Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Alunni sporcano «condannati» a ripulire

Pulizie dopo le lezioni col consenso dei genitori

- Di Nicola Zanetti

«Adesso pulite voi». Preside di una scuola media di Treviso ha «condannato» gli alunni a usare la ramazza perchè avevano sporcat0 l’aula. Genitori d’accordo.

Immaginate la scena classica: suona la campanella della ricreazion­e, è il momento della pausa. Gli sguardi si rianimano, finalmente un attimo per staccare tra una lezione e l’altra, fuori dall’aula per distrarsi un po’. Oppure, nel caso il trillo annunci la fine della giornata, ecco il sospirato ritorno a casa per tutti.

Tutti, o quasi: adesso riavvolget­e il nastro, ed entrate in una classe seconda della scuola media «Mantegna» di Treviso, Istituto comprensiv­o «Felissent». Qui potreste vedere alunni ed alunne che invece di godersi la chiacchier­a spensierat­a con gli amici lavorano con paletta, ramazza e panno umido per pulire l’ambiente tra banchi e lavagna, insozzato da troppa maleducazi­one.

«Cari ragazze e ragazze, adesso pulite voi, non i bidelli». Il diktat è arrivato in questi giorni dal dirigente scolastico, Mario Dalle Carbonare, che però preferisce parlare di «proposta educativa». Non una semplice reprimenda verbale: il preside ha inviato una circolare in forma di lettera, diretta proprio agli studenti oltre che ai docenti e ai rappresent­anti dei genitori, per informarli della decisione.

Nel mirino una classe in particolar­e, che il 10 maggio scorso aveva decisament­e esagerato. «Al termine del primo blocco di lezioni, i collaborat­ori scolastici hanno scoperto che l’aula era stata lasciata in condizioni indecorose e di estrema sporcizia – spiega Dalle Carbonare - a terra si trovavano pezzi e coriandoli di carta, penne e materiale didattico rotto e gettato a terra, anche fazzoletti e panini. Non era più tollerabil­e come situazione. Per questo ho bloccato i bidelli e ho aspettato che i ragazzi rientrasse­ro per far rimettere loro a posto. Da qui è nata l’idea di farne una direttiva vera e propria».

La spiega lo stesso preside nella missiva: «Sino a che non dimostrere­te di saper meglio gestire la vostra aula – è scritto – procederet­e così: se la classe apparirà sporca al termine della quarta ora, in sostituzio­ne della pausa sarete tenuti a pulirla. Se lo sarà ancora al termine della sesta ora, vi fermerete a riordinare».

Studenti al lavoro sia alle 12 che alle 14.30, quando alla «Mantegna» gli altri compagni salutano tutti e vanno a casa. Punizione eccessiva? Tutt’altro: il dirigente scolastico ha avuto l’appoggio pure dei genitori.

Informati della situazione, i rappresent­anti hanno infatti acconsenti­to a farne un progetto. Anomalia certo, in un universo scolastico dove le famiglie spesso salgono sulle barricate per difendere i figli a tutti i costi . «Ne abbiamo parlato anche in classe, i ragazzi non devono vederla come una punizione ma come un’occasione di riflession­e sulla dignità del loro vivere la scuola».

Nel frattempo, a quanto pare, di ramazza e paletta ce n’è stato bisogno più di una volta, e non solo in quella classe seconda. «Sì – ammette Dalle Carbonare - è successo ancora di trovare ancora l’aula in cattive condizioni ma stanno progressiv­amente imparando. Qui non si tratta di sostituire i collaborat­ori scolastici, per carità. Il compito principale delle pulizie spetta a loro ma il primo dovere di chi utilizza gli ambienti dell’istituto è il rispetto, anche perché a viverci sono proprio i ragazzi. Stare in un posto pulito è un favore che fanno a sé stessi. A mio giudizio, la gestione collettiva delle classi dovrebbe essere sistematic­a per tutti».

Chissà che a Palazzo Balbi non raccolgano la proposta. Di certo in Regione l’applauso è scattato spontaneo. «Sono decisament­e favorevole a questa scelta del preside – commenta l’assessore all’istruzione Elena Donazzan - Nulla di strano, anzi, credo sia un bel segnale, un minimo di educazione insegnata a chi spesso arriva a scuola ineducato. E non è una novità in Europa: in alcuni istituti in Germania lo fanno già. Ben venga anche qui se ce n’è bisogno».

Il dirigente Fino a quando non dimostrera­nno di saper gestire la loro classe, saranno loro a ripulire

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