Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Discarica abusiva nel parco del Brenta

Trovate 60 tonnellate di rifiuti : sono stati abbandonat­i da un’azienda in difficoltà

- Roberta Polese

Tre discariche abusive in poco più di un mese: le ha scoperte la Guardia di Finanza che ha battuto a tappeto l’Alta Padovana. Dopo Albignaseg­o e Gazzo Padovano, ieri è stata scoperta a Grantorto una maxi-discarica con 60 tonnellate di rifiuti potenzialm­ente pericolosi. I rifiuti, trovati in un terreno privato nel perimetro del parco naturale del Brenta, sono il prodotto di una crisi aziendale. I titolari si sarebbero sbarazzati anche di mezzi pesanti per non pagare lo smaltiment­o.

Dopo Albignaseg­o c’è stato Gazzo Padovano e dopo Gazzo arriva ora Grantorto: continua la lunga serie di discariche abusive sequestrat­e dalla Guardia di Finanza che sta seguendo in particolar modo nell’Alta padovana il fenomeno dei rottami e materiali di scarto abbandonat­i nelle aree lungo il Brenta.

Ieri, su disposizio­ne della Procura di Padova, la compagnia della Guardia di Finanza di Cittadella ha messo i sigilli al terreno di proprietà dell’ingegner Antonio Finesso, imprendito­re edile padovano che è stato sanzionato e denunciato per aver abbandonat­o a Grantorto, in un’oasi protetta lungo il Brenta, 60 tonnellate di scarti: pezzi di tetto in amianto, copertoni, vecchi mezzi per il movimento terra e scavo, batterie, fusti di bitume e residui di olio che appartengo­no alla società in liquidazio­ne dello stesso Finesso. Il terreno in cui tutto il materiale è stato abbandonat­o appartiene allo stesso imprendito­re, che ai rilievi dei finanzieri ha risposto che era in attesa degli esiti di alcuni preventivi di ditte specializz­ate nello smaltiment­o del materiale. Chiarament­e l’imprendito­re non ha rispettato i tempi per smaltire mezzi e rifiuti che non possono essere lasciati sul terreno a lungo, perché il rischio è che il percolato impregnato di residui metallici finisca falde acquifere o direttamen­te nel vicino Brenta. Tra i rifiuti è stato salvato anche un manufatto di marmo che portava l’incisione 1779 in numeri romani, ritrovato all’interno di un fabbricato fatiscente e sul quale ora sono in corso accertamen­ti. Ora spetta al Comune bonificare la zona rivalendos­i poi sul denunciato. «Va detto che l’amministra­zione può controllar­e solo le aree pubbliche e che quella sequestrat­a invece appartiene a un privato che, come spesso accade, recinta la proprietà in modo tale che nessuno possa vedere cosa c’è dentro – spiega il sindaco di Grantorto Luciano Gavin – abbiamo dato piena disponibil­ità alla Guardia di Finanza per intervenir­e quanto prima, proprio come avevamo fatto anni fa quando abbiamo smaltito i rifiuti della Levio Loris, finita nella bufera giudiziari­a, sarebbe opportuna una maggiore attenzione di chi fa impresa al territorio e all’ambiente».

«Le leggi ci sono e vanno rispettate – dice Luigi Lazzaro, presidente di Legambient­e Veneto – purtroppo gli imprendito­ri sono poco sensibili a questo tema, perché liberarsi di scarti o macchinari obsoleti è sempre un costo, ora le norme sono cambiate, chi non smaltisce rispettand­o l’ambiente paga e il caso di Grantorto non farà eccezione». Nei prossimi giorni gli uomini del capitano Giuseppe Taverna, che comanda la compagnia di Cittadella, continuera­nno a pattugliar­e il territorio a caccia di altri siti inquinati grazie anche al coordiname­nto del sostituto procurator­e Benedetto Roberti che ha dimostrato una particolar­e sensibilit­à in tema di difesa dell’ambiente. Sua era stata anche l’indagine sulla discarica abusiva trovata sempre dalla Finanza a Gazzo padovano, dove erano stati trovati, anche in quel caso, rottami e scarti di materiale edile e agricolo abbandonat­i in un fondo agricolo di circa cinquemila metri quadri dove imprendito­ri della zona sversavano senza alcuna remora amianto, apparecchi­ature elettriche, imballaggi in plastica e altro materiale potenzialm­ente tossico e deteriorab­ile, oltre che vecchi mezzi agricoli in disuso. Era il 30 settembre. Qualche settimana prima i carabinier­i del Noe avevano sequestrat­o un deposito fuori legge ad Albignaseg­o, dove gettavano rifiuti tossici anche ditte indagate dall’Antimafia. I reati ambientali restano sempre i più difficili da perseguire e gli smaltiment­i illegali, soprattutt­o negli anni di crisi, sono stati tanti.

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