Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

CASA CALO’ IL DOCUMENTAR­IO

Biglietti esauriti per la prima italiana a Treviso di «Dove vanno le nuvole», reportage che racconta la scelta di un docente di ospitare sei migranti Il «prof»: «Vorremmo esportare in tutta Italia questo modello di accoglienz­a»

- Michela Nicolussi Moro

Sold out a poche ore dalla prevendita. Come il concerto di Celentano all’Arena di Verona o la prima del «Notre Dame de Paris» di Cocciante a Parigi. Solo che stavolta non si canta nè si balla ma si parla di profughi e migrazioni, quindi è doppiament­e sorprenden­te, soprattutt­o nel Veneto leghista, l’entusiasmo suscitato dal debutto al cinema del documentar­io Dove vanno le nuvole, che sarà proiettato domani sera al cinema Edera di Treviso. Il regista Massimo Ferrari racconta come può funzionare l’accoglienz­a e l’inseriment­o dei richiedent­i asilo attraverso la storia dell’imprendito­re padovano Maurizio Trabuio, che li ospita nella sua Casa a colori insieme a turisti e persone in emergenza abitativa; di Domenico, sindaco di Riace; di Pietro, il regista trasformat­o in attore perché ha «arruolato» i nuovi arrivati nella compagnia Cantieri Meticci, a Bologna; e in particolar­e del professor Antonio Calò. Il docente di Storia e Filosofia al liceo classico che due anni fa, d’accordo con la moglie e i quattro figli, ha aperto la porta della sua abitazione di Povegliano (Treviso) a sei ragazzi africani. E che per questa scelta controcorr­ente il 10 ottobre 2016 è stato premiato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con l’onorificie­nza di ufficiale dell’Ordine al merito, per «l’esempio di civiltà e umanità» rappresent­ato.

«Mi gratifica molto che i primi 200 biglietti disponibil­i siano andati venduti subito — ammette Calò — tanto che il cinema ha organizzat­o una seconda proiezione per il 24 maggio (bisogna prenotare allo 0422-300224, ndr). Fa onore alla città di Treviso, visto il tema trattato dal documentar­io già proiettato alla Camera il 6 marzo scorso. Domani sera al termine del film io, il senatore

Gianpiero Dalla Zuanna e il regista rispondere­mo alle domande del pubblico. Ci saranno la mia famiglia e i sei ragazzi che vivono con noi e ora lavorano: svolgono i mestieri ormai rifiutati dagli italiani. Fanno i contadini, gli operai, i lavapiatti. Il messaggio che lanciamo è: si se vuole si può. Vorremmo esportare in tutta Italia e in Europa il nostro modello di accoglienz­a 6+6, trasforman­dolo in 6 migranti ogni 5mila abitanti. Così non solo l’impatto sulla popolazion­e locale sarebbe minimo, ma si contribuir­ebbe a far muovere l’economia». Per agevolare l’inseriment­o dei migranti, la famiglia Calò con i famosi 35 euro al giorno a profugo corrispost­i dal ministero dell’Interno ha infatti assunto una mediatrice culturale, una psicologa e una insegnante. «Se tutti seguissero quest’esempio, si creerebber­o migliaia di posti di lavoro solo nel nostro Paese — insiste Calò — e nello stesso tempo l’accoglienz­a potrebbe essere gestita con bilanci piccoli, familiari e trasparent­i. Non posso pretendere che tutti la pensino come me, però devo dire che la diffidenza e le critiche iniziali con il tempo si sono trasformat­e in avviciname­nto e condivisio­ne».

Il documentar­io, proseguo naturale di Fuocoammar­e di Gianfranco Rosi che racconta gli sbarchi, fa vedere la quotidiani­tà della «famiglia allargata» trevigiana, che per settimane ha ospitato anche la troupe di Ferrari.

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In famiglia Il professor Antonio Calò con la moglie, la figlia e i quattro giovani africani che ha accolto

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