Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bar aperti, profughi e degrado tra le Piazze e la zona Stazione

I QUARTIERI IL CENTRO (1)

- Davide D’Attino

Applausi per la chiusura della Prandina, dubbi sulle cucine popolari e proteste per il rumore notturno

Si fa presto a dire centro. Ma chi pensa che il Quartiere 1-Centro, appunto, coincida soltanto con le tre piazze (delle Erbe, dei Frutti e dei Signori) che si trovano all’ombra del Palazzo della Ragione e della Torre dell’Orologio, si sbaglia di grosso. I confini del cuore della città, sulla base delle mappe delle vecchie circoscriz­ioni abolite per legge, sono infatti molto più estesi. Tanto che, pur essendo la zona di Padova numericame­nte meno popolata, il centro storico è comunque abitato da quasi 26mila persone (pari al 12,3% dei residenti totali) e il suo territorio combacia in sostanza con tutto ciò che è presente all’interno delle antiche mura cinquecent­esche. Anzi, per un breve ma significat­ivo tratto, si spinge addirittur­a un po’ più in là. Ovvero fino alla stazione ferroviari­a. Ecco insomma spiegato perché parlare dell’area più centrale della città, e pure di quella più visitata dai turisti e più frequentat­a dalle migliaia di pendolari che quotidiana­mente arrivano a Padova per ragioni di studio e di lavoro, significa anche parlare di insicurezz­a e di degrado. O meglio, in certi casi, della loro percezione. E non solo perché, come a dire il vero succede in tutti i grandi centri urbani, il terminal dei treni (al cui fianco, per inciso, c’è pure quello degli autobus extraurban­i) e le strade attorno si trasforman­o spesso in una calamita per spacciator­i, tossicodip­endenti, senzatetto e sbandati d’ogni sorta. Ma anche perché, i confini del Quartiere 1-Centro giungono fino al Portello e agli istituti universita­ri che si affacciano sul Piovego. Una zona, quella di via Loredan, via Belzoni, via Ognissanti, via Gradenigo e viale Colombo, molto viva di giorno e durante l’anno accademico. Ma pressoché deserta di sera e nei mesi estivi. Del tutto simile, in questi suoi aspetti, all’area situata di fronte alla stazione, compresa tra corso del Popolo, piazza De Gasperi, via Trieste e via Tommaseo. Dove le Cucine Popolari gestite dalla Caritas Diocesana continuano a rappresent­are un problema, a torto o a ragione, per molti abitanti e commercian­ti della zona. Ed è chiarament­e soprattutt­o per questi motivi, cioè quelli connessi all’insicurezz­a e al degrado, che l’ex sindaco leghista Massimo Bitonci, al ballottagg­io delle elezioni cittadine di tre anni fa, ha raggiunto proprio nel Quartiere 1Centro il grado più elevato di consenso, distanzian­do il democratic­o Ivo Rossi di oltre duemila voti pari al 29% del totale. Mentre nel resto di Padova il divario tra i due, uguale nel complesso a più di 6.700 lunghezze, è stato mediamente intorno al 13%. Avvicinand­oci all’area delle piazze, c’è poi un altro tema caldo che non potrà non condiziona­re la tornata elettorale in calendario tra una ventina di giorni. Ovvero quello dell’ex caserma militare Prandina tra corso Milano e via Orsini che, per l’intera estate del 2016, è stata riaperta dalla prefettura per diventare un centro d’accoglienz­a per i profughi: «Ha fatto benissimo Bitonci a rompere le scatole al prefetto di allora (Patrizia Impresa, ndr) per far sì che quella gente fosse spostata da un’altra parte - si sfoga un anziano signore davanti al Parco Cavallegge­ri - E hanno invece fatto malissimo quei traditori che hanno buttato giù un sindaco democratic­amente scelto dai padovani proprio mentre, dopo decenni di chiacchier­e, stava per accordarsi con l’Agenzia del Demanio per costruire alla Prandina un grande parcheggio pubblico». Ed eccoci nelle piazze, dove la passata amministra­zione comunale ha deciso di cancellare il «coprifuoco» dell’ex primo cittadino del Pd Flavio Zanonato, concedendo ai bar di poter tenere aperto fino alle due di notte: «Da due anni - fa notare un’elegante signora sulla scalinata della Gran Guardia - non riusciamo più a chiudere occhio. In particolar­e, le sere del mercoledì, venerdì e sabato. Per non parlare poi della sporcizia che troviamo la mattina davanti ai portoni di casa. Quella di Bitonci è stata una trovata scellerata». Ultimo ma non ultimo, senza dimenticar­e che il Quartiere 1-Centro è quello più vecchio di Padova (circa un residente su tre ha più di 65 anni), c’è il nodo del vecchio ospedale di via Giustinian­i. La realizzazi­one di un nuovo polo medico-sanitario a San Lazzaro, come già certificat­o dai vertici di Regione, Azienda Ospedalier­a e Università, pare ormai segnata. Ma più di qualcuno, tra le migliaia di persone che lavorano nell’attuale struttura e tra le altrettant­e che vivono grazie all’indotto che crea, confessa: «Malgrado le criticità, che non mancano, qui ci troviamo benissimo e non vogliamo andar via. Anche perché, senza più l’ospedale, che ne sarà di quest’area enorme alle porte del centro?».

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