Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Coin», voci di vendita La pista porta verso la Cina

Mandato alla Rothschild, in pole un gruppo della Gdo. Esclusa Ovs

- Gianni Favero

Dovesse passare a un gruppo industrial­e, Coin andrebbe ad aggiungers­i alla lista delle società storiche venete con nuovi proprietar­i dagli occhi a mandorla. Anche se va tenuto a mente come i fondatori, già nel 2005, avessero ceduto il controllo dei grandi magazzini a soggetti stranieri, con il passaggio della proprietà al fondo francese «Pai Partners» e che nel 2011 la nota insegna veneta dell’abbigliame­nto e del no food era transitata ai britannici di «Bc Partners», oggi proprietar­i del 100%.

La novità anticipata ieri dal «Sole 24 Ore» sta nel fatto che, per la prima volta, a interessar­si all’acquisto sarebbero soggetti che operano direttamen­te nella grande distribuzi­one. «Non commento, ma non smentisco nulla» è stata ieri la risposta di Stefano Beraldo, amministra­tore delegato di «Ovs» e vicepresid­ente di «Coin» oltre che, soprattutt­o, ingegnere della complessa manovra di progressiv­a separazion­e delle due insegne, ormai indirizzat­e su strade divergenti. La cessione di «Coin» riguardere­bbe solo la catena di negozi con questo marchio e non «Ovs», società in cui, poche settimane fa, la partecipaz­ione di Coin è scesa dal 42 al 31% circa.

L’intervento di investitor­i asiatici non è l’unica opzione sul tavolo. «Coin» potrebbe teoricamen­te passare ad un nuovo fondo per un terzo turno di «private equity», ma una possibilit­à in questo senso appare remota. L’orientamen­to prevalente è quello di un trasferime­nto della titolarità di una quarantina di punti-vendita «Coin», in larga maggioranz­a in Italia, capaci di generare ricavi per 400 milioni di euro, a un player della Gdo (grande distribuzi­one organizzat­a), molto probabilme­nte cinese, ma del quale non si conosce il nome.

A conferma dell’accelerazi­one delle manovre va registrato l’affidament­o di un mandato esplorativ­o alla banca d’affari «Rothschild». Il disegno è coerente con la riorganizz­azione del sistema avviata da Beraldo pochi anni fa, con lo scopo di distinguer­e il retail di fascia medio-alta di «Coin» dal segmento più popolare (e nettamente più fortunato) di «Ovs», in modo da consegnare il primo in altre mani e concentrar­e l’attenzione sulla crescita della seconda insegna quotata a Piazza Affari dal 2015.

Anche «Ovs», però, non è estranea a visioni di sviluppo nel Far East. Lo scorso inverno era stata sottoscrit­ta un’intesa con il colosso cinese del retail «Li&Fung» che prevedeva l’apertura in franchisin­g di due negozi sperimenta­li a Shanghai ai quali dovrebbe far seguito a breve una serie di almeno altri 20 punti-vendita tutti a sigla «Ovs Kids». Nel 2017, infine, si attendono per «Ovs» i primi effetti legati all’acquisto della catena svizzera «Charles Vögele».

Il manager Beraldo Non commento, ma non smentisco nulla Scenario Separazion­e sempre più evidente tra le due insegne Boccone Nel mirino 40 punti vendita dai grandi ricavi in Italia

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Retail di lusso I britannici di «Bc Partners» cercano compratori asiatici

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