Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Moral suasion» e ricorsi Ue: cosa fanno gli eurodeputati
Inostri uomini in Europa, e cioè i deputati veneti eletti a Strasburgo nel 2014, possono (e vogliono) giocare un qualche ruolo in questa delicata partita? Dai ricorsi ai giudici Ue a interventi di «moral suasion», le mosse in campo. «L’imperativo è salvare le ex Popolari». Luca Zaia: «Il governo batta i pugni».
«Il governo batta i pugni in Europa» tuona il presidente della Regione Luca Zaia. «La Regione ci aiuti in questa difficile trattativa con l’Europa» invoca il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta. «È il momento di fare la voce grossa in Europa» avvertono figure autorevoli dell’impresa e della finanza. Ma i nostri uomini in Europa, e cioè i deputati veneti eletti a Strasburgo nel 2014, possono (e vogliono) giocare un qualche ruolo in questa delicata partita? Come rappresentanti del territorio nel cuore dell’Unione, al di là dei proclami da comizio, si stanno spendendo in questa fase che vede l’Ue incidere sul serio, in modo concretissimo, sui destini del nostro territorio?
«Bisogna essere chiari - dice l’ex ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, eletto con il Pd ora in Art.1Mdp - dossier come questi passano sopra le nostre teste perché siamo al di fuori del processo legislativo, il confronto è tra la Commissione europea e il singolo governo nazionale, a dialogare sono gli esecutivi. E l’Italia, nella Commissione, può contare sull’Alto rappresentante per gli affari esteri Federica Mogherini, un incarico di grande prestigio, influente, ma che probabilmente può poco quando si parla di banche e libera concorrenza. Noi parlamentari possiamo soltanto dare delle indicazioni, esercitare la nostra moral suasion facendo pressione con le interrogazioni, ma non abbiamo grandi margini per incidere». Siamo quindi andati a vedere quali e quante interrogazioni sono state depositate in questi mesi sul tema e nel portale del parlamento europeo ne abbiamo trovate due soltanto: la prima, firmata dalla leghista Mara Bizzotto, risale a gennaio 2016 («I casi Banca Popolare Vicentina e Veneto Banca: intervento urgente della Commissione»); la seconda, firmata dall’ex forzista, ora fittiano, Remo Sernagiotto, risale al 31 agosto 2016 («Crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza»). Stop.
«Me la ricordo bene quell’interrogazione - racconta Sernagiotto, originario peraltro di Montebelluna - sostanzialmente chiesi come mai la Bce il giorno prima promuoveva Veneto Banca e il giorno successivo la bocciava buttandola a mare... In ogni caso lunedì rientrerò a Strasburgo e riprenderò subito in mano il dossier perché voglio capire da dove salta fuori questo miliardo che la Commissione vorrebbe mettessero i privati. Zaia dice che si devono battere i pugni? Massì, lo conosciamo, la fa sempre facile lui. Come se io gli dicessi: batti i pugni a Roma per l’autonomia! Poi la realtà è sempre un più complessa». Sembra invece pervasa da un pessimistico disincanto Mara Bizzotto: «Questa partita la giocano in tre: governo italiano, Commissione europea e Bce. A noi non resta che pregare». Ma il parlamento, per giunta presieduto dall’italiano Antonio Tajani, davvero non può nulla? «Può fare delle interrogazioni ed è facile immaginare quanto queste possano preoccupare un commissario... Siamo nelle mani del governo Renzi-Gentiloni, che non pesa nulla a Bruxelles, e questa non è una novità, e che nel caso delle ex popolari venete si sta muovendo con un doppiogiochismo inaccettabile. L’imperativo è salvare le banche o meglio, i risparmiatori, se necessario anche incorrendo in una procedura di infrazione che comunque diventerebbe esecutiva solo tra 4 o 5 anni».
Ha scelto una strada diversa, invece, David Borrelli, eurodeputato del Movimento Cinque Stelle promotore di un’azione legale collettiva davanti alla Corte di giustizia europea dei diritti dell’uomo: «Vogliamo evidenziare le omissioni di chi doveva controllare e garantire la stabilità del sistema, come Bankitalia e Consob - spiega Borrelli - e quelle di chi doveva tutelare i risparmiatori, ovvero lo Stato, e non l’ha fatto. Due sono le violazioni che ipotizziamo sulla base di quanto previsto dalla Convenzione europea dei diritti e delle libertà fondamentali: la violazione del divieto di schiavitù, inteso come privazione della possibilità economica di sostentamento nell’ambito sociale, e la privazione della proprietà privata». Dice Borrelli che all’azione legale, gratuita perché pagata interamente da parlamentari, europarlamentari e consiglieri regionali del M5s veneto, hanno già aderito 3 mila risparmiatori. «Purtroppo - conclude il pentastellato - in un sistema già in profonda crisi come quello bancario europeo, l’Italia è il Paese messo peggio».
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