Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Nasce la prima lista no profughi
E il segretario della Lega Da Re su Bitonci che apre ai rifugiati doc dice: «Bene, ma non nei comuni piccoli»
Nasce la prima lista «no profughi». Accadrà in primavera ad Abano Terme, in occasione delle elezioni comunali. Ieri il comitato «Grande Abano», sulle barricate contro l’accoglienza dei migranti, ha annunciato la sua candidatura. Intanto Toni Da Re, leader della Lega, «autorizza» l’adesione allo Sprar da parte di Massimo Bitonci a Padova e Massimo Bergamin a Rovigo, «ma non nei piccoli Comuni».
Fino a qualche settimana fa organizzava la raccolta di lucchetti sui cancelli del Primo Roc, l’ex caserma di Abano Terme dove, si diceva, si sarebbe dovuto organizzare un hub provinciale per l’accoglienza dei migranti. Ora il comitato «Grande Abano» è cresciuto e pensa alle Comunali 2017, quelle con cui si eleggerà il successore di Luca Claudio, il sindaco finito agli arresti per corruzione. «È una discesa in campo politica, una proposta concreta», spiega la portavoce Sabrina Talarico.
«Grande Abano», di cui fanno parte anche Fabrizia Birello, Mirko Mazzucato, Nicola Andreose e Paolo De Franceschi, era sceso in campo per protestare attivamente contro il ventilato arrivo di migranti alla base militare alle porte del centro termale. Aveva organizzato manifestazioni e raccolte firme per tenere simbolicamente chiuse quelle porte agli stranieri. E se la prefettura di Padova ha fatto un passo indietro sul Primo Roc, il comitato non ha fermato la sua azione e anzi ieri ha presentato un suo programma in vista delle prossime amministrative. È ancora troppo presto per parlare di candidati, chiarisce Talarico, ma il comitato sfocerà in una lista civica, apartitica e apolitica. Primo punto, ovviamente, il nodo accoglienza: «Chiediamo che l’ex base militare sia utilizzata per creare un complesso di edilizia popolare da destinare agli aponensi, e vogliamo che la Regione si impegni per fare in modo che nessuno dei comuni a vocazione turistica debba ospitare profughi».
«Grande Abano», così, è il primo dei comitati no-profughi a scendere ufficialmente in campo, facendo propri gli ideali che, in passato, erano stati il cavallo di battaglia di partiti ben delineati, Lega in testa. Che la lotta contro l’accoglienza sarebbe sfociata in un impegno politico, comunque, era già nell’aria. Forza Italia aveva presentato interrogazioni parlamentari e question time al riguardo, M5S aveva pensato ad azioni legali per bloccare la prefettura. Persino l’ex candidata sindaco Monica Lazzaretto della coalizione di centrosinistra si dice contraria agli hub e favorevole invece all’accoglienza diffusa. «Anche se quello dell’accoglienza — aggiunge — è solo un pretesto, un modo per molti di cavalcare la rabbia del popolo. Sarà impopolare dire una cosa del genere, ma non è certo questa la priorità di cittadine come Abano». Non la pensa così la Lega che anzi, per bocca del suo rappresentante Aldo Roghel, ripropone il mantra «aiutiamoli a casa loro».
Nicola Finco, capogruppo del Carroccio in consiglio regionale, rinvia ogni decisione alla segreteria provinciale, ma puntualizza: «Non ci sentiamo scavalcati da questa iniziativa e nulla vieta in futuro di collaborare con questi comitati. Dobbiamo unire le forze e fare fronte comune con tutti coloro che vogliono ribellarsi ai diktat dei prefetti, affittacamere del governo». Un’accusa rilanciata dal segretario nazionale Gianantonio Da Re, nel difendere la posizione dei primi cittadini leghisti Massimo Bitonci di Padova e Massimo Bergamin di Rovigo, i quali hanno annunciato l’adesione allo Sprar per l’ospitalità rispettivamente di 36 e 25 rifugiati che hanno già ottenuto lo status: «Di fronte ad una mareggiata, giustamente i sindaci dei Comuni capoluogo preferiscono indirizzare le onde da cui rischiano di essere travolti, ma sempre di acqua si tratta. Per questo non chiederò mai agli amministratori dei centri più piccoli di fare altrettanto, per noi la linea resta: resistere, resistere, resistere».
Di fronte a queste valutazioni, trapela amarezza dai municipi che si sobbarcano la prima accoglienza, caratterizzata da grandi numeri che comprendono anche richiedenti asilo che potrebbero vedersi respingere la domanda.
«Troppo comodo limitarsi ad accettare solo i profughi certificati», commenta Miriam Giuriati, prima cittadina di Casier, che insieme a Giovanni Manildo di Treviso condivide non solo l’adesione al Partito Democratico ma anche l’ex caserma Serena con i suoi 500 ospiti. «Se ciascuno di noi facesse la propria parte, accettando una quota proporzionata ai residenti così come proposto dall’Anci — aggiunge la dem — eviteremmo di trovarci con Comuni come il mio che hanno centinaia di migranti e altri che non ne hanno nessuno». Ma Roberto Milan, sindaco (a capo di una civica) di Bagnoli di Sopra, nell’apertura leghista scorge uno spiraglio positivo: «Finalmente anche gli amministratori finora oltranzisti stanno aprendo le porte all’accoglienza diffusa, speriamo che anche altri colleghi ne seguano l’esempio».