Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

LE PAROLE CHE NON TROVERÒ

- Di Stefano Allievi

Ieri sera mia moglie ed io cercavamo di spiegare a nostro figlio Alessandro, 11 anni, la strage di Capaci, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che cos’è un eroe civile, e che cos’è, da dove viene, la violenza che li ha abbattuti, insieme a tanti altri servitori dello Stato, che li proteggeva­no.

Ne parlavamo, avevamo le parole per dirlo: e lui capiva. Stasera faremo più fatica a dare un senso alle nostre parole. A spiegare perché, come, bambini poco più grandi di lui sono morti, uccisi da una violenza senza senso, senza interessi da proteggere, nemmeno loschi, senza ragioni, nemmeno malvagie.

Mi direte che tutti i giorni, in Siria, in Iraq, in posti ancora più lontani dall’Europa, muoiono bambini, e adulti, nella stessa maniera insensata, vittime di armi simili, di comportame­nti simili, di violenza simile. E avrete ragione. Mi direte che tutti i giorni, ovunque nel mondo, bambini, e adulti, muoiono di fame, di un lavoro troppo più grande di loro, di fatica, di cattiveria, di tortura. E avrete ragione.

Mi direte che da noi, nel silenzio, senza sufficient­e emozione, per molti anni, e ancora oggi, bambini, e adulti, morivano e muoiono per la violenza delle mafie, nelle strade delle camorre, nelle vendette trasversal­i delle ’ndrine. E avrete ragione.

Mi direte che anche noi abbiamo vissuto violenze e stragi insensate, che colpivano innocenti. Tutti i giorni, rientrando da scuola, passavo per piazza Fontana.

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