Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La Fiera deve risarcire Coin: «I francesi hanno provocato la rissa per mollare Padova»
Il licenziamento è ingiusto: ora l’ex dg riceverà 250 mila euro
Il primo round l’ha vinto Paolo Coin, ex direttore generale di quella società, PadovaFiere, che in base alla sentenza del Tribunale di Padova (sezione controversie individuali del lavoro, giudice Barbara Bortot) è chiamata ad aprire il portafoglio per 246mila euro, di cui 98mila a titolo di indennità sostitutiva (pari a 12 mesi di stipendio) e 148mila a titolo di indennità supplementare, con interessi legali e rivalutazione monetaria. Inoltre la società è stata condannata a rifondere le spese di lite, liquidate in 13mila euro. Mica niente.
Il fatto è che per il giudice il ricorso di Coin, che aveva impugnato il licenziamento per giusta causa comminatogli da PadovaFiere il 2 ottobre 2014, è fondato. La giusta causa, secondo il magistrato competente, non c’è. Va detto che Coin non fu l’unico ad essere estromesso: dopo di lui saltarono, tra il 13 e il 14 ottobre (sempre del 2014), quattro funzionari: Giuseppe Maci, Enrico Bernardin, Ezio Rettore e Fabio Rampazzo. L’allontanamento di Coin fu seguito dalla nascita, a Verona, di un evento clone dell’Expobici patavina, Cosmobike Show. Ne nacque un pasticcio che coinvolse Coin e altri ex dipendenti di PadovaFiere che avevano seguito l’ex ad. Un complicato intreccio di cause civili e penali che non finiscono certo qui. Coin, è una vittoria? «Sì, ma è stato un calvario. Tutta questa vicenda, intendo dire. Anche perché fino a 52 anni avevo preso solo un paio di multe per divieto di sosta. Trovarsi sui giornali, per questioni legali, non è nel mio dna. Sono cose al di fuori del mio mondo. E poi, anche il distacco da Padova non è stato semplice». In che senso? «Se fai il manager in una azienda “locale”, forse non ti senti Mosè che guida il popolo eletto, non sei il top manager, ma ti senti molto coinvolto nelle vicende della società. E a un certo punto capisci che non fai più parte del gioco. Non solo: non mi hanno neanche lasciato la possibilità di sopravvivere, sopprimendo il patto di concorrenza. Era evidente che avrei continuato a fare il mio mestiere».
C’è chi pensa che Cosmobike Show sia stato un danno per Padova.
«Expobici valeva 1,7 milioni. Le perdite di PadovaFiere sono molto più ingenti».
Ci sono cause civili e penali, in corso.
«Si era capito che il sistema non funzionava. Con i contenziosi si è cercato di distogliere l’attenzione dalla situazione di PadovaFiere, senza successo, a quanto pare. Una specie di exit strategy: invece di spendere soldi in manifestazioni, li si è spesi in avvocati. Il mio licenziamento era pretestuoso, legato a un patto di non concorrenza soppresso, e al totale disinteresse verso risorse umane strategiche. Si è voluto seguire le vie legali ignorando il bene della società».
Che cosa si poteva fare per la Fiera?
«Secondo me, una delle possibilità era quella di fare sistema con altre fiere più grandi. Verona, per esempio. Un’operazione di questo genere sarebbe stata possibile solo prima dell’attuale depauperamento. Devi avere qualcosa da offrire, per fare una partnership. Al tempo, la situazione non era semplice, ma neppure complicata come adesso. Comunque, se si fosse intrapreso questa strada, oggi la fiera di Padova avrebbe un peso molto diverso. Ma ormai le cose sono andate così».
Perché non ci si è mossi in quella direzione?
«Con i francesi di Gl Events ormai non si riusciva a fare niente. Non so, è come se mancasse la volontà di fare qualcosa. È per questo, secondo me, che hanno meditato di sfilarsi. Ed è per questo che poi hanno “cercato la rissa” in tribunale».
Come finirà la Fiera?
« Geo (la società che gestisce la Fiera con affitto di ramo d’azienda) è una azienda coraggiosa, l’impatto sull’allestimento è evidente in positivo. Si muove in modo dinamico, cosa che però non sempre paga nell’immediato. Fa cose di qualità. Per loro il problema resta quello dell’affitto troppo oneroso, e quello della difficoltà di mantenere la continuità nei rapporti con le altre istituzioni coinvolte. E poi, ci vogliono tanti soldi».
Le due ruote valevano 1,7 milioni, la Fiera ha perso di più
C’era la possibilità di fare sistema, i francesi non volevano
Con i contenziosi si è cercato di distogliere l’attenzione