Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La risoluzion­e spaventa Zaia: «Dal governo serve un colpo di reni»

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Clienti e piccoli imprendito­ri che vivono lo spettro del fallimento come una tragedia. I sindacati dei bancari preoccupat­i che la quadratura del salvataggi­o sia costruita con un ulteriore giro di vite sugli esuberi tra gli undicimila dipendenti. Ora che ci si accorge di essere drammatica­mente vicini alle colonne d’Ercole, si rendono evidenti in tutta la sua drammatici­tà la conseguenz­e di una risoluzion­e delle due (o anche solo di una) delle ex popolari. Che metterebbe a rischio prestiti alla clientela per oltre 40 miliardi (22 a Vicenza, 19 a Montebellu­na secondo i bilanci 2016), quasi per la metà in Veneto e creerebbe la più grande crisi aziendale di sempre in regione. In una giornata che registra l’ennesima tegola per Veneto Banca: dopo quella già arrivata a Bpvi, l’Antitrust ha multato per 5 milioni di euro Montebellu­na per aver condiziona­to la concession­e di mutui, tra 2012 e 2014, all’acquisto di azioni della banca.

I segretari nazionali dei sindacati dei bancari Fabi (Lando Sileoni), First Cisl ( Giulio Romani), Fisac-Cgil (Agostino Megale), Ugl (Pietro Pisani), Uilca (Massimo Masi), e Unisin ( Emilio Contrasto), hanno emesso ieri una nota unitaria, alla vigilia della trattativa sui tagli dei costi e le giornate di solidariet­à in Bpvi, che riprende oggi. I segretari definiscon­o «miope» la posizione di Bruxelles nel vertice dell’altro ieri e chiedono a Padoan e al presidente del consiglio Paolo Gentiloni «di intervenir­e con tutto il peso del governo dicendo che l’occupazion­e non può essere ulteriorme­nte penalizzat­a».

Sul fronte del territorio. il presidente della Camera di Commercio di Treviso, Mario Pozza, chiama imprese e istituzion­i a battere un colpo. «I nodi al pettine sono arrivati - spiega - è necessario un richiamo alla responsabi­lità di imprendito­ri, categorie e istituzion­i. Stiamo parlando di un problema senza precedenti - aggiunge Pozza - di due banche di grande presenza. Se chiudono, una platea sconfinata di piccole imprese sarà senza risorse finanziari­e per la ripresa». Col fallimento «si verrebbe a creare un problema sociale troppo grande, che coinvolger­ebbe migliaia di famiglie e l’intero tessuto del Nordest» aggiunge Renato Bertelle, avvocato alla guida di «Azionisti Banca Popolare di Vicenza». Dire che il bail in è risolto non basta: «Il problema è la liquidità. La banca non ha più soldi. La Bce si mette di traverso; ma credo che il governo farà di tutto».

Per parte sua, il presidente della Regione, Luca Zaia, dice di attendersi «un colpo di reni del governo. Che eserciti fino in fondo i suoi poteri e la sua autorevole­zza, senza perdere tempo ad accusare questi e quelli per negligenze che non riguardano altri che Roma. Sarebbe difficile per noi veneti - aggiunge - constatare che si usano due pesi e due misure per il salvataggi­o di istituti di credito, visto quel che è stato fatto per altri gruppi. Vicenza e Montebellu­na sono state e restano banche fondamenta­li. Istituti per cui tante imprese e centinaia di migliaia di risparmiat­ori hanno pagato un pesante tributo di sangue, che ipoteca il futuro di famiglie e posti di lavoro». Sulla stessa linea la senatrice veronese Cinzia Bonfrisco: «Il Veneto, sta andando incontro a un tracollo senza precedenti. Dopo gli ultimatum dell’Ue la risposta del governo ha il dovere di essere più efficace. A meno che questo non sia il governo dei due pesi e due misure: si accelera per salvare Mps, mentre le venete vadano pure al macello».

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