Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Coop, stanziati i fondi «Ma non sono arrivati»

L’allarme degli operatori: «Il Veneto avanza 52 milioni». Baretta: «Li avrete a breve»

- Di Michela Nicolussi Moro

I soldi per le cooperativ­e che accolgono i profughi, e sono in arretrato da sette mesi, sono stati finalmente stanziati. Nel decreto fiscale collegato alla manovra finanziari­a e pubblicato due giorni fa in Gazzetta Ufficiale figurano 600 milioni di euro «a favore dei Comuni in materia di accoglienz­a». Esattament­e quelli che, in alcuni casi già da settembre 2015, le cooperativ­e stanno anticipand­o di tasca loro. Il Veneto in particolar­e aspetta circa 52 milioni. Si tratta dei famosi 35 euro al giorno a rifugiato corrispost­i dal Viminale agli operatori impegnati a fornire vitto, alloggio, corso di italiano e assistenza burocratic­o-legale ai richiedent­i asilo.

Tecnicamen­te questi soldi quando arriverann­o nelle casse degli interessat­i? «E chi lo sa? — allarga le braccia Loris Cervato, responsabi­le del Sociale per Legacoop Veneto — La situazione è complicata. Anche se ufficialme­nte le risorse sono state stanziate dal governo, nessuno ci dice quando potremo disporne: le prefetture ci rimandano al ministero dell’Interno, dal quale però non abbiamo ricevuto comunicazi­oni. In queste condizioni possiamo resistere al massimo un altro mese: le cooperativ­e hanno un’esposizion­e bancaria tale che o la situazione si sblocca subito o non potranno partecipar­e ai bandi emessi dalle prefetture per la sistemazio­ne di ulteriori migranti in arrivo».

E non è un problema da poco, visto che tra martedì e oggi stanno approdando nel Veneto altri 460 richiedent­i asilo, che portano il totale dei presenti a 13.226. Ma se i finanziame­nti non giungerann­o a giorni, le strutture responsabi­li potrebbero faticare a continuare ad assistere anche i rifugiati già a loro carico. «Il sistema è in procinto di andare in blocco — conferma Cervato —. Noi siamo tra l’incudine e il martello: da una parte dobbiamo rispettare le convenzion­i già essere pena l’accusa di interruzio­ne di pubblico servizio, dall’altra non abbiamo più soldi. Rischiamo di dover favorire l’opzione che abbiamo sempre avversato, cioè il ricorso a poco personale. Purtroppo è l’unico modo per mantenere un po’ di liquidità in cassa».

Potrebbe non decollare dunque il recente accordo tra Viminale e Anci per l’accoglienz­a diffusa. «Se i soldi non arrivano, difficilme­nte ci sarà qualcuno che si farà avanti per partecipar­e ai bandi pensati nell’ottica del superament­o degli hub, come Bagnoli e Cona — osserva Maurizio Trabuio, presidente della «Casa a colori», presidio storico a Padova per l’accoglienz­a dei profughi, e di altri centri dedicati a Bagnoli, Ponte San Nicolò, Schiavonia e Rubano —. Tiriamo avanti indebitand­oci con le banche, ma presto saremo costretti a ritardare il pagamento dei fornitori e degli stipendi dei nostri dipendenti. Siamo vicini al punto di rottura, non è possibile aspettare ancora».

Dal governo arriva però una rassicuraz­ione. «L’importante è che, dopo il grido d’allarme delle cooperativ­e, i finanziame­nti siano stati garantiti — riflette Pierpaolo Baretta, sottosegre­tario all’Economia —. Adesso chi si occupa dell’accoglienz­a dei migranti sa che i soldi ci sono, non naviga più nell’incertezza. Il decreto ha carattere di urgenza e quindi i tempi tecnici di erogazione dei fondi saranno brevi: io credo che il denaro in questione possa giungere ai destinatar­i prima della fine dell’anno».

Baretta Fondo rifinanzia­to, le risorse arriverann­o prima di fine anno

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In viaggio In questi giorni stanno approdando nel Veneto altri 460 migranti, per un totale di 13.226. Le cooperativ­e che li accolgono hanno finito i soldi
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