Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Imprese e crediti incagliati, la preoccupazione dei banchieri: «Bisogna fare in fretta per non mettere in difficoltà le aziende»
«Bisogna fare in fretta. Il più in fretta possibile. Ogni settimana in più che passa lascerà imprese sempre più in difficoltà». Non usa mezzi termini, Giovanni Bossi, amministratore delegato di Banca Ifis, padrone di casa, l’altro ieri, all’Npl meeting, il convegno annuale che ha riunito alla Stazione marittima di Venezia tutte le società e gli specialisti della gestione dei crediti in sofferenza. Il tema resta le aziende con gli 8 miliardi di crediti incagliati di Veneto Banca e Bpvi, i prestiti difficili da restituire che Intesa non ha voluto. E per ora rimasti nel limbo, sospesi tra la liquidazione coatta amministrativa che sta affrontando solo i grandi casi di ristrutturazione, che si contano su una mano, e il mancato trasferimento alla Sga. Ritardi, se uniti ad una gestione da puro recupero, che rischia di condannare migliaia di imprese. «L’ho detto subito che il tema erano i crediti incagliati. E quelle imprese vanno sostenute, con una gestione di tipo creditizio. L’obiettivo non può essere il recupero, come con le sofferenze», dice Bossi.
Posizione espressa anche da Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, tra i relatori del meeting. Preoccupato anche di un «effetto contagio» sugli affidamenti concessi alle stesse imprese dalle altre banche: «Sono crediti vivi di aziende in difficoltà. Non possono essere trattati come sofferenze». Castagna, autore di una battuta al vetriolo su Atlante e la gestione delle venete, che ha provocato una risata in sala («Oggettivamente abbiamo messo 150 milioni e li abbiamo persi tutti. Un record: nemmeno le banche riuscivano a fare così male») si è invece detto fiducioso sui soldi per alimentare la ripresa: «Per quelli le disponibilità sono assolute. Il tema è ancora la domanda scarsa. Ma i soldi per finanziare la ripresa ci sono».