Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bar aperti, profughi e degrado tra le Piazze e la zona Stazione
I QUARTIERI IL CENTRO (1)
Applausi per la chiusura della Prandina, dubbi sulle cucine popolari e proteste per il rumore notturno
Si fa presto a dire centro. Ma chi pensa che il Quartiere 1-Centro, appunto, coincida soltanto con le tre piazze (delle Erbe, dei Frutti e dei Signori) che si trovano all’ombra del Palazzo della Ragione e della Torre dell’Orologio, si sbaglia di grosso. I confini del cuore della città, sulla base delle mappe delle vecchie circoscrizioni abolite per legge, sono infatti molto più estesi. Tanto che, pur essendo la zona di Padova numericamente meno popolata, il centro storico è comunque abitato da quasi 26mila persone (pari al 12,3% dei residenti totali) e il suo territorio combacia in sostanza con tutto ciò che è presente all’interno delle antiche mura cinquecentesche. Anzi, per un breve ma significativo tratto, si spinge addirittura un po’ più in là. Ovvero fino alla stazione ferroviaria. Ecco insomma spiegato perché parlare dell’area più centrale della città, e pure di quella più visitata dai turisti e più frequentata dalle migliaia di pendolari che quotidianamente arrivano a Padova per ragioni di studio e di lavoro, significa anche parlare di insicurezza e di degrado. O meglio, in certi casi, della loro percezione. E non solo perché, come a dire il vero succede in tutti i grandi centri urbani, il terminal dei treni (al cui fianco, per inciso, c’è pure quello degli autobus extraurbani) e le strade attorno si trasformano spesso in una calamita per spacciatori, tossicodipendenti, senzatetto e sbandati d’ogni sorta. Ma anche perché, i confini del Quartiere 1-Centro giungono fino al Portello e agli istituti universitari che si affacciano sul Piovego. Una zona, quella di via Loredan, via Belzoni, via Ognissanti, via Gradenigo e viale Colombo, molto viva di giorno e durante l’anno accademico. Ma pressoché deserta di sera e nei mesi estivi. Del tutto simile, in questi suoi aspetti, all’area situata di fronte alla stazione, compresa tra corso del Popolo, piazza De Gasperi, via Trieste e via Tommaseo. Dove le Cucine Popolari gestite dalla Caritas Diocesana continuano a rappresentare un problema, a torto o a ragione, per molti abitanti e commercianti della zona. Ed è chiaramente soprattutto per questi motivi, cioè quelli connessi all’insicurezza e al degrado, che l’ex sindaco leghista Massimo Bitonci, al ballottaggio delle elezioni cittadine di tre anni fa, ha raggiunto proprio nel Quartiere 1Centro il grado più elevato di consenso, distanziando il democratico Ivo Rossi di oltre duemila voti pari al 29% del totale. Mentre nel resto di Padova il divario tra i due, uguale nel complesso a più di 6.700 lunghezze, è stato mediamente intorno al 13%. Avvicinandoci all’area delle piazze, c’è poi un altro tema caldo che non potrà non condizionare la tornata elettorale in calendario tra una ventina di giorni. Ovvero quello dell’ex caserma militare Prandina tra corso Milano e via Orsini che, per l’intera estate del 2016, è stata riaperta dalla prefettura per diventare un centro d’accoglienza per i profughi: «Ha fatto benissimo Bitonci a rompere le scatole al prefetto di allora (Patrizia Impresa, ndr) per far sì che quella gente fosse spostata da un’altra parte - si sfoga un anziano signore davanti al Parco Cavalleggeri - E hanno invece fatto malissimo quei traditori che hanno buttato giù un sindaco democraticamente scelto dai padovani proprio mentre, dopo decenni di chiacchiere, stava per accordarsi con l’Agenzia del Demanio per costruire alla Prandina un grande parcheggio pubblico». Ed eccoci nelle piazze, dove la passata amministrazione comunale ha deciso di cancellare il «coprifuoco» dell’ex primo cittadino del Pd Flavio Zanonato, concedendo ai bar di poter tenere aperto fino alle due di notte: «Da due anni - fa notare un’elegante signora sulla scalinata della Gran Guardia - non riusciamo più a chiudere occhio. In particolare, le sere del mercoledì, venerdì e sabato. Per non parlare poi della sporcizia che troviamo la mattina davanti ai portoni di casa. Quella di Bitonci è stata una trovata scellerata». Ultimo ma non ultimo, senza dimenticare che il Quartiere 1-Centro è quello più vecchio di Padova (circa un residente su tre ha più di 65 anni), c’è il nodo del vecchio ospedale di via Giustiniani. La realizzazione di un nuovo polo medico-sanitario a San Lazzaro, come già certificato dai vertici di Regione, Azienda Ospedaliera e Università, pare ormai segnata. Ma più di qualcuno, tra le migliaia di persone che lavorano nell’attuale struttura e tra le altrettante che vivono grazie all’indotto che crea, confessa: «Malgrado le criticità, che non mancano, qui ci troviamo benissimo e non vogliamo andar via. Anche perché, senza più l’ospedale, che ne sarà di quest’area enorme alle porte del centro?».