Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Meno spese, laguna viva E ora si studia la chiusura a metà delle dighe mobili
E se alla fine le tre bocche di porto non venissero chiuse contemporaneamente? Potrebbero esserci miglioramenti ambientali ma anche una riduzione dei costi di gestione. Non è una boutade tanto che il Consorzio Venezia Nuova ha avviato un’indagine sperimentale per valutare gli effetti della chiusura parziale delle paratoie sulle correnti della laguna durante le maree. E i primi risultati del modello elaborato sono positivi e possibilisti. «Per ora è un esercizio», si affretta a precisare Enrico Foti dell’Università di Catania. Ma un esercizio ben avviato che porta in dote una serie di grafici, immagini e simulazioni che apre a diverse soluzioni che possono andare incontro anche al porto di Venezia.
Non è un caso infatti che lo stesso Foti citi l’apertura della bocca di Malamocco a servizio del porto commerciale anche nei giorni di acqua alta quando le altre due bocche rimangono chiuse. Guardare per credere. Le simulazioni sono state condotte considerando l’evento del 7 gennaio del 2010 con un livello di marea massimo di 120 centimetri. Sono stati simulati i tre scenari (con l’apertura diversificate delle paratoie) e l’acqua alta alla punta della Salute non superava mai i 111 centimetri (la situazione peggiore si è sempre verificata con l’apertura di Malamocco). Chi deciderà cosa fare e come intervenire non è stato ancora deciso. C’è comunque tempo, perché fino al 2021 le funzioni (di avviamento) verranno eseguite dal Consorzio Venezia Nuova. In questi cinque anni infatti è prevista la chiusura dei lavori (confermata per il giugno 2018), i monitoraggi, la configurazione del centro operativo e la manutenzione delle paratoie.
E qui si apre un altro capitolo, quello della presenza di sedimenti sulla parte nord della barriera del Lido, che nei tre test di sollevamento ha creato problemi nel riposizionamento delle paratoia. «Ma sono situazioni previste che stiamo risolvendo, mi sembra eccessivo parlare di problemi», spiega Fabio Riva del Provveditorato delle Opere pubbliche durante l’incontro alla Fenice all’interno delle celebrazioni sull’Aqua Granda «1966-2016: il contributo della scienza per la difesa della città di Venezia e del suo territorio».