Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Coop, stanziati i fondi «Ma non sono arrivati»
L’allarme degli operatori: «Il Veneto avanza 52 milioni». Baretta: «Li avrete a breve»
I soldi per le cooperative che accolgono i profughi, e sono in arretrato da sette mesi, sono stati finalmente stanziati. Nel decreto fiscale collegato alla manovra finanziaria e pubblicato due giorni fa in Gazzetta Ufficiale figurano 600 milioni di euro «a favore dei Comuni in materia di accoglienza». Esattamente quelli che, in alcuni casi già da settembre 2015, le cooperative stanno anticipando di tasca loro. Il Veneto in particolare aspetta circa 52 milioni. Si tratta dei famosi 35 euro al giorno a rifugiato corrisposti dal Viminale agli operatori impegnati a fornire vitto, alloggio, corso di italiano e assistenza burocratico-legale ai richiedenti asilo.
Tecnicamente questi soldi quando arriveranno nelle casse degli interessati? «E chi lo sa? — allarga le braccia Loris Cervato, responsabile del Sociale per Legacoop Veneto — La situazione è complicata. Anche se ufficialmente le risorse sono state stanziate dal governo, nessuno ci dice quando potremo disporne: le prefetture ci rimandano al ministero dell’Interno, dal quale però non abbiamo ricevuto comunicazioni. In queste condizioni possiamo resistere al massimo un altro mese: le cooperative hanno un’esposizione bancaria tale che o la situazione si sblocca subito o non potranno partecipare ai bandi emessi dalle prefetture per la sistemazione di ulteriori migranti in arrivo».
E non è un problema da poco, visto che tra martedì e oggi stanno approdando nel Veneto altri 460 richiedenti asilo, che portano il totale dei presenti a 13.226. Ma se i finanziamenti non giungeranno a giorni, le strutture responsabili potrebbero faticare a continuare ad assistere anche i rifugiati già a loro carico. «Il sistema è in procinto di andare in blocco — conferma Cervato —. Noi siamo tra l’incudine e il martello: da una parte dobbiamo rispettare le convenzioni già essere pena l’accusa di interruzione di pubblico servizio, dall’altra non abbiamo più soldi. Rischiamo di dover favorire l’opzione che abbiamo sempre avversato, cioè il ricorso a poco personale. Purtroppo è l’unico modo per mantenere un po’ di liquidità in cassa».
Potrebbe non decollare dunque il recente accordo tra Viminale e Anci per l’accoglienza diffusa. «Se i soldi non arrivano, difficilmente ci sarà qualcuno che si farà avanti per partecipare ai bandi pensati nell’ottica del superamento degli hub, come Bagnoli e Cona — osserva Maurizio Trabuio, presidente della «Casa a colori», presidio storico a Padova per l’accoglienza dei profughi, e di altri centri dedicati a Bagnoli, Ponte San Nicolò, Schiavonia e Rubano —. Tiriamo avanti indebitandoci con le banche, ma presto saremo costretti a ritardare il pagamento dei fornitori e degli stipendi dei nostri dipendenti. Siamo vicini al punto di rottura, non è possibile aspettare ancora».
Dal governo arriva però una rassicurazione. «L’importante è che, dopo il grido d’allarme delle cooperative, i finanziamenti siano stati garantiti — riflette Pierpaolo Baretta, sottosegretario all’Economia —. Adesso chi si occupa dell’accoglienza dei migranti sa che i soldi ci sono, non naviga più nell’incertezza. Il decreto ha carattere di urgenza e quindi i tempi tecnici di erogazione dei fondi saranno brevi: io credo che il denaro in questione possa giungere ai destinatari prima della fine dell’anno».
Baretta Fondo rifinanziato, le risorse arriveranno prima di fine anno