Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I CINESI E IL SILENZIO SU VENEZIA

- Di Paolo Costa

La Cina è vicina! No, non è lo slogan dei «maoisti» nostrani del film presessant­ottino di Marco Bellocchio. È la prospettiv­a aperta dalla strategia di cooperazio­ne internazio­nale cinese «One Belt One Road», dalla Nuova Via della Seta, lanciata da Xi Jingpin nel 2014.

Qualche giorno fa Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, partecipan­do al Forum di Pechino destinato all’iniziativa, è andato ad offrire ai cinesi i porti italiani di Trieste, Genova, «ma anche di Venezia», come terminali occidental­i (mediterran­ei) della nuova Via della Seta marittima. Non esattament­e quello che i cinesi si sarebbero aspettati, visto che è dal 2014 che propongono di arrivare a Venezia. Proposta ribadita, presente anche allora Gentiloni in veste di ministro degli esteri , nelle due Conferenze ItaloCines­i dedicate alla Via della Seta e tenutesi a Venezia nel luglio del 2015 e nel luglio 2016. Nel 2015 si è siglato un patto di cooperazio­ne tra il porto di Venezia e quello di Ningbo. Nel 2016 la cooperazio­ne portuale di Venezia si è allargata al porto di Tientjin. A quegli accordi è seguito un intenso lavorio culminato con l’affidament­o della redazione del progetto di espansione portuale veneziana — oggi in corso di redazione — vinto dal colosso cinese Cccc.

Venezia, proposta dai cinesi, dunque. Non certo solo in omaggio a Marco Polo. Ma per un paio di ragioni molto più solide.

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