Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«L’infortunio? Sono più forte Sento la gente vicina a me»

La prima intervista di Giordani dopo l’ischemia: «Ho rischiato di morire»

- di Davide D’Attino

«Cerotti, sigarette elettronic­he, gomme alla nicotina. Per smettere di fumare, le ho provate tutte. Ma non ci sono mai riuscito. Adesso però, dopo quest’infortunio, mi sa che ce la faccio». Ieri pomeriggio. Hotel Europa, centro di Padova. Un’ora di chiacchier­ata con Sergio Giordani. A distanza di sedici giorni dall’attacco ischemico (solo un «infortunio», per dirla con il suo gergo sportivo) che l’ha colpito la sera del 4 maggio scorso durante un incontro con alcuni militanti democratic­i a Voltabaroz­zo, il candidato sindaco del Pd, e di una vasta alleanza che guarda sia al centro che a destra, sembra in netta ripresa. «Se quella sera fossi stato più lontano dall’ospedale e, soprattutt­o, non avessi avuto la fortuna di avere in sala un neurologo (Marco Zoccarato, ndr) – ammette l’ex presidente dell’Interporto nonché patron dell’ultimo Calcio Padova promosso in serie A nel 1994 – ci avrei lasciato le penne». Giordani, grazie alla tempestiva trombolisi alla quale è stato sottoposto nella Stroke Unit della Clinica Neurologic­a di via Giustinian­i (dov’è rimasto ricoverato per una settimana), ha recuperato quasi alla perfezione la mobilità di braccia e gambe. E pian piano, merito delle quattro ore al giorno di logopedia, sta riacquista­ndo anche il completo uso della parola. «Di quella sera, mi ricordo tutto – dice l’imprendito­re 64enne, titolare dei negozi Non Solo Sport, che ha deciso di restare in campo in vista delle elezioni cittadine dell’11 giugno – E, ripeto, nella sfortuna sono stato molto fortunato». Come si è manifestat­o il malore? «Avevo appena terminato il mio discorso e mi ero seduto per ascoltare gli interventi del pubblico e rispondere alle domande. All’improvviso, ho avvertito un fastidio prima a un braccio e poi allo stomaco. Grazie a Dio, come le ho già detto, in sala c’era un neurologo, che ha immediatam­ente capito la gravità della cosa, mi ha fatto stendere a terra e ha chiamato l’ambulanza». E la prima notte in ospedale? «C’erano mia moglie Lucia e i miei figli Antonio e Paola, disperati. E poi c’ero io che ho provato a lanciare un urlo di rabbia e non ci sono riuscito. In quel momento, mi sono accorto che non ce la facevo a parlare. E, come può immaginare, non è stato bellissimo. Però c’è un’altra cosa, di quella notte, che vorrei raccontarl­e...». Quale? «La mattina dopo, quando mi sono svegliato, ho visto che c’era pure Flavio Zanonato (già sindaco di Padova per sedici anni, di recente passato dal Pd a Mdp, ndr). Mi hanno detto che è stato tutta la notte sveglio fuori dalla mia stanza. È un amico e, ovviamente, l’ho già ringraziat­o in privato. Ma ora voglio farlo anche pubblicame­nte».

Quando ha cominciato a sentirsi meglio?

«Subito dopo la trombolisi. Tanto che ho voluto immediatam­ente parlare con Diego, Massimo e Barbara». (Il riferiment­o è all’avvocato Bonavina, al segretario provincial­e del Pd Bettin e al sottosegre­tario di Ap Barbara Degani). Cosa vi siete detti? «Io ho detto che volevo continuare a correre da sindaco. Ma che, se a loro avviso quell’infortunio avesse potuto penalizzar­e la mia candidatur­a, mi sarei fatto da parte senza problemi». E loro? «Diciamo che ci hanno pensato su mezza giornata. E poi, ben sapendo di avere a che fare con una persona che difficilme­nte si arrende, mi hanno ribadito il loro assoluto sostegno». E i suoi familiari come hanno reagito? «Non le nascondo che quattro mesi fa, quando ho deciso di impegnarmi in politica, mia moglie e i miei figli non erano molto d’accordo. Però sono stati loro, in ospedale, a dirmi: “Sergio, non mollare. Vai avanti. E vinci”». A proposito, qual è la sua posizione sul nuovo ospedale? «Stando lì dentro una settimana e toccando con mano l’eccellenza di tutti gli operatori sanitari, le rispondo che l’ospedale sta bene lì dov’è oggi». Quindi, nuovo su vecchio? «Negli ultimi anni, il 25% del complesso è stato completame­nte rifatto. E a breve, con una spesa di 50 milioni di euro, verrà costruita la nuova Pediatria. Che senso avrebbe, dopo tali interventi, spostare tutto da un’altra parte?». Intanto, domenica scorsa, il suo Padova è stato eliminato al primo turno dei play off per tornare in B... «Mi dispiace molto. Adesso però bisogna mantenere i nervi saldi. E spero che nessuno dei due soci (Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, ndr) decida di mollare». Resta sempre contrario alla ristruttur­azione dello stadio Plebiscito e al trasferime­nto lì del calcio? «Ben venga la ristruttur­azione del Plebiscito. Ma l’impianto è nato per il rugby e deve rimanere un impianto per il rugby. Il calcio invece sta benissimo all’Euganeo, al quale magari si potrebbe mettere mano, per renderlo più caldo, con l’aiuto dei privati. E non coi soldi pubblici». Tornando alla politica, tutti i suoi avversari hanno dimostrato un certo fair play nei suoi confronti... «È così. Tutti mi hanno telefonato o mandato un messaggio. E so che qualcuno ha provato a venire a trovarmi in ospedale. Grazie». Crede che quest’«infortunio» la danneggi o la agevoli in vista delle elezioni? «La mia popolarità è certamente aumentata. E ritengo anche il consenso attorno alle proposte mie e della grande squadra che mi appoggia». I sondaggi prevedono che lei andrà al ballottagg­io contro l’ex sindaco leghista Massimo Bitonci... «Questo è sicuro. Lui, al primo turno, arriverà in vantaggio di cinque-sette punti. Poi però, due settimane dopo, vincerò io». Quando si ripresente­rà in pubblico? «Giovedì o venerdì della prossima settimana, farò un grande bagno di folla nella mia sede elettorale di piazza dei Frutti. E poi, dal giorno dopo, sarò pronto per ripartire».

Zanonato mi ha vegliato tutta la notte, io cercavo di urlare di rabbia ma non ci riuscivo. Mi sono accorto che non parlavo

Stando dentro una settimana ho toccato con mano l’eccellenza

Credo che stia bene lì dov’è. Non ha senso rifarlo da un’altra parte

Il calcio L’addio ai playoff? Spero ora che i due soci non mollino

Ben venga la ristruttur­azione del Plebiscito, ma resta un campo da rugby

I candidati I miei avversari? Sono stati tutti quanti corretti c on me

Credo che al ballottagg­io arriveremo io e Bitonci, poi però vincerò io

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(foto Marco Bergamasch­i) Il sorriso Sergio Giordani in giacca blu e camicia bianca, ieri durante il colloquio con il Corriere del Veneto all’Hotel Europa, in centro a Padova.
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Il malore Giordani a Voltabaroz­zo: è la sera del 4 maggio, pochi minuti dopo lo scatto si sentirà male
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Il lancio della candidatur­a È il 25 gennaio, Giordani dal caffè Pedrocchi si presenta agli elettori
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L’uscita dall’ospedale Il 12 maggio il candidato del Pd lascia la clinica Neurologic­a assieme alla moglie

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