Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Moral suasion» e ricorsi Ue: cosa fanno gli eurodeputa­ti

- Di Marco Bonet Bonet

Inostri uomini in Europa, e cioè i deputati veneti eletti a Strasburgo nel 2014, possono (e vogliono) giocare un qualche ruolo in questa delicata partita? Dai ricorsi ai giudici Ue a interventi di «moral suasion», le mosse in campo. «L’imperativo è salvare le ex Popolari». Luca Zaia: «Il governo batta i pugni».

«Il governo batta i pugni in Europa» tuona il presidente della Regione Luca Zaia. «La Regione ci aiuti in questa difficile trattativa con l’Europa» invoca il sottosegre­tario all’Economia Pierpaolo Baretta. «È il momento di fare la voce grossa in Europa» avvertono figure autorevoli dell’impresa e della finanza. Ma i nostri uomini in Europa, e cioè i deputati veneti eletti a Strasburgo nel 2014, possono (e vogliono) giocare un qualche ruolo in questa delicata partita? Come rappresent­anti del territorio nel cuore dell’Unione, al di là dei proclami da comizio, si stanno spendendo in questa fase che vede l’Ue incidere sul serio, in modo concretiss­imo, sui destini del nostro territorio?

«Bisogna essere chiari - dice l’ex ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, eletto con il Pd ora in Art.1Mdp - dossier come questi passano sopra le nostre teste perché siamo al di fuori del processo legislativ­o, il confronto è tra la Commission­e europea e il singolo governo nazionale, a dialogare sono gli esecutivi. E l’Italia, nella Commission­e, può contare sull’Alto rappresent­ante per gli affari esteri Federica Mogherini, un incarico di grande prestigio, influente, ma che probabilme­nte può poco quando si parla di banche e libera concorrenz­a. Noi parlamenta­ri possiamo soltanto dare delle indicazion­i, esercitare la nostra moral suasion facendo pressione con le interrogaz­ioni, ma non abbiamo grandi margini per incidere». Siamo quindi andati a vedere quali e quante interrogaz­ioni sono state depositate in questi mesi sul tema e nel portale del parlamento europeo ne abbiamo trovate due soltanto: la prima, firmata dalla leghista Mara Bizzotto, risale a gennaio 2016 («I casi Banca Popolare Vicentina e Veneto Banca: intervento urgente della Commission­e»); la seconda, firmata dall’ex forzista, ora fittiano, Remo Sernagiott­o, risale al 31 agosto 2016 («Crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza»). Stop.

«Me la ricordo bene quell’interrogaz­ione - racconta Sernagiott­o, originario peraltro di Montebellu­na - sostanzial­mente chiesi come mai la Bce il giorno prima promuoveva Veneto Banca e il giorno successivo la bocciava buttandola a mare... In ogni caso lunedì rientrerò a Strasburgo e riprenderò subito in mano il dossier perché voglio capire da dove salta fuori questo miliardo che la Commission­e vorrebbe mettessero i privati. Zaia dice che si devono battere i pugni? Massì, lo conosciamo, la fa sempre facile lui. Come se io gli dicessi: batti i pugni a Roma per l’autonomia! Poi la realtà è sempre un più complessa». Sembra invece pervasa da un pessimisti­co disincanto Mara Bizzotto: «Questa partita la giocano in tre: governo italiano, Commission­e europea e Bce. A noi non resta che pregare». Ma il parlamento, per giunta presieduto dall’italiano Antonio Tajani, davvero non può nulla? «Può fare delle interrogaz­ioni ed è facile immaginare quanto queste possano preoccupar­e un commissari­o... Siamo nelle mani del governo Renzi-Gentiloni, che non pesa nulla a Bruxelles, e questa non è una novità, e che nel caso delle ex popolari venete si sta muovendo con un doppiogioc­hismo inaccettab­ile. L’imperativo è salvare le banche o meglio, i risparmiat­ori, se necessario anche incorrendo in una procedura di infrazione che comunque diventereb­be esecutiva solo tra 4 o 5 anni».

Ha scelto una strada diversa, invece, David Borrelli, eurodeputa­to del Movimento Cinque Stelle promotore di un’azione legale collettiva davanti alla Corte di giustizia europea dei diritti dell’uomo: «Vogliamo evidenziar­e le omissioni di chi doveva controllar­e e garantire la stabilità del sistema, come Bankitalia e Consob - spiega Borrelli - e quelle di chi doveva tutelare i risparmiat­ori, ovvero lo Stato, e non l’ha fatto. Due sono le violazioni che ipotizziam­o sulla base di quanto previsto dalla Convenzion­e europea dei diritti e delle libertà fondamenta­li: la violazione del divieto di schiavitù, inteso come privazione della possibilit­à economica di sostentame­nto nell’ambito sociale, e la privazione della proprietà privata». Dice Borrelli che all’azione legale, gratuita perché pagata interament­e da parlamenta­ri, europarlam­entari e consiglier­i regionali del M5s veneto, hanno già aderito 3 mila risparmiat­ori. «Purtroppo - conclude il pentastell­ato - in un sistema già in profonda crisi come quello bancario europeo, l’Italia è il Paese messo peggio».

Zanonato È un confronto tra la Commission­e Ue e il governo nazionale, noi siamo esclusi Borrelli Abbiamo allestito un ricorso alla Corte dei diritti dell’Uomo, paga il M5s

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