus della Società autotrasporti delle Dolomiti). Il 23 marzo nelle soffitte del Viminale dov’erano alloggiati, il loro comandante tedesco si sentì rispondere «nein» («no») quando ordinò la rappresaglia per vendicare i commilitoni morti in via Rasella. Non fu l’unico rifiuto altoatesino all’autorità nazista, ricorda Messina, perché nel ’45 il reggimento di polizia Brixen formato da italiani, al giuramento di fedeltà a Hitler per due volte fece scena muta finendo così in prima linea sul fronte russo. Ricostruendo la vicenda, inclusi i processi ai responsabili delle Fosse Ardeatine (Kesselring, Mälzer, Mackensen, Kappler e Priebke), Dino Messina anche con testimonianze inedite, si sofferma su chi aiutò gli antifascisti. «Mezza Roma nascondeva l’altra metà, disse il criminale di g u e r r a Re i n e r Stahel. E poi c’era il Papa. E’ falso dire che Pio XII non aiutò ebrei e partigiani: diplomaticamente preferiva non aizzare il cane rabbioso e riteneva che il massimo delitto sarebbe stato portare la guerra a Roma. Per il libro ho anche sentito Giovanni Coco, l’archivista che ha trovato la lettera con cui il Papa seppe delle migliaia di ebrei mandati ogni giorno nei forni: nel ‘42 non intervenne, ma poi riuscì a salvare un migliaio di ebrei romani».
Dino Messina, per 30 anni al Corriere della Sera per cui collabora con articoli di attualità e cultura e per cui cura il blog La nostra storia, ha scritto diversi l i bri, tra cui Salviamo la Costituzione italiana (2008), Dalle foibe all’esodo: una ferita aperta nella storia italiana (2019) e La storia cancellata degli italiani.