Tonina: «I numeri quest’anno sono peggiori rispetto al report I privati ci hanno aiutato ma non siamo la Lombardia»
L’analisi di Valduga (Campobase) e Demagri (Casa Autonomia) «Nelle valli i temi sono la sicurezza e la qualità, non l’economia»
La relazione della Corte dei conti sul bilancio dell’Apss è arrivata sulla scrivania dell’assessore Mario Tonina. E anche lui si interroga sul ruolo dei liberi professionisti e sui punti nascita di Cles e Cavalese.
« L’a nali s i della Corte dei conti si riferisce al 2022. Il dato di oggi è peggiore. Se si conferma il trend registrato alla fine di aprile, a Cavalese avremo più o meno i parti dell’anno scorso. A Cles si fermeranno a 70 o 80 nascite». Il timore per le donne è di non essere seguite abbastanza: «Sono gli stessi professionisti che dicono loro di andare a Trento o Rovereto, se c’è il dubbio di essere seguite maggiormente. Se devi partorire in sicurezza devi andare al Santa Chiara o a Rovereto, non a Cles o Cavalese», afferma. Per cui, non resta che tirare un bilancio: «La questione dei punti nascita periferici l’ho ereditata dalla precedente amministrazione — conclude Tonina — Non dico che domani mattina saranno chiusi, ma c hi e do di f a re a pprofondimenti e verifiche. Poi, ce lo dobbiamo dire: quei punti rimangono aperti per i gettonisti». E le poche nascite rendono difficile trovare medici da assumere: «Se sei giovane vuoi poter far numeri, perché la tua professi onali t à dipende da questo».
Qui si apre il tema dei privati nella struttura. «La sanità deve rimanere pubblica — afferma l’assessore — ma in certi casi servono privati seri che sappiano lavorare e che garantiscano mobilità attiva». Questo, dice, vale in generale non solo in ginecologia e ostetricia. «Il 2022 è stato un anno di Covid. Se i convenzionati non ci avessero aiutato, le liste sarebbero più lunghe. Ai privati andranno al massimo 80 mi
nd lioni: non siamo la Lombardia».
I dati economici — Cavalese e Cles sono costati rispettivamente 4 e 3 volte Trento per costo unitario medio, con una resa, rispettivamente di 132 e 242 parti a fronte dei 500 minimi per legge — non impressionano l’opposizione. «Il tema è da sviluppare in termini di sicurezza, non di costi— afferma Francesco Valduga (Campobase) — Le risorse si devono allocare in modo da fornire un servizio di qualità e sicurezza, per non avere trentini di serie A e trentini di serie B. Sono convinto che facendo ciò le prestazioni costerebbero meno». Visione simile a Paola Demagri (Casa Autonomia), che aggiunge: «Se a Cles non trovo lo stesso professionista due volte, non mi sento seguita e vado altrove». Nella lettura di De magri questo è amplificato dal fatto che igett on is ti
Degasperi (Onda) «Dopo la chiusura dei reparti di ostetricia, gli ospedali di Arco e Borgo sono declinati»
continuano a ruotare. Cosa che, peraltro, non permette alle equipe di trovare l’affiatamento, necessario in caso di emergenza. Per cui conclude: «Se ragionassi da opposizione direi di tenere tutto aperto. Ma l’ utenza sta dando segnali: non si sente sicura».
Né Valduga, né Demagri demonizzano il ruolo dei medici intramoenia. Il primo propone dei fondi pubblici per aiutare le persone costrette dalle liste d’ attesa a rivolgersi al convenzionato. La seconda sostiene che il medico privato permetta una fidelizzazione positiva soprattutto nei casi di malattie croniche. Il problema sarebbe semmai nell’impossibilità peri cittadini di scegliere liberamente a chi rivolgersi, pubblico o privato.
Filippo Degasperi (Onda) è di diverso avviso. «Ci sono dei primari che guadagnano 170 mila euro da dipendenti e 160 mila in intramoenia. Dove trovano il tempo?». Per cui, per sfoltire le liste d’attesa, propone di limitare il numero delle visite intramoenia favorendo quelle divisionali. E sui punti nascita osserva: «Gli ospedali di Arco e Borgo sono declinati dopo la chiusura dei punti nascita. Ai 500 parti non ci arrivi con i gettonisti, per cui farei il tentativo non fatto in questi anni di portare lì il personale. Già cinque anni fa i dirigenti di Apss mi dicevano che quei punti sarebbero morti“di asfissia” per mancanza di medici».