Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«I killer di Isabella paghino 3,5 milioni»
Le richieste dei familiari della segretaria uccisa. Il fratello: «Ci rinuncio se dicono dov’è il corpo»
Quasi tre milioni e mezzo di risarcimento. Da dividere e da pagare in tre, in parti uguali. È la richiesta arrivata ieri sul tavolo del giudice dell’udienza preliminare Tecla Cesaro, il gup al timone del processo per la morte di Isabella Noventa, la segretaria di Albignasego uccisa la notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016.
Chi dovrà pagare, se la richiesta verrà accolta, sono i tre che il pm Giorgio Falcone considera responsabili di quell’omicidio: l’ex fidanzato di Isabella, Freddy Sorgato; la sorella di Freddy, Debora, e l’amica dei due fratelli Sorgato, Manuela Cacco, tabaccaia di Camponogara, ex amante di Freddy. A loro, accusati di omicidio volontario premeditato, sottrazione e soppressione di cadavere (il corpo non si trova più) oltre che stalking ai danni di Isabella e simulazione di reato (ma questi due reati sono contestati solo alla Cacco) è caduta addosso la richiesta dell’avvocato Gian Mario Balduin, legale di Paolo Noventa, il fratello di Isabella, che ha chiesto 3,3 milioni di euro e dell’avvocato Ernesto De Toni, parte civile per l’ex marito di Isabella, che ha invocato un risarcimento da 150 mila euro. In tutto fanno 3 milioni e 450 mila euro: una richiesta non da poco a cui però gli imputati – in aula c’erano solo Freddy e Debora – non hanno battuto ciglio. Anzi. «Si sono solo guardati, hanno sorriso come nulla fosse», ha raccontato a fine udienza Paolo Noventa ricordando che «del risarcimento non me ne faccio nulla: rinuncio volentieri se dicono dov’è il corpo. Invece non hanno nemmeno chiesto scusa».
E la freddezza, la premeditazione del delitto, il coinvolgimento di tutti e tre, oltre che la pericolosità sociale, sono le note suonate dagli avvocati di parte civile. Il più duro è stato De Toni, chiamandoli «assassini», un termine che non era ancora risuonato nell’aula della Corte d’Assise, nemmeno durante la requisitoria con cui il pm era arrivato a chiedere l’ergastolo per i fratelli Sorgato e 16 anni e 8 mesi per Manuela Cacco, colei che aveva rotto il fronte del silenzio collaborando con gli inquirenti e dando una versione della notte dell’omicidio che la procura ha ritenuto credibile.
Proprio la Cacco è stata attaccata più volte dagli avvocati per la sua assenza di ieri: «Forse non le interessa sentire cos’ha da dire la famiglia di Isabella, a cui nemmeno ha mai chiesto scusa», sono state le parole dell’avvocato dell’ex marito. Che poi ha puntato la sua arringa sul ruolo di Freddy e sul suo doppiogioco: da una parte c’è una tale ossessione per Isabella da spingerlo, alla rottura del loro rapporto, a farla pedinare e, dopo l’omicidio, a far vestire Manuela con il giubbino dell’ex fidanzata per scoprire con chi avrebbe dovuto incontrarsi a Padova; dall’altra invece ecco un uomo che amava fare il corteggiatore: oltre a Isabella e Manuela, tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 Freddy frequentava altre due donne (una di 37 anni e una di 60). E lui e la sua ossessione per Isabella, hanno continuato i due avvocati, erano diventati il motore di tutto. Senza il suo coordinamento, senza il tranello della pizza giocato a Isabella, Debora (descritta come “il capo” nelle intercettazioni) non avrebbe mai ucciso, e Manuela che soffiava su quell’ossessione sapendo che ci avrebbe guadagnato più di tutti - non si sarebbe convinta a partecipare alla messinscena della passeggiata nelle piazze di Padova.
L’ultimo capitolo, gli avvocati Balduin e De Toni l’hanno riservato al corpo di Isabella. Un corpo che non c’è più «perché è un corpo che parla. Non possono farlo ritrovare: farlo sparire era il loro primo obiettivo. Serviva a sostenere la tesi della fuga di Isabella. Solo dopo, solo quando sono stati scoperti, si sono inventati il gioco erotico, lo spavento di Freddy e il corpo che finisce nel Brenta. Ma era tutto raffazzonato – hanno concluso i legali -. Anche le dichiarazioni di Freddy su come avesse buttato via il corpo di Isabella». E da martedì prossimo, tocca alle difese rompere il loro silenzio.